Muzak - anno I - n.2 - novembre 1973

può e non può piacere; soprattutto è lo spiccato spirito anglosassone, gusto della tradizione, ironia, autoironia, e pittoricità surrealistica, che come il titolo facilmente suggerisce, trabocca nel nu·.ivo album, lo scoglio contro cui si può facilmente cozza. re: sotto questo profilo credo che la presenza contemporanea dei testi inglesi e della traduzione italiana (peraltro alquanto maldestra) possa molto aiutare. Dividere il contenuto dei testi ci-alla musica sarebbe il voler rinnegare al gruppo questa perfetta unione: il disco pur raccogliendo otto titoli diversi e staccati •ra loro, sembra mosso da un filJ conduttore, quello di una Gran Bretagna disumanata dal progresso, supermarketizzata [venduta alla libbra) e di una realtà placida, superstite di un mondo carico di tradizioni e antica serenità. Le caratteristiche di questi due modi di essere vengol"l'Q spesso confusi tra di ioro creando un insieme ironico demistificatorio, una ricercatezza di linguaggio divertente e moderna. Così la battaglia della foresta di Epping perde tutta la premessa epicità davanti allo scontro tra i capi delle cosche paramafiose del luogo, Giulietta e R·.imeo diventano un qualsiasi istante di due giovani che corrono al cinema, mentre l'indovino Tiresia è giudice improvvisato dei piaceri del mondo. La musica è alterna, scarna là dove l'impegno vocale \si fa maggiore come nell'Epping Forest, brano costruito con la stessa tecnica di un c.ipione teatrale, pittorica e completa dove invece prevalgono le caratteristiche descrittive, come nella scert3 stupenda del fiume, testimone di antica e immutabile bellezza, che sfocia nel mare. Le soluzioni sonore sono, come al solito, indovinate e spesso nuove: d-.iminano le chitarre, ora quella dolcissima. a metà strada tra il cembalo e !'·arpa, di Rutherford, ora quella cascata di suoni nuovi e sorprendenti che. è lo strumento di Hackett, Banks. dal canto suo, affida al pianoforte molti dei suoi messaggi, ma con lui torna ,il mellotron, soffuso, vocalizzato. lontano ma come in Firth of Fifth di crimsoniana memoria, arriva il synt, maestoso e spesso prepotente, torna come un soffio di vento il flauro di Gabriel, attore e cantastorie •insuperabile, mentre Collins è la 38 nota, invidiabile macchina ritmica. E' I-a storia di un ragazzo che preferisce falciare un campo piuttosto che lavorare in c-ittà, di un fiume sereno, di uno stupido in :>more surrealisticamente ottimistà, di un reverendo poco reverendo che partecipò alla battaglia di Epping, di una vecchietta confusa tra gli scaffali lucenti del supermarket, di una nazione che per modernità e danaro vende la propria cultura, la propria sensibilità ballando il morris. Ma qualcosa resta: ,i Genesis prooabilmente. M. F. DISCHI D'IMPORTAZIONE Via Gregorio VII, 391 00165 Roma - Tel. 637.79.04 MIKE OLDFIELD Tubular Bells (Virgin) I\.B.LAAB!ilS Dando un'occhiata a queste pagine di recensioni non vi sarà difficile scorgere un buon numero di album degni di tutto il rispetto: chiaramente questo mese, discograficamente parlando, è stato un vero terrem:ito. Ma se per caso tra questi album belli, bellissimi voi cercate il capolavoro, ebbene eccovelo qua, Tubular Bells, Mike Oldfield con le sue campane tubulari. Chiaramente non saprete molto su Mike Oldfield, ed io sinceramente p.ico di più, il che mi risparmio di esporre confidando in qualche articolo più approfondito, quanto alle • campane tubulari » (strumento eccelso) posso dirvi che l'album capolavoro nasce dall'etichetta inglese più artigianale, la Virgin, frutto di un ottimo investimenro dell'omo. nima discoteca, posso dirvi che il disco ha velocemente scalato I-aclassifica inglese, ma che non è arr,ivato al primo posto perché le copie immesse erano poche ed è quindi esaurito subito, che i negozi d'importazione di tutto il mondo fanno a botte per averlo mentre le case discografiche italiane si stanno giocando a soldi e bastoni la distribuzione dell·a Virgin. Eppure nonostante ciò Tubular non è un disco commerciale, né Slade né David, né Alice, tutt'altro, è un disco con tante complessità piacevoli che ho il grave sospetto che poco riuscirete a comprendere da questa mia entusiasta recensione. Mike Oldfield è il protagonista assoluto di tutti questi solchi (50 minuti di suon-i) si-a come compositore che come esecurore suonando praticamente tutti i venti e più strumenti che ivi compaiono; è proprio questa enorme varietà di strumenti la prima co~a che colpisce del disco: una vera celebrazione del suono nelle sue ·infinite possibilità. Ma chi si fermasse qui rimarrebbe ben lontan·.i dal concetto da cui l"l'asce quest'opera:· Oldfield è infatti prima di tutto un compositore eccezionale e nuovissimo: potrebbe essere accostato a Terry Riley, ma con altrettanta sicurezza si potrebbe affremare che egli ami spassionatamente _Wakeman o Zappa, Fripp o gli Steeleye Span. In effetti Mike, è come un grande imbuto teso ad imprigionare questo dono peculiare della musica progressiva che è la varietà dei suoni, l'emoz:one tonale, il perfetto rendimento acustico: da qui tutto questo patrimonio, raccclto e quindi manip0lato, distorto, trasformato, esasperato o raddolcito diviene momento della sensibil-ità umana, istante creativo. Così la melodia, il ritmo, la composizione stessa nascorr.i sul suono, per esso; con Oldtield ci si addentra in un profondo mutamento del concepire la composizione musicale: non più assoggettati alla monotonia degli strumenti usuali, i compositori del ventesimo secolo creal"l'Qda strumentazioni inedite e smisurate l'essenza della loro musica; così l'honky tonk è la colonna sonora di un film western, la chitarra col distorsore il rock hard e trascinante, il basso elettrico un'incessante fonte di ritmo. Così la prima facciata di questa variatissima suite raccoglie una serie di brevi, incisivi, accattiv,;nti flash musicali, ciascun·.i con i propri strumenti 'in una girondola emotiva di sensazioni espresse, di suoni incredibili: eppure in tutto questo variare, nell'improvviso succedersi delle melodie ai ritmi. della dolcezza più assoluta e del suono teso e lacerante, il mago Oldfield trova sottili fili condutrori, Ul"l'a trama di temi sovrapposti e intricati che procurano all'opera un nesso •logico, il senso di una grande, maestosa progressione. Questa progressione termina sin. •fonicamente nella passerella dei vari strumenti che lo stesso Mike presenta sorretro da una

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