Muzak - anno I - n.2 - novembre 1973

della prima era del beat. Una atmosfera più corrosiva e totalmente moderna viene assicurata dalla presenza del moog, qui suonato eccezr0nalmente dallo stesso Todd Rundgren. Eccezionali tutti i brani, tra i quali segnano • Person-ality crisis », • Lonely planet boy», • Trash "· MANFRED MANN'S EARTH BAND Messin' (Vertigo) M. I. L'età artistica di Manfred Mann è la stessa dei Beatles e dei Rolling Stones: tra i fondatori dunque d·alla rock mus•ic, Manfred si fece sempre ammirare per la raffinatezza del suo stile, per l'originalità che lo ispirava, ambasciatore •in Gran Bretagna di Dylan, per lungo tempo in stretto contatto con i I new-jazz inglese. Manfred ha visto uscire dai suoi gruppi musicisti di primo ordine come Jack Bruce, Klaus Voorman, Mike Hugg, Tom McGuinnes. Ma anche per lui sembrano essere finiti i tempi dell'ispirazione: da quando il suo nome si è abbinato all'Earth. Band, il terzo gruppo che ne divide le aspirazioni musicali, i tempi migliori sembrano essere divenuti lontani e irraggiungibili. E questo Messin' non fa altro che confermare i dubbi che due precedenti album avevano suscitato: rimane viva una certa attenzione, un gusto tutto speciale nello scegliere i brani, abb>iamo infatti oltre al consueto Dvlan anche Dr John e Mike Huqq tra le firme preferite, ma l'osserV'anza di certe • tradizioni • come alcuni soli di chitarra vuoti e noiosi, e l'asservimento al rock più tradizionale inglese forma intorno al grupoo come una solida gabbia da cu·i è arduo uscire. Manfred, convertitosi ormai al moog rimane qu•asi totalmente s·ommerso dai suoi tre accompagnatori, degni protagonisti del classico triangolo basso-chitarra-batteria e quando riesce a liberarsi ·in pregevoli momenti solistici come in Black & Blue l'atmosfera che circonda la sua musica non è certo quella adatta per metterne in risalto l'eleganza rarefatta e originale, lo espressionismo tutto oartlcolare. Peccato, peccato sopratutto perché contemporaneamente a questo album senza ·infamia e senza gloria, esce in Inghilterra il secondo • solo • di Mike Hugg, artista che per lungo tempo ha diviso le glorie di Manfred e che ancora oggi, dopo anni di onorata carriera si permette di ere-are piccoH capolavori dimostrandoci che da questi artisti della vecchia guardia ci si può aspettare di tutto. M. F. BLOOD, SWEAT & TEARS No Sweat (CBS) [jj Una cosa ormai è certa: d'ora in avanti, a proposito de-i BS&T non si dovrà più parlare di popjazz: come già anticipato dalle ultime esperienze, infatti, con questo ultimo -album siamo ormai completamente sul pop, mentre i fiati assumono una funzione sempre di primo piano ma puramente decorativa rispetto ai sostanziali contenuti. Ormai la scelta è stata fatta, anche se certo non mancherà di sconcertare chi conosce bene il gruppo e sa di cosa possa essere realmente capace solo che lo voglia: la musica attuale versa senza scampo negli abissi del rock'n'roll più scontato, del gospel-rock • all'amer-ican-a •, del rythm & blues. Naturalmente il tutto viene offerto in una veste strumentistica di gran classe, e il buon gusto riesce appunto a riscattare in parte le pecche relative alle scelte musical-i: ma tuttavia dispiace vedere dei • vecchi le.oni • come il batterista Bobby Colomby, il bassista Jim Fielder o i I trombettista Lew Soloff invischiati nei limiti che il • new look • del gruppo si è autoimposto. In sostanza, il disco è • muzak • nel senso più piacevole del termine, ottimo da ascoltare mentre si scrive una lettera o si legge o ci si affaccia alla finestra per contemplare ·il paesaggio. Voglio dire che • No sweat • in sé non è affatto un bruuto disco, ma resta sempre qualcosa di molto meno originale e di scarsamente inventivo se rapportato ai primi ottimi lavori del gruppo. Nella generalità dei brani si distinguono le due c-0mposizioni del chitarrista George Wadenius (• My old lady •, • Save our ship ") anche se sono molto eltonjohniano, e inoltre le due brevi ma sostanziose composizioni del trombonista Lou Marini (• Song for John •, • Hip pickles • J che recuperano un poco delle atmosfere più ariose e jazzistiche. Abbastanza banale, invece, la versione della • Empty Pages " dei Traffic, che i Blood eseguivano già da parecchio tempo nei concerti dal vivo. M. I. GENESI$ Selling England By The Pound (Charisma) To Revelation, Trespass, Nursery Crime, Foxtrot, Live, la difficile scalata verso il successo, costeilata di mellotron, volpi e scatole musicali; mi chiedo come reagirà il pubblico a quest'ultimo SelJ>ing, se piacerà questo album che per il successo di massa non sembra proprio costruito. Forse coloro che vedevano nei Genesis gli apostoli del vuoto estetismo potranno ricredersi, ma sarà difficile che il disco abbia una presa immediata; in effetti l'ascolto attento a prolungato dei solchi è diventata da Foxtrot la pretesa per riuscire a carpire di questo gruppo tutte le spigolature nascoste, i fascini segreti, i significati sottintesi. Rispetto ai Genesis di Musical f3ox c'è oggi una sicura evoluzione, forse un passo avanci che va sofferto. ma che serve a comprendere il gruppo d1 u~a complessità superiore, a spostarlo un gradin-0 più in alto di tanti altri groups: i Genesis sono oggi i primi che abbiano decisamente spostato in avanti l'orizzonte della musica contemporanea cercando di inserirla in un ambito culturalmente più evoluto, coinvolgendo in essa un sistema espressivo non limitato al linguaggio dei suoni ma al significato preciso delle parole, al simbolismo dell'immagine: sotto questo aspetto, con il loro aggressionismo raffinato e originalissimo, i Genesis sono molto più vicini -ad una certa avanguardia letteraria inglese da Eliot a Dylan Thomas a George Barker, là dove surrealismo e realtà, ironia ed epicità si accavallano in un gioco sottile, che ai fenomeni visivi dell·a rockmusic di oggi nascenti quasi sempre da scopi reclamistici. provocativi. Legata indissolubilmente e questa concezione teatro-recitativa rimane fa music-a, ma anche qui si opera in un certo senso; perfetti inventori di ·atmosfere magiche e originalissime, i Genesis rinnegano la facilità del mellotron, il facile contrasto di pieni e vuoti che a lungo andare avrebbero creato una retorica sonora contropl\1ducente, per spostarsi verso soluzioni che, pur mantenendo intatto lo stile e la magicità, giungano a tali risultati in modo decisamente più complesso. raffinato, e in sostanza più efficace. E' chiaro che alla fine Gabriel & C. costituiscono un caso particolare, unico che deve essere preso come tale, e che quindi 37

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