è il capolavoro •assoluto di Zappa (« Grand Wazoo »), e che invece in parte deluse. « King Kong » è stato interamente composto e arrangiato da Frank Zappa espressamente per il viol-inista francese. Il disco è un'opera di genio, e il merito si ascrive in •parti uguali al giovane violista « freaky » e al maestro del bizzarro e della chitarra. Collaborano alcuni dei più validi nuovi talenti americani, sia jazz (il sassofonista Ernie Watts ,il pianista George Duke, il batterista John Guerin, il bassoonista Donai Christlieb) che rock (il sassofonista e keyboarder lan Underwood e il batterista Artie Tripp). E la lista non è certo finira. • King Kong », « ldiot bastarci son », « Twenty small cigars », • America drinks and goes home »: questi titoli già noti nelle scanzonate, sofisticate o folli versioni dello stesso Zappa si trasformano qui in qualcosa di diverso e si tingono di fanrlsmagorico, con un violino elettrico le cui sonorità in espansione lo fanno spesso assomigliare alle evoluzioni di un sax tenore. Ma i due veri capolavori sono • How would you like to have a head like thai•, •l'unico scritto da Ponty e l'unico a vede:e la partecipazione straordinari•a dello stesso Zappa alla chitarra, e la lunga suita zappiana inedita « Music far electric violin and low budget orchestra », composta dal pazzo espressamente per questa occasione. Il primo è forse quello più semplice dal punto di vista armonico, con dei c-ontrappunti chitarristici tipicamente bluesy e un viol-ino caricato e prepotente; i I secondo è un capolavoro • tout court », e si ascrive come conferma del periodo forse più fruttifero e geniale di Zappa (il 1969-70 appunto) che vide l'apparizione di opere fondamentali rome « Uncle Meat •, « Hot Rats • e « Burnt Tweeny sandwich •. E passiamo ora a « Over-nite sensation •: in pratica, la formazione è la stessa che abbiamo potuto ascoltare in Italia, con in più l'aggiunta del trombettista Sai Marquez; gli altri musicisti, quindi sono Tam Fogler al basso. Bruce Fogler al trombone, Ralph Humphrey alla batteria, Jean-Luc Ponty al violino, George Duke al piano elettrico. lan Underwood -ai fiati e sinte30 tizzatore, Ruth Underwood alle percuss•ioni e naturalmente Zappa alla chitarra elettrica. La musica di questo album non ha la vasta apertura sonora dei precedenti « Waka Jawaka » e « Grand Wazoo », e i brani sono più corti e tutti in maggior parte -cantati. Eppure, la musica è ugualmente quell·a del nuovo corso zappiano, anche se qui inspiegabilmente castrata e compressa in mille modi rispetto all'esecuzione dal vivo degli stessi brani qui presentati. Pur nei molti dubbi che l'ascolto di questo disco può suscitare, Si può comunque tentare una spiegazione, senza pretendere che risulti interamente convincente: il ritorno •alle satiriche parti cantate potrebbe significare che scopo dell'attuale periodo zappiano potrebbe essere l'unificazione in un'unica sintesi sonora dei due periodi precedenti: il primo dadaismo o teatro dell'assurdo e il più attuale periodo dell'esplosione sonora che ingloba nelle sue geni•3li spire tutte le forme di cui attualmente si serve Zappa: jazz d'avanguardia, musical, cabaret, elettronica, elementi di country & western. Eppure, questo particolare disco continua a non sembrare completamente convincente. Tra i vari brani, meglio quelli della seconda facciata. ROGER McGUINN Roger McGuinn (CBS) M. I. ~aaaaoaa Cl '1 a a a a a a a--- a a a aBaaaaaa Il ruolo di McGuinn in seno ai Byrds è sempre stato complesso e difficilmente analizzabile. Quasi tutti gli preferiscono Crosby o Gene Clark; quasi tutti sono d'-accordo nel vedere in lui semplicemente il • boss », l'ostinato che si accanisce a continuare, anche quando l'anima se ne è andata. Ed egl-i ha « continuato » •i Byrds per anni e anni, ricchi di albums ben fatti ma sempre meno eccitanti (se si esclude lo stupendo ultimo, con la leggendaria formazione originale momentaneamente ricostituita per l'occasione). Eppure, McGuinn esce oggi con la cosa migliore che egli abbia fatto dai tempi ormai lontani di « Younger th-an yesterday » e « The Notorious Bird Brothers». Questo suo primo LP « sol·o » riflette perfettamente la sua personalità elusiva, influenzabile e mutevole, che è stata da sempre quella del leader dei Byrds. Tutti i suoi gusti, le sue ossessioni, la sua storia vi sono rappresentati: il suo persistente interesse per la tecnologia, gli aereoplani, lo spazio; il suo lontano passato di folk-man (a Chicago e poi al Greenwich Village nel '63); il suo interesse per l'ecologia e la politica, che gli viene anche dall'amico Jacques Levy, il cineasta da sempre suo abituale collaboratore nella stesura dei testi. Ascoltate « l'm so restless » (con Bob Dylan all'armonica). ascoltando la sua voce: decis•3. mente quella dei Byrds. quella che abbiamo amata nel loro grande periodo 1966-70. Questo brano regala un -assaggio di quello che avrebbe potuto essere un album di Dylan con i Byrds. progetto che per anni è staro sul punto di divenire realtà. E tutti •i brani si mantengono su alti livelli, per cui. come esempio. ne citerò qualcuno a caso: « Draggin' (Cross the U.S.A.) •, per esempio, con sempre presente un suono di reattore, quell'impressione cli volare che potrebbe servire come qualificativo generale per questa musica, se essa non rosse così fantasista, eclettica ed elusiva. L'inizio del brano. che racconta di una scommessa tra due piloti, è un vero gioiello, con il sax sensuale cli Charles Lloyd e i cori di Bruce Johnston, l'ex Beach Boy. Potrei -citare ancora • Hanoi Hannah •, con McGu'inn che suona da solo grazie al re-recording. E' un brano di rara potenz-a e suggestione, una delle cose migliori in assoluto create dal tandem McGuinn/Levy: è la storia di una ragazza vietnamita che si vende ai soldati, il tutto esposto linearmente con una semplice crudezza. Gene Clark, Chris Hillman, Chris Ethridge, lo stesso amico-nemiC'Q David Crosby (tutti ex Byrds, sebbene -alcuni in epoche diverse) hanno partecipato aWincisione, che resta una totale riuscita: è questo è molto rincuorante, visto che proviene da qualcuno di cui si pensava che aves- • se ormai già detto tutto quello che aveva da dire. ERIC CLAPTON Clapton's Rainbow Concert (RSO) M. I. Erlc Clapton 's Ralnbow Concert with Pete Townshend, Rick Grech, Jim Capaldi, Ronnie Wood, Rebop, Jim.my l{arstein, Steve Winwood. E rie Clapton 's Rainbow Concert with Pete TnwnC1.hiPntRl.i.ck Grech, Jim Capald . od, Rebop, Jìmmy Kar: . Winwood. Eric Clapl< '1 " Concert wlth Pete 1 t'. .ck Grech, Jim Capald ;· , od, Rebop, Jimmy Kai I I.: . Winwood. Eric Clapton's Rainhow Concert with Pete Townshend, Rick Grèch, Jim Capaldi, Ronnie Wood, Rel:fop, Jimmy Karstein, Steve Winwood. Erie Clapton 's Rainbow Concert with Pete Townshend, Rick Gtech, Tutti coloro che hanno vissuto un cerro periodo del rock diffici Imente si dimenticheranno del suono di Eric Clapton, il chitarrista dalla figura silenziosa e distaccata che incantava tutti: di quando, con Mayall gli erano necessari quattro tocchi lievissimi per riassumere un lungo blues, e poi, con gli inseparabili Ginger e Jack, nei lunghi a soli improvvisati, il suono che sgusciava tra mille ritmi, la limpida raffinatezza del Blind Faith, • ·il • supergruppo, gli entusiasmanti concerti dal vivo di Derek e i SU'Oi. Il suono. limpido. elegante, trascinante un giorno sembra perdersi per sempre Clapton sembra arrendersi per sempre davanti al correre avanti della mus·ica pop, •innovativa e impietosa, il suono sembra avvolto nelle bende delle mummie. Ma gli amici di Clapton, Townshend in testa, interpreti di una volontà generale che tra sintetizzatori e moduli elettronici è ancora assetata di quel famoso solismo lineare. preparano la resurrezione: una sera eccezion·ale al Rainbow.
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