Muzak - anno I - n.2 - novembre 1973

E' noto, per esempio, che un gran numero di musicisti inglesi rifiuta per principio i contatti con la politica: tra costoro potrei menzionare i Soft Machine, i King Crimson, i Genesis, i Gentle Giant, per limitarmi ad alcuni tra i nomi più noti: questi musicisti rifiutano aprioristicamente il connubio con l'ideologia, identificando tutti i valori nella musica stessa, che comunque mai si piega ad esigenze commerciali: è chiaro, dum1ue, che si tratta di personaggi più che autentici, e questo a prescindere da qualsiasi valutazione di coerenza ideologica, poichè, come ho cercato di dimostrare, nel loro caso questo problema non può materialmente essere posto. Eppure il loro accostamento artistico alla musica ufficiale, lungi dall'assumere un significato opportunista o di semplice inserimento, è in ogni caso di per sé ricco di forza dirompente o rivoluzionaria, in quanto come strumento di sintesi culturale viene usato il rock, e il rock è di per sé una forma culturale rivoluzionaria (visto, tra l'altro, che tale viene ancora considerato dai mass media più borghesi e tradizionali del sistema). Le distanze tra ambiguità e mistificazione si assottigliano quando consideriamo gli esponenti dell'hard rock attuale: tale tipo di musica, infatti, si serve di una pseudoviolenza espressiva, di una pseudo-carica emozionale che, se da una parte solletica e blandisce facilmente gli istinti più superficiali di una gran massa di giovanissimi necessariamente ancora sprovveduti, dall'altra si serve di questa falsa istigazione alla « violenza passionale» per alimentare in realtà unicamente il costante afflusso di carta moneta; il .sospetto di mistificazione è poi ingigantito anche dalla semplice analisi dello stesso «sound» tipico dell'hard: ad eccezione di pochi casi autentici (Led Zeppelin, Deep Purple ...) il resto per lo più non è che fracasso, chitarroni tuonanti, ripetizione all'infinito di schemi triti o ritriti, senza un briciolo di fantasia (né c'è da temere a fare qualche nome: Grand Funk Railroad, Uriah Heep, Ten Years After ...). Il discorso sull'hard rock ci 28 introduce all'analisi di un altro tipo di pericolosa lusinga che il sistema può mettere in atto pe1· fiaccare attraverso il benessere l'autenticità di un musicista: intendo parlare della promozione al ruolo di superstar. Il paradiso di cartapesta delle supersta_r ,si sa, è tutto lustrini, colori, dollari, copertine di giornali, adesivi, magliette con la propria effigge isterismo dei teen-agers, televisione, pubblicità: è sinceramente dobbiamo ammettere che è molto, molto difficile per un musicista (che spesso .: volentieri ha fatto la fame per molto tempo prima di affermarsi), come per chiunque di noi, il rifiutare tutto questo ben di Dio. Così Elton John, Nei! Youn!!, David Bowie, Leon Russeìi, ELP, Jethro Tull (tutti artisti di altissìma levatura), promossi superstar, combattono una lotta senza quartiere per non farsi fagocitare, le cui fasi si possono facilmente seguire nell'iter discontinuo tra normailtà o grandezza delle loro ultime incisioni discografiche. Altri, come Joe Cocker o Cat Stevens, rifiutano decisamente il, ruolo di supe1·- star e periodicamente accettano il rischio di cambiare tutto nella loro musica, proprio per rifuggire da un ruolo che altrimenti, essi temono, rischierebbe di imbalsamarli. Altri, infine, come Alice Cooper (cui, però, va riconosciuto il merito di ottime doti spettacolari), Mare Bolan, Slade, Gary Glitter eccetera eccetera, accettano con entusiamo la festosa imbalsamazione nei ruoli di Pittoreschi Apostoli del Sistema, e la loro musica si piega a una più o meno totale resa alla commercialità (il che, ammettiamolo, non sempre significa musica necessariamente cattivissima): specialmente i casi di Bolan e Cooper sono, da questo punto di vista, sintomatici: infatti, prima della promozione a superstar, entrambi erano, anche musicalmente, personaggi di autentico interesse). Resterebbe infine da esaminare quella schiera di artisti in partenza impegnati ideologicamente e rimasti coerenti con le matrici culturali fondamentali del rock. Mi limiterò a citare alcuni nomi senALVIN LEE za approfondire l'argomento, visto che il presente studio è imperniato sull'analisi dell'ambiguità e non su quello della purezza: ricordo quindi i casi luminosi di Captain Beefheart, Tim Buckley, Arthur Brown, i primi Velvet Underground, Todd Rundgren, i Gong di David Allen, Kevin Ayers, i Matching Mole , gli ambienti del folk e del nuovo jazz inglese, del rock tedesco d'avanguardia, della West Coast americana; e per finire, nel campo delle superstar, Jimi Hendrix e Jim Morrison (come potremmo dimenticarli?) e, con alcune riserve, Frank Zappa e i Rolling Stones. P. S.: Momentanea visione ad occhi aperti, senza nessuna pretesa profetica: sono passati diecimila anni - al posto della Terra un nugolo di meteoriti rosso sangue - sulla Luna, in una cupola di cristallo, l'Ultimo Robot dell'Universo continua a suonare senza fine una batteria elettronica ... Manuel Insolera

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