Muzak - anno I - n.2 - novembre 1973

tevo piL1 sopportare il filtro del direttore artistico, del direttore commerciale, e • credo con un certo coraggio • ho fatto il produttore con una propria etichetta. Cioè mi sono messo in grado di poter dire: decido io quello che faccio, giusto o sbagliato che sia. A tre anni di distanza le cose possono esser cambiate. Perciò la mia domanda è: oggi si rlesce ad avere dalla casa una libertà di lavoro che ti permetta davvero di non avere interferenze? Colombini: Bisogna ammettere che questo è un discorso soggettivo, perché ognuno di noi ha delle situazioni diverse di rapporto con la casa Nel mio caso personale ho ottenuto per iscritto la mi.i libertà artistica; è vero cJ,e il giorno in cui non mi consenta. no più cli spendere tot per fare un disco me l'hanno già messo in quel posto. Però elevo dire che questo per ora non è accaduto, anzi piano piano mi sto costruendo anche una completa libertà di lavoro promozionale, per quel • poco che oggi possiamo chiamare promozionale. Vaggi: Tu hai sostenuto pri ma che il produttore oggi è già al livello di dover occuparsi, oltre che della realizzazione artistica, anche della promozione. Secondo me in16 vece sarebbe importante che si venisse a creare una certa mentalità per cui, accanto al realizzatore di uno specifico prodotto, è necessario qualcuno che curi in maniera altrettanto specifica la promozione di quel prodotto. Altrimenti per il produttore diventa troppo dispersivo occuparsi personalmente anche della promozione. Fabi: Certo oggi noi ci assumiamo una grossa responsabilità: quella di portare avanti questo discorso, anche al di fuori dei limiti prettamente artistici, perché ancora manca chi ci aiuta. Però dobbiamo stare attenti perché è ormai giunto il momento di cercare questa persona (o questa équipe). Se si continua così. dedicheremo semore meno tempo al discorso c·reativo. Invece dovremmo limitarci a coordinare tutte queste cose per garantirci che sia salva l'immagine dell'artista. Vaggi: D'accordo ci dovrebbe essere qualcuno a fianco del produttore che, una volta completato il disco, sia in grado di portare avanti un disc orso promozionale appropriato; come in effetti già avviene all'estero. Ma si tratta di una struttura avanzata che purtroppo non abbiamo ancora. Massara: Personalmente ho portato avanti questo discorso fino in fondo: prendo l'artista, realizzo il disco, rni pongo il problema p·romoziunale e quello del venduto. A questo punto io, che mi considero un produttore, vengo consrcterato all'esterno un ct1scografico. Spiegatemi perché, per favore. Fabi: Tu sei un discografico per forza, per il solo fatto che hai cominciato prima che sorgessero delle strutture alternative, e quindi hai dovuto utilizzare gli stessi mezzi del sistema. Anch'io ci devo considerare un discografico, non dico a ragione, (perché nessuno di noi si sogna di pensare che tu sia davvero un discografico), ma per fatalità. Poiché chiaramen. te tu sei costretto a calcare una strada per lo meno parallela a quella del sistema discografico ... Massara: Per me il proprie tario cli un'etichetta, in quanto può fare un discorso completo, è veramente il proclut• tore indipendente, cne non si deve bloccare dinnanzi a nessuna scrivania. D'accorcio l'etichetta è solo un mezzo che potremmo anche eliminare il giorno in cui sarà possibile avere pieni poteri all'interno cli una casa discografica. Colombini: Vedi, in teoria ognuno di noi forse potrebbe da domani farsi una propria etichetta. Anch'io ci ho pensato, ma non ho ritenuto che i tempi fossero maturi. Questo perché sapevo cli non avere a fianco delle persone che mi elessero la tranquillità di coprire tutto l'arco dei problemi. Masara: Su questo (almeno in passato) hai avuto ragione. Lo dico perché ho vissuto quest'esperienza. Tre anni fa i problemi che mi sono nati con una etichetta e un prodotto particolare che cercavo di fare, non venivano proprio recepiti. Allora non avremmo potuto fare i discorsi che stiamo facendo ora, davanti a dei giornalisti. Colombini: Certo il punto d'arrivo massimo è quello che tu hai coraggiosamente rea• lizzato, anche se lo hai realizza_to forse troppo presto, a m10 parere. Massara: Io non ho calcolato sicuramente il momento in cui dovevo partire: l'ho fatto per una esigenza estremamente personaìe. Non sopportavo più interferenze sul mio lavoro. Non so quanto sia stato coraggio e quanto disperazione ... Colombini: Scusami, io ti conosco eia anni, ma no:, posso fare a meno di considerarti discografico, perché a mio modo di vedere oggi non siamo ancora pronti ad un simile passo. Massara: Allora cerco cli entrare nella tua mentalità. Tu mi ouoi considerare un discografico; ma devi completare la frase e considerarmi un discografico pazzo ... Colombini: II giorno in cui raggiungeremo una nuova struttura, ognuno di noi potrà essere il produttore completo, con etichetta propria. D'altronde i tempi stanno cambiando rapidamente: oggi utilizziamo degli spettacoli e ne caviamo dei ~risultati promozionali, mentre quatro an ni fa gli spettacoli non veni· vano considerati oromozionaJi per il disco. È realmente non lo erano. C'era una frattura fra contatto con il pubblico e prodotto; in pratica il night non portava mai i clienti al disco. Ora le cose stanno cambiando anche perché il pubblico( dob• biamo riconoscerlo) è più sveglio ed esigente. Crippa: A questo proposito ho avuto delle esperienze negative che mi hanno insegnato una cosa: chi ha venduto tra i gruppi italiani, ha venduto prima ancora di fare la tournée. Cioè i grossi nomi hanno venduto bene il primo elisco; poi mar:ari hanno utilizzato la tournée per ;rendere il seconr\o. Colombini: Veramente io credo che ia PFM, qualsiasi rnsa avesse fatto al primo disco [1vrebbe venduto. Massara: E questo perché la PFM aveva fato una serie notevole di apparizioni come supporto, appena sono cominciate le tournées dei gruppi stranieri. Quando è uscito il disco c'era la tensione giusta. Vaggi: Vorrei chiarire il prob_lcma sollevato da Crippa. Ci s1 d<Jmanda se questa della PFM è stata (o è tuttora; un'eccezione, oppure se può essere considerata una regola. Colombini: La regola è il momento di tensione, il fattore attesa. E' una regola che vale sempre, per qualsiasi disco. L'occasione per provocare questo momento cli tensione è invece diversa da caso a caso. Allora l'occasione era creata dalle prime tournées dei gruppi inglesi, che oggi non sono più una novità e quindi non possono dare lo stesso effetto. Crippa: Però anche i Beggars Opera hanno avuto un grosso successo a Mestre. E dopo il

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