gli stregoni nlloscoperto Nel nostro paese, dove la sua figura e le sue competenze sono ancora assai poco delineate, il produttore è spesso considerato da gran parte del pubblico come una specie di stregone, un elaboratore Occulto di alchimie sonore. Il che ci sembra scomodo per lui quanto per tutti coloro che desiderano capire la musica, non soltanto subirla. Tuttavia il produttore, una volta liberato da questi scomodi panni, è un personaggio che più di tanti altri può portarci nel vivo della questione e contribuire a comballerc il peggior nemico della musica d'oggi: quella mitologia scatenata dalla macchina ovunque che strumentalizza tutti e tutto, compresa appunto l'oscura presenza dello stregone. L'incontro organizzato da Muzak e riservato a persone che si dedicano principalmente alla produzione di musica progressiva non ha avuto forse il pregio di essersi trasformato in uno scontro. Si è trattato piuttosto di un'occasione (probabilmente troppo rara) per ritrovarsi tra persone che si conoscono, si stimano, ma non trornno quasi mai il tempo per parlare insieme dei problemi comuni. In questo senso la tavola rotonda è servita non poco a portare a galla (quasi sempre nella confortante unanimità dei presenti) i più veri e scollanti problemi dell'attuale musica italiana. Altri nomi di rilievo avrebbero potuto esser presenti e non lo sono stati per ragioni di distanza geografica o per impegni ài lavoro. Tullavia i sei intervenuti possono rappresentare, grazie alle loro diverse carallcristiche ed esperienze professionali, un panorama abbastanza fedele della produzione nostrana. Eccoveli elencati in imparziale ordine alfabetico: Sandro Colombini (produce tra gli altri Banco del Mutuo Soccorso, Odissea, Rocky's Filj); Silvio Crippa (produce i Jumbo e lavora presso le Edizioni Musicali Alfiere); Claudio Fabi (produce tra gli altri Premiata Forneria Marconi, Acqua Fragile, Eugenio Finardi); Pi14 no Massara (é produttore di Battiato e Aktuala e proprietario dell'etichetta discografica Bla Bla); Giacomo Pellicciotti (è critico musicale e produllore di musicisti jazz tra cui Enrico Rava); Angelo Vaggi (è responsabile ~cli~ Dischi Ricordi e cura le mc1sioni del Musco Rosembach). Un sostegno gradito al mio compito di animatore moderatore è giunto dalla presenza di Antonino Antonucci Ferrara. Le amichevoli libagioni hanno fatto il resto. Delconte: Vorrei cominciare prendendo il discorso un po' alla larga, cercando di inquadrare l'at tllale congiunt lira dell'industria musicale: la crisi del disco ha ormai oltrepassato il punto più basso ed è entrata in una fase precisa. Oggi la stessa indllstria ha .fi'. 11almen1e abbandonato tutti 1 ritegni e, nei rigllardi di llna certa produzione tradizionale, piange apertamente miseria: sia di idee che di fatlllrato. Nel contempo dedica maggiore atenzione alla prodllzione progressiva. . Mi chiedo come questo c/11na particolare influenzi il vostro lavoro, quali vantaggi o svantaggi possa darvi. Massara: Sarebbe stato più appropriato parl~re ~i congiuntura per la s1tuaz1one verificatasi qualche anno fa, nel pieno della crisi. Oggi_mi. sembra che il mercato s1 slla allargando un pochino; se no~, altro c'è gente che si sta abituando all'idea di forme musicali più avanzate. Per mc la congiuntura è in regresso rispetto a qualche anno fa. Colombini: Credo che la congiuntura di allora sia stata per alcuni di noi una delle cause che ci ha spinto a cercare strade nuove. Abbiamo ascoltato per anni dischi st_ranieri e una certa musica d'avanguardia c'è sempre stata in America o in Inghilterra: per cui, volendo, potevamo cominciare anche dieci anni fa. Però, bisogna ammetter!?, in noi si è formata la coscJCnza di dover battere nuove strade anche perché le strade che battevamo prima non davano ormai più niente, neanche quel minimo di avanguardia che poteva esserci nella canzone, che poteva soddisfare la personalità artistica di chi agiva ancora in quell'ambito. Dclcontc: Nel fratlempo mi pare che si sia venuta a creare llna situazione diversa (ed è questa la congiuntura attuale a clii alludevo): non solo m voi che avete batll/10 in anticipo le nuol'e strade, ma anche negli indllstriali, che hanno cominciato a considerare seriamente la possibilità di dare più spazio a questo m101•0 tipo cli produzione. Massara: Il guaio è che, proprio in questa nuova situazione, l'industriale della canzone si sta confermando per quello che è: uno che, come intravede la possibilità di una strada nuova (soprallutto mentre la strada vecchia si sta seccando). ci si butta dentro. E magari finisce subito con l'infl~- zionarc la strada nuova, prima ancora che si apra a dei veri sviluppi. Almeno qui da noi non abbiamo ancora una organizzazione che ci premetta di allargare correttamente il discorso, al di là di quei gruppi di persone (quasi sempre le stesse) che ci seguono di disco in disco, di manifestazione in manifestazione. Fabi: E' un problema di base, che non riusciamo ancora a risolvere. li prodotto tende acl essere indiscriminatamente mercificalo. Ora l'industria si è accorta che si può mercificare anche il prodollo d'avanguardia. Ma, nel moi;ncnto in cui si organizza per mercificarlo rischia di distruggere qualitativamente anche la ricerca di quelle persone che si dedicano seriamente a quel lavoro (d'accordo, anch'essi per campare ma anche per esigenze creative). Massara: In fondo è un pericolo ovvio per chi comincia a battere queste nuove strade credendoci con una certa purezza (perché nessuno ha iniziato a batterle pensando di trarne un profitto economico alto). Ora però è il momento di pensare seriamen_te a nuove strutture promozionali. Perché se ad un certo momento Ravcra comincia a portarmi i gruppi a Venezia e le grosse case discogr~fic~e si buttano in questa d1rez1one intravvedendo la possibilità di un vantaggio economico, arriveremo presto al Sanremo della musica d'avanguardia. Cool111bini: Io ho avuto quest'anno un gruppo a Venezia gli Odissea. Perciò ho vissuto direttamente questa cosa, anche perché sono stato il solo a darmi da fare con Ravera, visto che lo conoscevo, per far sì che questi gruppi avessero una esposizione decente. Gruppi che non erano nemmeno elencati nell'ordine delle prove ... Devo dire però che, per quanto riguarda il mio gruppo, la casa discografie~ mi ha chiesto se era il caso d1 andarci ed io (sempre a titolo personale) ho detto di sì. Perché ad un certo punto dobbiamo pur uscire, dobbiamo pensare a cercarci una più larga base di pubblico, magari un po' meno qualificato ... Perché il nostro pubblico cli oggi, fortunatamente è qualificato. Questo per spiegare come io personalmente ho visto il tentativo di Venezia. Tuttavia concordo con chi dice che non è certo allraverso simili manifestazioni che po- . tremo tro\'are nuovi sbocchi ... Vaggi: Per quanto riguarda l'esperienza di Venezia che ho anch'io vissuto direttamente la mia opinione è decisam'ente negativa. E vorrei precisare che non ho fallo nulla per incoraggiare la mia casa a mandare il suo complesso (il Cervello). Colombini: Su questo punto non sono del tutto d'accordo. E a questo proposito volevo iniziare un discorso ... E' evidente che noi della cosiddetta musica d'avanguardia diciamo no • alla televisione, perché tende a dare una falsa immagine dei nostri ~rtisti, no!1 e\ concede i tempi necessari, c1 registra male, non accetta le: cose che si dicono nei nostri testi, etc. Così rinunciamo in partenza ad un mezzo di comunicazione enorme. Bisogna invece in qualche modo cercare di utilizzare anche noi questa fetta di potere, macchiavellicamente ai fini nostri facendo esattamente quello' che loro f~nno con_ noi. Non si può dire contmuamente di no; perché il momento dei no ci è servito ne-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==