Muzak - anno I - n.01 - ottobre 1973

Hanno aperto fa gabbia e i matti sono scappati tutti fuori; la gabbia si chiamava Mo- •ve, un gruppo famoso negli anni sessanta per come lanciava candelotti fumoqeni sul palco e per come decapitava i fantocci del primo ministr.:i, i matti si chiamano Roy Wood, Jeff Lynne, Bu Bevan, Rick Price, i matti continuano a chiamarsi Elo e Wiz- ~ard: ora si disfano, ora decidono di rimettersi tutti insieme, ora litigano da capo. Di questa diaspora dei M-.:ive, Wizzard è l'ultimo prodotto, partorito dalla mente di Roy Wood, la più fertile dei vecchi Move, vivente solo da pochi mesi ma già solidamente abbarbicata con tutti i suoi dischi sulle vette delle classifiche inglesi. Roy Wood, mago alchimista, ha fuso -in questo suo Wizzard una miriade di tendenze e di culture musicali; soprattutto li rock & roll e la musica classica sembrano godere di questa strana convivenza: ma se per quasi tutti gli altri gruppi progressive che Vivono di questa abbondanza di matrici esiste il problema di annullarle per saperne trarne una miscela omogenea, Wizzard conserva inalteraN, gli uni vicino agli •altri tutti i caratteri dei vani stili. Ed è proprio da ouesto continuo susseguirsi di cambiamenti ambientali, da questa Promiscuità condita da una insuperabile vena di humor che il disco trae i'I suo fascino. E' chiaro che conservando ogni stile le sue spiccate caratte-- rfstlche, <il gruppo per non cadere nell-a volgare ·imitazfone, deve porre tutta la sua attenzione sulle sonorità, confez;ionando a ,rock e classico un abito nuovo: moog, sassofoni sintetizzati, voci filtrate che si sostitLJiscono •agli strumenti, corni e fagotti tutti mag•istralmente distorti sono il frutto di una fantasia tecnica tanto insuperabile da poter pettersi di ridere anche di se stessa. Rispetto agli ELO, che già sperimentavano la formul·a, i violoncelli. anche se nell'organico figura Hugh McDowell abilmente seduto dietro uno strano prototipo di violoncello esclusivamente elettrico, sembrano cedere in parte i I posto ai fiati, soprattutt.:i ai sassofoni che dopo 'l'elettrificazione sono tornati componenti di primo piano per il rock & roll. E tutto sommato questa es·asperata ricerca tecnica nischia di l·imitare un po' le capacità comp.:isitive di Wizzard che troppo sembra ispirarsi alle glorie passate dei Move e degli Elo. pur tuttavia non privando -l'album dell',interesse che merita. HUGH HOPPER 1984 (CBS) M. F. Nell'ambito dei Soft Machine, le acque continuano ad agitarsi. Dopo l'ultima partenza di Elton Dean, sostitLJito con il più gelido e • geometrico • Karl Jenkins, è ora la volta di Hugh Hopper, uno dei pilastri della formazione fin dagli inizi, a tentare da solo nuove strade, mentre il suo posto •all'interno della Morbida Macchina è stato assunto da Roy Babbington, a'ltro geniale alfiere del nuovo jazz Iinglese. Anche Hopper è un gelido, un • ge.:imetrico •, e -la sua diarchia con Mike Ratledge era sinora apparsa perfetta. Ma l'ascolto di questo disco è già di per sè una risposta agi i interrogativi che l'improvviso abbandono del taciturno bassista potrebbe ingenerare: la musica di • 1984 •, 1infatti, è soprattutto una ricerca sul suono, una elaborazione elettronica di SQnorità pure, una ricerca di atmosfera concreta attuata attraverso la sovrapposizione meticolosa e scientifica di determinate bande sonore. , Hopper vuol mettere ordine nel caos senza rinunciare al fascino del caos, ladcfove Mike Ratledge tende a un ordine assoluto ove il oaos non sia addirittura mai esistito. La teoria del lavoro sulle bande sonore è un vecchio pallino di Hopper, sin da quando, nel lontarriss·imo 1964 cominciò ad accostarvisi insieme a Daevid Allen, altro spiritato Soft Machine della prima ora, sulla scia e l'esempio di Terry Riley, l'unico artista che Hopper riconosce e denuncia ufficialmente come suo maestro. L'opera di Hopper si suddivide in sei momenti, dai surreali titoli di • Miniluv •. • Minipax • (I e Il). • Minitrue •, • Miniplenty •, • Minitrue Reprise •. In particolare, • Min-iluv • è un lunghissimo brano che vede il solo Hopper destreggiarsi al basso, alle percussioni e al mellophone, creando un magma sonoro compi-esso dal divenire nileyano. Jazzistiche e aggressive, vicine al sound dei Soft Machine, sono invece le due • Minipax • e • Minitrue •, che vedono alternarsi ottimi strumentisti del nuovo jazz ing·lese come John Marshall, ora batterista con i Softs, i trombonisti Nick Evans e Malcom Griff.iths, i sassofonisti Gary Windo e Lol Coxhill, di chitarist>a 1 Pye Hastings già membro dei Caravan. • Mini plenty • e • Minitrue reprise •, che vedono Hugh .;igli strumenti ·elettronici aiutato dal solo John Marshall, riprendono ·ed esplorano li cavernoso tema dell'unico brano di Hopper apparso sulla parte in studio dell'ultimo album • Six • dei Softs, e che portava <il significativo titolo di • 1983 •. Un disco tutto sommato difficile, per i palati più raffinati, ma anche un disco molto coraggioso. Ma ricordiamoci, ricordati anche tu, caro Hugh, che al di là di questo suono inouietante non può esservi altro che il nulla. ROGER DALTREY Daltrey (Track) M. I. In dieci anni di onorata carriera, idolatrati da tre generazioni, con alle spalle migliaia di copie di disch,i venduti, gii Who devono aver guadagnato una gran bella barca di soldi. Oggi, con alle spalle una buona tranquillità economica poss.:ino permettersi dunque di allargare le maglie del gruppo e dedicars Ii alle proprie attività personali; se poi con questi loro • hobby • continuano a racimolare altri soldi tanto meglio per loro! Forse -Il componente il gruppo inglese che più facilmente giungerà a questo doppio obbiettivo è il niccioluto cantante Roger Daltrey, frangiuto protagonista della storica Woodstock: Roger il suo gruzzolo l'ha impegnato In campagna, nel Sussex, dove si è costrnito su misura uno studio di registrazione e da dove ora si appresta ad ·irriziare una propria •escalation personale come cantante solista. Nonostante Iil nome del produttore Adam •Faith, vecchio 49

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==