cambiando, come un venticello malsano che si alzi improvvisamente, precedendo di poco i fantasmi del Morboso e del Frustrante. Rolling Stones, Bob Dylan, Velvet Underground: tutto l'attuale teatro perverso nasce da essi, dall'estremizzazione spietata di ciò che essi ·sono stati, dalla proiezione nel fragore elettronico dell'anno 2000 del fango brillante delle loro anime. Gli Stooges anticipano di poco. l'esplosione: siamo ormai nel 1970 e i Velvet si sono snaturati e svuotati, i Rolling cominciano a riprendere stancamente discorsi già ben altrimenti sviscerati, Bob Dylan ha messo su pancia e si gode le delizie della vita campestre in un gaio sfaccendare di pentole e bambini. Iggi Stooge, detto lggi Pop, raccoglie la fiaccola della violenza, ed è il rock durissimo del primo album, prodotto dal vecchio satiro John Cale: come un Morrison caricaturale, Iggi dà vita sul palco a sarabande dado-masochistiche e devastazioni omosessuali, ed è l'annuncio: si apre sussultando l'era della decadenza. L'esplosione viene da Marte: il marziano è una creatura esile e crudele dai capelli color carota. Si fà chiamare David Bowie, ma il suo vero nome è Entità, perché la sua sfera è oltre l'uomo e oltre la donna, e anche se egli si dichiara bisessuale, forse la sua sfera è anche oltre questo, perché il suo nome potrebbe anche essere Morte, oppure Scheletro, e tuti sappiamo che uno scheletro non è nè maschio nè femmina, non è niente. I primi due albums di Bowie appaiono sconosciuti e sotterranei, venerati dal solo underground, con l'unica esile e bellissima eccezione di « Space Oddity », il brano sognante entrato nelle classifiche per 36 grazia di Mr. Stanley Kubrick, il regista di « 2001: Odissea nello spazio » e di « Arancia meccanica». Kubrick non si è sbagliato nel mettere in scena in quest'ultimo film-emblema un eroe « jaggeriano », osceno, volgare, ma al tempo stesso seducente per la sua caratterizzante ambiguità. Tutto ciò si ritrova oggi, nel rock, completamente messo in luce: rock-parodia, rock-psicodramma, come ho già detto. David Bowie esplode, dunque, ed è tutto un vorticare di « pailletes » e di stracci coloi-ati. David Bowie, figlio naturale della Sacra Trimurti Stones - Dylan - Velvet, diventa pop-star, e diventa il tramite attuale tra underground e business, come un tempo lo furono gli Stones. Il profumo dei dollari sostituisce l'antico brontolio dello stomaco affamato di cibo e di droga, ma i dollari non possono sostituire la morte perché sono la morte, e se David Bowie continuerà a vendere morte in cambio dei dollari, chi mai potrebbe giudicarlo una traditore? E Bowie trascina nel suo vortice il suo idolo-amante: Lou Reed, cadaverico fantasma riverniciato alla Frankstein, Lou Reed Carne dei Velvet che riappare con la sua voce malata, e « Walk on the wild side » irompe nelle hit-parades con un fragore di ossa rovesciate sul marmo. Lou Reed risorge con il suo putrido mondo, ma non è lui che si vende, bensì è il mondo ad essere più preparato a comprarlo mentre sette anni fa sarebbe stato materialmente impossibile. il rock della decadenza Lou Reed, temporaneamente riemerso sulla scena inglese su scie marziane, si scontra con coloro che in parte possono considerarsi suoi discepoli: i Roxy Music, l'ideale scenografia sonora di « Arancia Meccanica », un gruppo apparso dal nulla che si impone rapidamente, e questo perché i suoi membri hanno saputo giocare benissimo su questo incontro tra la sofisticazione intellettuale, lo stile « camp » e la volgarità, la violenza del rock: parrucche, « maquillages », ma anche capelli tirati all'indietro, imbrillantinati. Con loro, la giacca di cuoio del rocker si accoppia agli smoking rosso fuoco, ai capelli tinti di verde, mentre la musica si arricchisce di nuove violenze elettroniche, ed è già il mondo dei dischi volanti, il kitsch fantascientifico e il kitsch vagamente démodé dei Roxy Hotels, e ancora: roxy-rocksexy, la paccottiglia subculturale nobilitata a teatro di una parodia di vita ridotta ai colori dell'arcobaleno; Elvis Presley gettato nella polvere e id0latrato nel medesimo tempo, la stessa nuovissima mitologia marziana messa a soqquadro dalla farsa intellettuale, che per un attimo si sforza di sostituirsi al dramma. E già dalle profondità dei fangosi abissi di New York, ove oggi un Rimbaud redivivo troverebbe forse il suo Inferno definitivo, urlano i nuovissimi diavoli dell'underground, i nomi del 1984, forse futurismo rock ove persino la decadenza è così decaduta, che i suoi rappresentanti non sembrano altro che pupazzi di fango nei fumi acri del balletto. I contorcimenti dadaisti del primo Frank Zappa, il cabaret-crudeltà dei vecchi Fugs, angeli dimenticati nelle piaghe della loro oscenità disperata,
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