Muzak - anno I - n.01 - ottobre 1973

così l'immagine di un mus1c1sta decisamente al di sopra del canoni abitudinali, di grande personalità. li roteare delle bacchette, il trattenerle tra i denti, il suonare c-oi gomiti, l'incalzare •improvviso di tempi militareschi, i giochi che Jon spesso semina nei suoi a solo oono frequente motivo di contrasti e critiche: musicista serio od istrione, ci s·i chiede; ma forse è solo retorica perché in realtà la musica è anche spettacok>, concetto visivo e non a caso Jon sa anche questo. E la fama creatagli da tutto ciò non ha tardato a d-are frutti amabilissimi e altrettanto sorprendenti: forse oggi è difficile immaginarsi due Hiseman così diversi come quello della prima big-band e quello di Things We L,ike, ma forse è anche quesro lo sviluppo per un musicista come lui aperto e versatile. Dalla prima banda di jazz-blues, Hiseman passa all'Organization di Graham Bond, vera colonna portante di quello che avverrà l'indomani, accompagnato da musicisti come Surman, Terry Cox, Jack Bruce, John Marshall, Georgie Fame; erano quelli i momenti in cui si creava e ,il futuro per lui avrebbe avuto un nome: C-olosseum. I Colosseum furono il gruppo che •iI battetista creò e fece suo, il complesso oggi forse troppo dimenticato, ma la cui importanza nell'evoluzione della musica rock è fondamentale. Dai Col·osseum giungere alle collaborazioni con musicisti come Mclaughlin, Bruce, Dauners 110n è difficile; e da qui, attraverso questo strano, tortuoso sentiero alla prima edizione dei Tempest e quindi a quella attuale: una strada ancora apert-a e tutta da giocarsi. Vedremo adesso come Hiseman ce la descriverà •in questa •intervista. L',impressione avut>a sul palco è quella di un musicista nervoso, pignolo, duro con 11 pubblico e ne'i confronti di chiunque 11li sia accanto; ma si tratta in effett>i di una tensione nervosa che Hiseman realizza solo sul palco dove diventa perfezi•,mista, dove tutto deve essere al suo posto. Abbandonato ,fi palco •invece avviene il mutamento: calmo, posato, decisamente gentile è un uomo che ama parlare, e ciò già è molto in un mondo come quello dei musicisti dove spesso a doti tecniche e a far.tasia inventiva espressiva non corrisponde altrettanta facilità dia26 . '\. . .,. ....... ·-:•t 1. ·_ --1 - lettica, una chiarezza di idee esprimibi·le 'in parole. Forse con i I suo parlare raffinato, da ·londinese alla moda, con la grande stima che sembra avere di sè stesso Hiseman a volte sorprende, ma qualcosa nello stesso tempo, proprio a :ausa di ciò, tende a sfuggirgli. Il musicista non riesce a valutare a fondo l'importanz-a delle proprie scelte, del suonare con un Mclaughlin, quello stile e 110nqualcosa di diverso. Forse ci troviamo propr,io davanti all'ultimo grande batterista di una stirpe ormai superata, il rappresentante di quella stirpe di batteristi coscienti delle porprie capacità solo in base alle possibilità tecniche e alle esigenze ritmiche dei propri compagni. L'ultimo, il grandissimo erede di questa stirpe che si vede ormai superata da concezioni più moderne, più impegnate. sicuramente decisive. 'D Jon vuoi raccontarci brevemente il tuo esordio nel mondo della musica? R Ho incominciato con una bigband, verso il '60; suonavamo sotto l'influsso della musica americana, del jazz e del pop di allora: una esperienza utilissima anche perché venni a contatto di gente come Georgie Fame, Alan .Price, Mclaughlin, Surman e tanti altri con cui avrei subito dopo suonato. Passai infatti alla Graham Bond Organiz-ation dove poi ci raggiunse anche Bruce e li inconminciarono a maturare le cose. D Potresti spiegare bene questo periodo che va fino al '66: come avvenne -il cambiamento, avevate la coscienza di fare una musica nuova e come mai questa gente si esprime attraverso stili tanto diversi? R Vedi in quegli anni accadde una cosa di primaria importanza: cade il dominio della musica americana, lentamente cessa questo tipo di •ispirazione ed eccoci tutti uniti alla ricerca di un qualcosa di nuovo. che nasca da noi stessi. Questo periodo di influenze americane che avevamo alle spalle era la tradizione comune, la ricerca della novità invece la matrice che ci univa insieme. E' chiaro che già da allora ognuno aveva chia~i in mente i propositi per il futuro, le tendenze a cui agganciami, le esperienze nuove da scoprire, ma la necessità era t-anto forte che ognuno suo-

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