menti sia positivi che negativi, in uno slancio teso e disperato verso la vita. Naturalmente, il singolo personaggio Alan aggiunge a queste caratteristiche altre ben più personali. Perfetto rappresentante del segno astrologico del Sagittario, Alan attraversa momenti molto intensi di esaltazione creativa, che però a volte sono frenati da una troppo affrettata impulsività nel metterli in pratica. Inoltre, un diffuso senso di egocentrismo lo spinge all'isolamento, quasi all'eremitaggio: 'Quando canto ho bisogno del silenzio', dice. L'altra faccia della medaglia, invece, è una più nascosta debolezza, un contraddittorio bisogno degli altri, del loro affetto, della loro approvazione. Come in tutte le persone particolarmente sensibili, anche in lui molto spesso il bambino e l'uomo giocano una lotta mortale. L'Artista Alan Sorrenti artista è una trasposizione più meno diretta dell'Alan interiore. Ancora 1R una volta, l'egocentrismo vi gioca un ruolo di primo piano. Intendiamoci: egocentrismo non sempre vuol dire egoismo; ancora, l'egocentrismo può essere una forza molto positiva nell'universo creativo di un artista, oltre ad avere, naturalmente, anche i suoi aspetti negativi. Gli aspetti positivi dell'egocentismo di Alan sono innanzitutto una spiccata consapevolezza delle proprie possibilità, una sicurezza interiore sulla validità del suo messaggio, della sua concezione artistica; altro grosso fatto positivo è iI costruirsi di una grossa personalità, una personalità che attrae, che può farsi con estrema facilità cento amici come cento nemici. Fattore negativo è invece principalmente l'inconscia insofferenza verso i musicisti che lo accompagnano, qualora anche essi manifestassero una propria spiccata personalità interiore e artistica. Grossi musicisti come JeanLuc Ponty, David Jackson (ex Van der Graàf) o Tony Marcus, pur confermando le grandi capacità artistiche di Alan, non hanno potuto esimersi dal lamentarsi per le spiacevoli divergenze umane che erano andate accumulandosi. Ma Alan ha tempo per modificare questo suo aspetto; nel frattempo, la sua ansia creativa lo spinge ad andare sempre avanti, a cambiare formazione di continuo, ad esplorare sempre nuove strade nell'ambito della ricerca vocale e sonora. E quando, mentre canta, gli capita di commuoversi, noi possiamo sì essere . sicuri che questo avviene per una suprema identificazione narcisistica, ma sappiamo anche che in quel momento c'è un uomo che ritrova la sua innocenza, la sua primordiale percezione di esistere, la più grande felicità e la più grande tristezza per essere vivo, per essere un creatore, per star lottando con tutto sé stesso contro le forze distruttive. Gli ispiratori Il perno della musica di Alan è il suo modo particolarissimo di cantare, un canto che è suono dell'anima, strumento quasi telepatico nel suo impatto comunicativo; un canto che è singhiozzo e grido di gioia, contemplazione e tormento, sensibilità barocca e angoscia contemporanea. E' vero, egli ha avuto dei maestri: Tim Buckley, soprattutto ,il menestrello celeste di lontanissime assolate lande, da cui Alan ha tratto soprattutto quella colorazione vocale di limpida dolcezza che paradossalmente si ritrova anche nei momenti più convulsi. Forse ancora da Tim, Alan ha recepito un amore profondo per le atmosfere create dall'arpeggiare della chitarra acustica. Senza Tim Buckley non ci sarebbe stato Alan Sorrenti, è vero, ma ora Sorrenti esiste benissimo senza Tim Buckley, e questo è molto importante. Altri nomi, come Shawn Philliphs o Peter Hammill, sono stati citati a proposito di Alan: ma io credo che in questi due casi le somiglianze siano più incidentali che reali, e in ogni caso, riguardo ad Hammill, soltanto qualche particolare asprezza vocale in « Aria » potrebbe far pensare a lui. Sul piano della ricerca sonora, poi, ritengo che Alan si muova svincolato da qualsia· si influenza.
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