fra il primo scalino, quello a cui faticosamente si è arrivati in Italia e il secondo, rappresentato dal mercato estero, c'è un'enorme differenza di altezza. Una differenza, un divario che è dato esattamente dall'assoluta mancanza di quel background economico e organizzativo caratteristico dei gruppi inglesi. In Inghilterra un complesso rappresenta una delle tante forme di investimento di una società finanziaria. Con una simile base alle spalle un fenomeno diventa per forza importante. Altrimenti fare una tournée all'estero dando fondo ai sudatissimi risparmi delle serate in Italia tutto per vendere 10.000 copie in Inghilterra e 10.000 in Germania non può cambiare la situazione». « La nostra - dice Francane delle PFM - è stata una tournée promozionale. E' vero che ne abbiamo affrontato le spese e ci abbiamo rimesso personalmente (un po' come è accaduto agli Osanna con Palepoli). Ma speriamo di aver fatto un investimento, anche perché oltre all'Inghilterra abbiamo toccato molti altri paesi europei ». « Per noi - conclude Vittorio del Banco - l'Inghilterra è importante per due ragioni, ed è per questo che vorremmo andarci quanto prima. Per due ragioni, dicevo. La prima, più da un punto di vista affettivo che non d'importanza, è quella di dimostrare agli inglesi che esistono, anche al di fuori dell'Inghilterra, dei gruppi validi: sai gli inglesi sono piuttosto razzisti nelle questioni culturali. La seconda ragione, quella più importante, è che l'Inghilterra, oggi come oggi, rappresenta una vera e propria borsavalori del mercato discografico mondiale . A questo punto tu stai pensando: ma allora questi si danno tanto da fare solo per i soldi. Si, è proprio così, ma non come fine, piuttosto come mezzo. Vedi, la fonte di sopravvivenza dei complessi italiani non sono certo le entrate dei dischi, perché su un mercato ristretto come il nostro potrai vendere al massimo 70.000 copie di un disco e quello che ti entra in tasca, credi, sono proprio 5 lire ... Se ricordo come abbiamo lavorato per preparare Darwin, beh, allora c'è proprio l'aspirazione di fare i soldi. Si creava man mano che si registrava, lavorando tutta la notte, scrivendo la musica e i testi in sala durante le pause sindacali... E' stata una fatica improba, anche se ci ha dato una grande soddisfazione. Adesso io dico che se i gruppi italiani, con tutto che lavorano in queste condizioni, riescono a fare dei dischi più o meno al livello di quelli inglesi, è lecito supporre che potrebbero I'inghilterra è lontana fare anche di meglio se potessero lavorare con serenità, senza affanni o problemi di ordine economico troppo pressanti. In questo senso c'è sì l'aspirazione ai soldi, ma appunto come mezzo, come tranquillità per poter lavorare meglio e creare cose più valide ». Con la TV niente da fare. « Noi con la TV italiana - dice Mauro della PFM - non abbiamo alcun tipo di rapporto. Fondamentalmente perché è razzista nei confronti della musica pop ... a meno che non sia quella incanalata nel mondo commerciale delle canzonette e appunto per le sue esigenze commerciali soggetta al compromesso. All'inizio i gruppi hanno avuto approcci abbastanza fiduciosi, ma le speranze sono andate presto deluse. A noi, per fare un esempio, è accaduto quando ci hanno proposto di partecipare a una trasmissione molto importante con tre minuti a disposizione. Ora, siccome il pezzo durava 4 minuti e mezzo abbiamo posto come unica condizione che fosse trasmesso tutto e così lo abbiamo· registrato. Quando poi la trasmissione è andata in onda hanno tagliato il pezzo centrale e trasmesso tre minuti di PFM. Come vedi sono dei burocrati infangati che non osano muovere un dito da soli. Finché la situazione non cambierà radicalmente è impossibile per i gruppi avere rapporti con la TV. Non ti parlo dell'Inghilterra, ma in Francia hanno trasmesso in diretta alla radio mezz'ora di concerto della Premiata. Anche in Italia, alla radio, c'è qualcuno che nonostante gli impedimenti burocratici riesce a fare qualcosa di buono». « Non siamo noi a rifiutare la TV - conferma Elio degli Osanna - è la TV che rifiuta noi. In tre minuti, che è ciò che ti concede graziosamente la nostra TV, non puoi non dico fare il discorso di un intero LP teatrale come Palepoli, ma neanche eseguire un singolo pezzo che dura almeno 5 minuti. Finché non si deciderà di fare dei programmi che concedano una certa libertà di espressione ai gruppi il discorso televisivo rimane chiuso. In ogni caso siamo pronti a filmare Palepoli e la nostra Casa discografica sta premendo perché sia possibile trasmetterlo ». « Hai visto il nostro filmato di· "Adesso musica"? - mi chiede Vittorio del Banco - Lo abbiamo realizzato da noi ed è piaciuto a tutti. Abbiamo anche trovato un produttore che venderebbe degli show televisivi di SO minuti realizzati dai gruppi sia alla TV italiana che a quelle straniere. Certo, per ora appare difficile che la nostra TV acquisti degli show dei gruppi, ma anche se lentamente le cose stanno cambiando e può darsi che un giorno Orietta Berti sia costretta a cercare fortuna a Londra ... ». « Per la produzione discografica - continua Francesco sempre del Banco - abbiamo avuto la fortuna di trovare una persona in gamba, dotata di grande intuito musicale che è Sandro Colombini che avendo avuto varie esperienze all'estero sa cos'è un "producer". In pratica siamo molto liberi dal punto di vista discografico, perché sia il produttore che la casa discografica si sforzano di comprendere e realizzare le nostre idee». « Il fatto che la nostra sia una piccola casa discografica - dice Mauro della PFM - è senz'altro positivo ed è un vantaPPio nerché hai rapporti diretti con le persone con cui devi lavorare. Nel complesso c'è molta comprensione per le nostre iniziative e si decine in comune cosa fare ». « A livello dirigenziale - dice Elio degli n.~anna - le case discografiche non hrillano per iniziativa e quindi in genere questa irente nreferisce rimanere a rimorchio delle nostre iniziative. Però c'è sempre stata una nrofonda stima nei nostri confro11ti e un consem1ente ,mnoggio anche in auelle iniziative che vanno forse c:ontro gli intert><,i stessi r!P.lla casa rlisrof!raficn, rome l'"'utn.,roduzione e il rifiuto della TV». (Inchiesta curata da Fabrizio Brunetti) 15
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