Muzak - anno I - n.01 - ottobre 1973

BANCO OSANNA PFM 1 1 inghilterrQ è lontQnQ « Fare il musicista pop in Italia è dilficilissimo. Uuelio elle riusciamo a aare nei aischi e sul pa1co 10 pagJuamo veramente sulla nosLra peue. rerc11é non nusc1amo a lare altro elle i mus1c1sLi: non abbiamo tempo di leggere, di vedere w1 111m,di ascoltare altra musica. Non abbiamo né feste né vacanze, non riusciamo insom1na ad avere una vita creativa al di fuori del lavoro, non ci resta nemmeno un attimo da dedicare a noi stessi ». E', questa di Mauro della PFM, una dichiarazione emblematica del superlavoro a cui sono costretti i nostri musicisti. Una denuncia cli un mercato ancora troppo ristretto in cui ritagliarsi uno spazio, specie per un gruppo italiano, non è cosa facile. Abbiamo voluto perciò chiedere a tre fra i più importanti e « arrivati » complessi italiani cosa intendano fare per migliorare il proprio metodo di lavoro, per migliorarsi, cioè, per avere più tempo da impiegare nell'indispensabile ricerca di nuovi linguaggi, di un'evoluzione della musica progressiva in Italia. Abbiamo perciò rivolto al Banco del Mutuo Soccorso, agli Osanna e alla Premiata Forneria Marconi domande tese soprattutto a capire cosa si potrebbe (e si dovrebbe) fare e cosa essi stessi fanno per risolvere i problemi cli sempre: impresari, case discografiche, stampa, Rai, mercato e tournée all'estero. « In Inghilterra - è Vittorio del Banco - il mercato discografico è talmente vasto che ti permette di sopravvive anche con la sola vendita dei dischi. Cosicché puoi provare e impegnare in studio tutto il tempo che vuoi senza preoccupazioni di ordine economico. Puoi permetterti di fare una tournée ogni tanto, quando ne hai voglia, e con una potente or.izanizzazione alle spalle. In Italia, invece, per sopravvivere sci costretto a lavorare con le serate a tempo pieno e quindi ti manca il temoo per dedicarti allo studio dello strumento, alle prove e, soprattutto, alla ricerca di ispirazione. Per cui piano piano immiserisci la creatività, non riesci più ad esprimerti con Jjnguaggi nuovi e perdi la tua dimensione umana». E Danilo degli Osanna: « Fare una cosa pura, in Italia, vuol dire perdere dei soldi ed è per questo che tutte le nostre iniziative ci hanno esaurito e ci hanno indotti ad una pausa di riflessione: c'è tra noi chi si sta curando dallo psicanalista, chi si dedica alla scultura, chi agli studi sociali e tutto questo per ritrovare la propria dimensione individuale». Un nuovo tipo di manager « Per quel che riguarda l'impresario - dice Elio degli Osanna - il discorso è per noi particolarissimo. Infatti non abbiamo mai avuto un impresario, un manager, né un producer e neanche ci sforziamo di averne uno. Quando il nostro gruppo è nato il momento era particolarmente favorevole per i complessi. Il pubblico si aspettava qualcosa di nuovo, dopo un periodo abbastanza lungo di stasi musicale. E così da un festival di musica d'avanguardia ci siamo ritrovati di colpo in una situazione di notorietà ». « No, non avevamo nessun manager - interviene Danilo - avevamo dietro di noi solo gli Osanna. Abbiamo fatto da soli, con la fatica che puoi immaginare, il lavoro che in genere viene svoltodagli impresari. Ci limitavamo ad affidare a un « piazzista » le serate in balera. Oggi, ormai un manager del tipo di Marnane non ci serve più. Perché noi, come anche la PFM e il Banco, abbiamo raggiunto quel gradino oltre il quale nessuno, nemmeno noi, sa bene dove mettere i piedi ». « L'impresario in Italia dice Francesco del Banco - è la figura tipica di quello che procura la serata in balera, mirando ad alzare progressivamente la sua percentuale. Per i gruppi, oggi come oggi, l'esigenza è quella di avere un persona! manager che ti segua assiduamente provvedendo a tutte quelle esigenze che sono proprie di un gruppo. Al limite questo persona! manager non dovrebbe nemmeno trovarla lui la serata, si dovrebbe limitare ad affidarla a quegli pseudo-impresari a cui accennavo. Il manager dovrebbe piuttosto occuparsi e preoccuparsi di tutti i problemi organizzativi del gruppo, dei contatti con le case discografiche, la stampa, la Rai, etc. Un vero e proprio angelo custode, insomma, che ti permetta di lavorare con la sicurezza di avere alle spalle una certa copertura organizzativa. Purtroppo una simile figura cli impresario in Italia non esiste». 13

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