Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 5 - set.-ott. 1953

' ' e ere ai avora ori ♦ Cartolina da Trieste ♦ Una politica economica nuova ♦ La libertà sindacale in Italia ♦ Democrazia sindacale USA • Gli scambi con l'estero . ♦ Problemi del lavoro ap;ricolò ♦ L'industria dello zolfo ♦ I preti operai ♦ Lettera dalla Svezia ♦ Cronache Cahrini ; Cenini ; De• Cocci ; Ferrarotti Levi ; Ra pelli ; Sinelair 5 ROMA - SETTEMBRE ~ OTTOBRE 1e,1 Biblioteca Gino Bianco I' ~., ' l ' I .. ( ,. I' • I ., I I # .. ,,, / / ..

fZettere ai Lavorato~ dirette Ja GIUSEPPE RAPELLI • Usciranno ogni bimestre in f a11 scicoli Ji 112 pagine • Abbonamento annuo L. 1000- ,, semestr. ,, 5000gni fascicolo ,, 200 - Estero il doppio • indiriz1t,Opostale: LETTERE AI LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul e/ e postale n. 1 / 21921 intestato a ''Lettere ai-lavoratori,, nelrut, ficio dei conti correnti di Roma Re•pon•a6ile: PIERO RANZI Autor. Trib. di Roma n. Uft del u~t,-,IS2 Stab. Tip. UESISA ,-, Roma ~ 1953 Biblioteca Gino Bianco

LettearieLavoratori A.uno II - N. o Settembre-Ottobre 1963 -CARTOLDINAATRIESTE E' un destino doloroso quello che ha legato e lega Trieste all'Italia, e gli Italiani a Trieste. Un destino che ha significato nel corso della sua storia cose grandi ed anche cose meschine. · Quante volte è tornato alla nostra memoria in questi mesi che sono stati e sono di ansia, di speranza e di delusione, il ritornello disfattista della guerra del 1915: « Il general Cadorna ha scritto alla Regina se vuoi veder Trieste, ti mando una cartolina ». · Ed il disfattismo non è morto in Italia, anche tra le cosidette p~rsone perbene. Ricordiamo questo perchè la democrazia postfascista non è ancora riuscita a cancellare i maggiori difetti del rz,ostro costume politico: i facili ottimismi, i facili pessimismi. L'8 ottobre sembrava che Trieste stesse per tornare alla Madre Patria; poi i provocati incidenti, per aver motivo di rinviare, se non del tutto smentire, gli - impegni presi. E gli italian~ non hanno avuto in genere la fermezza dei triestini. Qualcuno, per malevolo calcolo di 449 blioteca Gino Bianco

parte, ha speculato ed ha ancora una volta sperato nella sventura della Patria, per il proprio profitto. · Si parla troppo spesso di maggiori comunità che dovrebbero cancellare i confini e le angustie delle comunità minori. Ma come far crescere dei buoni europei, se non si riesce a far crescere dei buoni italiani? Trieste è un banco di prova, banco che è stato segnato ancora una volta da sangue umano. E' il banco di prova della unità degli Italiani. Una sera, in un rione popolare di Trieste, a ridosso dei cantieri, chi scrive, tra gli. applausi di un'assemblea, ricordava che l'umanità sarebbe stata migliore se invece di « scambiarci pallottole, ci fossimo scambiati passaporti ». Purtroppo per• Trieste sono tornati pallottole e passaporti, anche per gli italiani. Colpa di chi? Colpa di chi non ha ancora compreso la tragedia dei popoli, e si illude che siano le armi a formare i destini nuovi dell'umanità. Trieste dovrebbe perciò incidere, con la sua tragedia, nel cuore dell'umanità e dettare nuove soluzioni. -Invece la lezione non è stata compresa all'estero, ma neppur molto all'interno della nostra Italia. Ed allora, mentre torna il ritornello disfattista della cartolina spedita da Trieste; diventa per noi ancor più disfattista il « se vuoi la pace, preparati alla guerra», perchè la pace degli uo~ini non può esse.re-data che dalla buona volontà. Per Trieste -la buona volontà è mancata; colpa ancora una volta dei calcoli meschini di chi non crede in un destino migliore dell'umanità. Di quell'umanità che non può essere buona se non vi saranno buone coscienze. GIUSEPPE RAPELLI Bib 450 Gino Bianco -

Uno studio di Levi .. . Per una nuova politica economica LA situazione sociale, politica e sindacàle del nostro Paese è indubbia- _mente condizionata dal tremendo problema della disoc- · cupazione che incombe su di noi come una maledizione a cui, dicono, non si possa sfuggire. Disoccupazione vuol dire miseria, vuol dire disordine sociale e morale, vuol dire incapacità della Nazione a organizzare la produzione ed a distribuire i beni prodotti. Disoccupazione vuol dire anche comunismo e non tanto per la miseria che dovrebbe indurre il popolo all'estremismo, ma perchè dimostra una incapacità costituzionale del nostro sistema a organizzarsi razionalmente, provocando quelle contraddizioni del capitalismo che sono la vera base su cui si regge tutta l'impostazione d'attacco del comunismo alla libertà dei popoli. Biblioteca Gino Bianco In una situazione di economi a costantemente depressa, in cui i massimi problemi sono quelli di come limitare i licenziamenti, il sindacalismo dei lavoratori è ridotto all'attuale stato di soggezione sia nei confronti dei datori di lavoro che neì confronti della C·GIL. E' inutile oggi come oggi illudersi o voler illudere. · La forza del sindacalismo italiano è, tranne rare eccezioni, quasi nulla dal punto di vista strettamente economico e ciò lo prova il fatto che nell~ rivendicazioni i sindacati in definitiva non cerchino se non l'intervento dello Stato. Gli scioperi· sono solo delle dimostrazioni, aecura tamen te limitate nel tempo, pér provocare il benigno intervento dello Stato, e l'intervento dello Stato è richiesto, come nella attuale vertenza per il con451

globamento così come per i contratti di categoria dei chimici e dei tessili, prima ancora che si siano iniziate le vere e proprie trattative. Ed è chiaro che la debolezza sindacale è la rovina dei sindaca ti non comunisti, ma è la vera forza della CGIL di Di Vittorio, il quale ben sa che l'obiettivo della lotta non è conglobamento o il miglioramento di qualche lira nelle retribuzioni, ma il progressivo sfaldamento del sistema economico.· La vera controparte dei sindacati comunisti non è il datore di lavoro, ma lo Stato ed è contro lo Stato che in definitiva operano gli scioperi dimostrativi generali che sono rivolti a danneggiare non tanto l'imprenditore quanto la collettività. Un esame analitico delle condizioni sindacali ed economìche italiane offre un quadro veramente desolante della situazione che i lavoratori ed in genere il popolo italiano devono subire. Le realtà politica ed economica italiana contribuisce grandemente a questo stato di fatto ma è indubbio che le vicehde partitiche e personalistiche hanno un peso decisivo. Ormai, ed è ridicolo pretendere di far credere il con trario, ogni Confederazione dei B 4P2 ca Gino Bianco lavoratori, rappresenta una organizzazione di partito. e si hanno attraverso queste Confederazioni tutte le gamme dello schieramento politico del Paese. Ed il Sindacato si è ridotto quindi a puro strumento di . partito od almeno ogni Confederazione vorrebbe essere strumento per il proprio partito. Ma la realtà è che, a parte ogni dettaglio, il sindacalismo italiano è dominato dai comunisti, che attraverso la CGIL ed unicamente attraverso la CGIL, sono riusciti a conquistare quasi completamente le forze del lavoro. Ed il dominio i comunisti lo esercitano non già, e questo sia ben chiaro a tutti e soprattutto agli utili iloti, per migliorare la situazione della classe operaia, ma unicamente per creare una situazione di sempre maggior malcontento e di maggior sfiducia verso uno Stato che non sa reggere alle esigenze della vita moderna. Ogni vertenza per rivendicazioni o per licenziamenti è una tappa nel cammino veramen te progressivo del comunismo mimetizzato, che in Italia sta minacciosamente avanzando ed è veramente caratteristica la acquiescenza sia dei concorrenti in campo operaio che dei datori di lavoro

nel favorire la tattica di Di Vittorio per rag.giungere i propri scopi. Tattica che ha trasformuto la lotta sindacale in ·una lotta di logoramento dello Stato, che muove gli operai verso illusorie conquiste che mai si raggiungono, che crea gli errori e le sperequazioni per avere sempre pronte le richieste, che sa con abile strategia non insistere troppo sulle richieste d,i front-e all'intransigenza degli industriali per creare il malcontento e l'insoddisfazione, -ohe sfrutta il malcontento per or.ganizzare i malcontenti anche tra gli anticomunisti, che si giova mirabilmente de•lla miope politica dei datori di lavoro per avere ~empre ragione, che sfrutta in pieno i ~oncorrenti sia per a.ggiogarli nelPunità di azione, sia ,per condannarli quando i poverelli cercano di sfuggire. E tutto concorre a favorire i comunisti. Dalla mancanza della legge sindacale alla debolezza delle al tre forze sin - dacali, dall'intransigenza dei datori di lavoro alla errata politica economica dello Stato. Lo stesso sciopero economico si è ormai trasformato in un'arma vitale nel combattimento dei comunisti contro la Nazione. Infatti con il sistema delle contrattazioni sindacali a Biblioteca Gino Bianco .grande raig,gio, che comprendono sovente milioni di lavoratori, e con il quale la parte padronale riesce a dare a tutti soltanto il ,poco che il datore di lavoro meno efficiente può dare, i comunisti hanno potuto creare il si-ste1na dello sciopero -generale a calendario che assume le ,precise caratteristiche della grande dimostrazione politica a sfonio sociale. In questo 1nodo si ob1bliga il Governo a intervenire e la -lotta non è più 1-ra operai e datori di lavoro 1na è tra lo Stato e la CGIL, questa con l'appoggio degli altri Sindacati che devono lottare contro i propri colleghi di Partito in uno strano sistema demagogico di concorrenza che porta all'autolesionis1no. Lotta continua, snervante che non ha mai fine, ma solo delle tregue, per poter meglio graduare lo sforzo e che porta come è logico ai risultati delle elezioni del 7 giugno. E meno gli operai ottengono e più la CG IL guadagna ed i datori di lavoro credono di fare il proprio interesse in una errata .politica utilitaristica che vorrebbe i Sindacati non comunisti in funzione di esclusiva concorrenza negativa alla OGIL, pur preferendo trattare con il più fort~, an(;he se comunista, svilendo sempre di più gli altri ohe sono di già più deboli, allo scopo 453

di poter dare di meno ai lavora tori con minori pericolL Purtroppo in questo modo, anche per uno strano complesso di deferenza e di timore verso Di Vittorio, i Governi ed i datori di lavoro hanno sempre agevolato l'opera della CGIL. E così in questa ginnastica di scioperi e di trattative, di richieste e di licenziamenti, il comunismo punta sulla debolezza del Paese per operare la sua infiltrazione pacifica e mimetizzata in cui riesce a dimostrare l'altrui incapacità e la propria forza. ... E l'altrui incapacità è evidente quando milioni di disoccupati non producono nè per sè nè per gli altri; quando le aziende non possono lavorare a pieno regime licenziando o riducendo gli orari, perchè non sanno a chi vendere ciò che sarebbe indispensabile per milioni d'infelici pri v'i del potere d'acquisto per comperare e condannati alla fame ed alla disoccupazione. E milioni di esseri umani vivono nella più completa indigenza mentre i nostri parlamentari in definitiva sono stati capaci solo a fare la statistica della miseria, ma non già a operare una reale azione distruttiva del fenomeno che 1nina alle fondamenta la nostra civiltà. E non si accorgono i nostri ~- 454 ,ca Gino Bianco governanti che troppo spesso per risparmiare qualche centinaio di miliardi di cartamoneta nel bilancio statale, non si sanno utilizzare energie umane e produttive che potrebbero di gran lunga innalzare il troppo misero tenore di vita di milioni di persone. Si ritiene utile al Paese il risparmio contabile di bilancio in vista di un illuso rio pareggio e non si pensa all'enorme sperpero di energie inutilizzate, si crede di risparmiare e si distrugge la ricchezza avvilendo milioni di persone. Questa è la nostra vera tragedia che ci porta giorno per giorno al comunismo distruggendo il nostro sacro patrimonio sociale e spirituale. Saprà il nuovo Governo _capire finalmente la ~ituazione? Saprà, come fece Rooselvelt negli Stati Uniti, creare le premesse del risveglio oper~io dal duplice dominio dei comunisti e dei datori di lavoro, attraverso una giusta legge sindacale indirizzata per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori? Saprà il Governo sopratutto avere, come ebbe Rooselvelt in una situazione altrettanto grave come la nostra, una politica veramente produttivistica ed illuminata per eliminare la disoccupazione che è alla base delle nostre tragiche condizioni?

- 1) La caratteristica più drammatica degli errori del sistema economico moderno è l'incapacità dei politici e degli economisti a regolare razionalmente la produziona con il consumo in modo da utilizzare realmente tutti i fattori produttivi esistenti, elin1inando ogni disoccupazione ed ogni sperpero di capitali e di energie, per dare a tutti quel giusto tenore di vita che la tecnica moderna potrebbe offrire. Pare un tragico destino, rna più aumentano le possibilità della produzione moderna e più aumentano i disagi sociali e politici, e se noi esaminiamo obiettivamente il problen1a e superiamo le cortine fumogene che gli interessati comunisti diffondono sulle c,>-:1traddizioni econon1iche del no-· stro sistema cosi detto capitalista, ci apparirà chiaram~ate che l'essenza della tragedia :;oci&le non sta tanto nell'orm~i superabile contrasto mal'~dsta per la divisione degli utili tra capitale e lavoro, ma in qualche cosa di ben profondamente diverso di cui soffrono in definitiva sia i lavoratori che gli imprenditori. La tragica contraddizione consiste nell'incapacità strutturale del nostro sistema economico finanziario nel saper dare con regolarità ai consu- · Biblioteca Gino Bianco Parte prima matori il potere d'acquisto adeguato per comperare tutto quanto continuamente si produce e che si potrebbe produrre in ben maggior copia se non vi fossero degli ostacoli che lo impediscono. Ostacoli che dipendono essenzialmente dalla inadeguata politica finanziaria degli Stati moderni, sopratutto per quanto concerne la regolamentazione della circolazione rnonetaria e delle spese e delle entrate delle finanze sta tali. La circolazione monetaria è lo strumento principale attraverso cui la produzione si organizza ed arriva al consumatore, ed è proprio qui, nella mancanza di una razionale regolarizzazione della circolazione monetaria in rapporto alla produzione ed al consumo, che consiste il male essenziale che provoca tante miserie e tanti dolori. Io ritengo che alla base di tutto vi sia un errore direi di prospettiva da parte <lei Governi nell'applicazione delle leggi fondamentali dell'economia politica. In effetti si può dire che il contrasto consiste sopratutto tra ·la paura dell'inflazione che provoca il blocco della circolazione monetaria e conseguentemente una miope politica di stretta economia, in 455

contrapposto con le es1genze della collettività che r1chiedere'blbero fortissim,i investimenti ed un aumento del circo- ~ante sia per migliorare la produzione sia per eliminare la disoccwpazione. L'equivoco sta essenzialmente nel credere che ogni passivo nel bilancio statale, che ogni aumento del circolante monetario provochi una diminuzione del valore un]itario della moneta e quindi inflazione. Ora in\[ece, e questo cercherò di spiegarlo, se è indispensabile la stabilità del valore unitario della moneta per impedire ogni pericolo dj inflazione con tutte le gravi conseguenze che essa provoca, è errato credere che la stabilità del valore unitario della moneta dipenda esclusivan1ente dalla quantità di moneta in circolazione, mentre invece essa dipende sopratutto dai rapporto tra la quantità della produzione e la quantità di moneta. E' cioè un valore dinamico e non statico e poichè è supremo interesse dello Stato e della collettività che massima sia la quantità dei beni che si .QOSsono produrre e distribuire, la quantità di moneta può e deve aumentare in esatte proporzioni e con una razionale manovra economica e finan - ziaria, affinchè vi sia in cirE ~56 ca Gino Bianco colazione tanta moneta quanto ne richiedono le effetti ve possibilità della produzione. La teoria classica della moneta 2) Per ,poter comprender•e il tragico errore ,che sta rovinando la nostra civiltà io credo utile esporre in sintesi prima lo schema classico dell'economia liberale nelle condizioni teoriche ed ideali da l ssa ipotizzate e poi la nostra situazione con gli sfusan1enti dovuti alla realtà et:onomica e politica e quindi gli adattamenti che Qccorre adoperarr per poter appiicare ~f ti - cacemente gli schemi classici dell'economia. 11 problema consiste :iell'esattamente applicare l'es-;;enza della economia cla.;Jica e nel compiere con esattezza le varianti necessarie per poter vdeguare alla realtà le regole fondamentali deìla dornanda e dell'offerta dei beni di consumo e della moneta di scambio. La teoria dell'economia classica si basa essenziahnente sulla legge della domanda e dell'offerta in un mondo economico la cui moneta è un bene prezioso, generalmente roro e qualche volta l'argento, accettato da tutti come n1ezzo di scambio. Nel mondo ideale costruito

dai classici dell'economia si possono sta bi 1 ire diverse enunciazioni le quali sono fondamentali per compren - dere il meccanismo della vita economica e le sue leggi. La prima enunciazione fondamentale è che attraverso lo scambio in un mercato ideale in cui si realizzi la perfetta libera concorrenza si deve ~rrivare alla coincidenza del prezzo di vendita dei prodotti con il costo marginale di produzione (comprensivo degli utili marginali) ed alla coincidenza a questo prezzo tra la quantità prodotta e le rich~este dei consumatori. Anche l'oro monetato soggiace alla stessa legge ed essendo un bene producibile come tutti gli altri si dovrebbe produrre tanto oro da monetizzarsi in rapporto alla richiesta, ed il suo valore coinciderà con il suo costo di ,produzione, e la quantità prodotta ed in circola~one coin!Ciderà con la richiesta. Normalmente il costo della produzione dell'oro dovrebbe essere sufficientemente costante, per cui il valore della moneta· sarà stabile ed il prezzo dei beni dovrà variare solo in funzione del loro valore e non in funzione di variazioni del valore della n1oneta. Lo Stato nel mondo economico classico ha solo la funzione di coniare la moneta dandole un valore garantito e Biblioteca Gino Bianco di tassare i cittadini per pa - gare le spese collettive. Ed in questo senso i disavanzi del bilancio sono da ritenersi negativi perchè devono essere coperti con d(::biti pubblici che gravano in futuro sulla collettività. Ed ecco quindi l'ideale del buon statista come amministratore di arrivare al pareggio e meglio anzi all'attivo per poter garantire un miglior futuro alla collettività, sia per migliorare le spese, sia per diminuire le tasse. In conclusione lo Stato non regolerebbe affatto la quantità di moneta aurea, perchè la produzione d'oro si amplia o si restringe automaticamente a seconda le richieste, per cui il potere di acquisto ed il risparmio si possono naturaln1ente espandere attraverso un aumento automatico dello oro prodotto e monetato. E ciò senza che si modifichi affatto il valore della moneta in I quanto questa aumenterebbe di quantità in rapporto alle esigenze della collettività. Potendo l'oro essere liberamente prodotto, il potere di acquisto dei compratori sarebbe sempre adeguato alle 1nerc'i prodotte, essendo la n1oneta circolante aumentabile in quantità proporzionale alle necessità,· cosiochè le crisi di superproduzione non potrebbero esistere in senso generale, ma potrebbero solo in457

vestire un settore produttivo, significando solo necessità di spostamento di- produzione da un settore ad altri settori. Sarebbero quindi crisi benefiche e non crisi negative. Questo in sintesi il mondo ideale della moneta aurea,· del libero scambio, e della libera concorrenza e produzione. L'economia mode1•na 3) O.sserviamo ora il nostro sistema economico moderno quale è nella sua realtà, e vediamo le profonde differenze dal sistema teorico dei classici e quali conseguenza ne derivano. Il sistema economico moderno ha due caratteristiche fondamentali che impongono profondi adattamenti al sistema classico. Primo: il sistema monetario che ormai in gran parte dei Paesi è sganciato dall'oro ed è esclusivamente basato sulla cartamoneta la quale ha un proprio valore di scambio all'interno di ogni paese indi·· pendentemente dalla garanzia aurea più o meno esistente. Secondo: l'incremento fortisshno delle possibilità di produzione per lo sviluppo enorme della tecnica produttiva, la quale continuamente tende a diminuire la richiesta di mano d'opera ed a incrementare l'offerta di prodotti. 458 81.1..._._ _,aGino Bianco Men tre le leggi essenziali dello schema classico si muovevano essenzialmente in una economia statica o scarsamente dinamica, l'economia moderna richiede un'applicazione adeguata allo sviluppo vertiginoso della produzione con tutte le conseguenze che ne derivano. Osserviamo anzitutto questa seconda caratteristica in base agli schemi classici. Lo sviluppo vertiginoso della produzione in un'economia classica a moneta aurea richiede necessariamente un forte aumento di produzione dell'oro per poter fronteggiare la sempre crescente offerta di merci. Infatti sempre seguendo rigorosamente le leggi dell'economia classica è chiaro che l'aumento della produzione ed il miglioran1ento della tecnica produttiva portano come conseguenza ad una continua richiesta di moneta per poter vendere la ere-• scente produzione. Per cui sempre in base alla legge della domanda e dell'offerta alla grande richiesta di oro mon~tato dovrebbe seguire un grande incremento della produzione di oro con urgente necessità di grande espansione monetaria per evitare crisi generali di superproduzione. Il che quindi .ci precisa il fatto essenziale che la quantità di moneta può e deve aumentare in rapporto all'au-

mento della pròduzione senza nessun pericolo di svalutazione del valore unitario della moneta. Il sistema monetario car• taceo Osserviamo ora l'altra caratteristica essenziale dell:1 vita moderna e cioè la trasformazione del sistema 1nonetario da aureo a cartaceo. Le necessità derivanti dall'aumento vertiginoso della produzione nonchè le vicende ,belliche hanno di fatto unposto un sistema ibrido, le cui precise caratteristiche non sono state a mio modo di vedere adeguatamente studiate. Nel sistema attuale vigente in moltissimi paesi il valore di mercato della carta moueta 'in circolazione supera di- gran lunga il valorè delle garanzie auree della Banca di Stato per cui mentre queste garanzie pregiate servono sopratutto per gli scambi in ternazionaU, quasi nessun legame ormai si può dire esista tra il valore globale della cartamoneta in circolazione ed il valore glo~- bale della riserva aurea o pregiata che dovrebbe garantire questa circolazione. E cioè il valore della cartamoneta è ormai un valore fiduciario di scambio, per cui l'unità monetaria ha un suo valore come tutti gli altri beni in rapBiblioteca Gino Bianco porto alla legge della do1nanda e dell'offerta. Ora dato che il pubblico ha ormai accettato di fatto que - sto valore fiduciario è evidente l'enorme convenienza che si ha nel poter disporre cli una moneta, il cui costo di produzione rispetto an·oro è insignificante con grande risparmio quindi di lavoro: non solo, ma secondo grande vantaggio, è che il valore della cartan1oneta non dipende più dal costo di produzione, che anche per l'oro può variare, ma dipende esclusivamente dal valore di scambio con altri beni, cosicchè la carta moneta opportunamente manovrata pµò essere la moneta ideale a valore costante. Terzo elemento fondamentale è che la quantità delìa moneta può essere règola ta dai singoli Stati. in rapporto alla effettiva necessità della popolazione, senza che vi siano· limi ti derivanti dall'avere o no la possibilità di procurarsi l'oro od i beni pregiati necessari per la moneta. Questi sono i tre elementi fondamentali per cui la cartamoneta è infinitamente superiore ad ogni altro sistema monetario. Purtroppo tutti i mali che oggi esistono nel campo economico e sociale consistono proprio nel non saper sfruttare ·i pregi della cartamoneta che è l'unico sistema adatto alla vita n1oder459

na e nel confondere le regole e le necessità del sistema superato della circolazione aurea, che è ormai solo una nobile aspirazione dei governanti, con le esigenze di manovra finanziaria che la cir- . colazione cartacea impone. E poichè, pur non potendo 1) Poste queste premesRe credo che sia opportuno esaminare quelle che sono le due esigenze fondamentali dell'economia moderna per una esatta regolamentazione della moneta cartacea: a) circolazione monetaria adeguata nella quantità e nella velocità alle reali esigenze della produzione, del risparmio, e del potere d'acquisto della collettività, in modo che si possa realizzare cioè la piena occupazione di tutti i fattori produttivi, il massimo sviluppo del risparmio individuale ed un adegua•- , to potere d'acquisto da parte dei consumatori per poter comperare tutto quanto viene in sempre maggior misura prodotto. b) moneta regolata a valore unì tari o stabile. Per la vita produttiva della collettività l'ideale è avere E ~60 ~aGino Bianco avere per cause di fatto la circolazione aurea, tutti i governi a questa tendono, si hanno dei sistemi ibridi che sono contraddittori e sbagliati proprio perchè tendono a ciò che è irrealizzabile non sapendosi adoperare ciò che è a portata di mano. Parte seconda una grande abbondanza di potere d'acquisto e unico limite a questa esigenza è la disponibilità effettiva dei beni producibili. Fino a quando sul mercato la richiesta di beni non ~upera l'effettiva possibilità della produzione, non vi è alcun pericolo che la n1oneta si svaluti per l'aumento dei prezzi che può essere detern1inato dal prevalere della richiesta sull'offerta. L'abbondanza di potere cli acquisto determina uno sviluppo favorevole a tutte ìe iniziative produttive, sia per lo sviluppo di quelle esistenti. sia per la creazione . di .nuove iniziative. E' chiaro che solo in queste condizioni si può veramente cercare di eliminare sia la disoccupazione esistente, che quella tecnologica determinata dallo sviluppo crescente della meccanizzazione, nonchè di creare le premesse

per la miglior razionalità del - la produzione. Se il denaro abbonda sarà facile l'iniziativa produttiva~ sia per la possibilità di avere denaro da investire da par-te degli imprenditori, che per la possibilità di avere forti somme di denaro a credito n tassi bassi. Tutto questo incrementa le inizia ti ve di concorrenza, diminuisce il livello dei profitti, smontando i monopoli che di solito si giovano del·- le maggiori possibilità finanziarie, riuscendo contemporaneamente a diminuire uno dei maggiori costi industriali e commerciali causato dall'3lto tasso del denaro. 2) Altro elemento fondamentale è l'abbondanza di denaro per il risparmio e questo non tanto ai fini delìe possibilità di nuovi investimenti, di Ct\i dinanzi si è detto, ma per avere una indispensabile salvaguardia e ri - serva sia per il potere q'acquisto in generale della collettività, sia per il potere di acquisto individuale. Il sistema produttivo ne• gli U. S. A. Negli Stati Uniti, per esempio, si sono quasi raggiunte le migliori condizioni per quello che riguarda il siste1na produttivistico con lo sfruttaBiblioteca Gino Bianco re al massimo la circolazione monetaria esistente, che è ancorata tuttora all'oro, di cui però quella Nazione detiene la ·massima ,quantità esistente nel mondo, oro inutilizzuto e sterilizzato nei grandi depositi fortificati. Vi è cioè una forte circolazione monetaria, in quanto vi è una forte riserva aurea, conquistata in particolari situazioni di favore sia per le ricchezze naturali, sia nelle contingenti situazioni delle due guerre nwndiali. Tuttavia pur giovandosi di questa particolare favorevolissima situazione, gli Stati Uniti, per far fronte col potere d'acquisto all'enorme sviluppo produttivo della tecnica moderna, hanno dovuto forzare al massimo la velocità della circolazione monetaria attraverso un sistema di vendita a rate e di crediti che coinvolge tutta la vita del Paese. In definitiva e i privati e le in1prese sono soggetti ad un forte indebitamento e privi del risparmio monetario necessario per fronteggiare ogni evenienza. Ora, sia per i privati, che per le imprese, che per la collettività, questo sistema è rischiosissimo per cui costante incombe su quel Paese lo spettro di una crisi economica di gravità incalcolabile, quale quella del 1929, di cui gli americani hanno ancor oggi un vero terrore. 461

Infatti basta un minilno rallentamento nelle vendite, per mettere in stato d'allarme tutto il sistema, ed oggi, dopo la fine della guerra di Corea, potrebbe proprio det~rminarsi questa pericolosissima situazione. Dif'etti del sistema an1•eo negli Stati Uniti La rigidità della circolazione monetaria di tipo aureo impedisce di poter aumentare il potere d'acquisto in proporzione delle possibilità crescenti della produzione ed il voler forzare la velocità di circolazione sopràtutto attraverso il credito è assai pericoloso perchè alla m1n1m:1 contrazione di vendite ed al minimo accenno di disoccupazione si può capovoigere tutto il ciclo positivo d'incremento produttivo e piombare in crisi di sottoconsumo o superproduzione. Questo è il pericolo che incombe sugli Stati Uniti per non avere una circolazione monetaria costantemente adeguabile allo sviluppo produt-- tivo e per avere dovuto sviluppare al massimo il credito e la vendita a rate senza poter incrementare il risparn1io individuale e collettivo. Se invece i singoli lavoratori potessero avere un forte risparmio monetario e le azienB ti62 ,a Gino Bianco de potessero avere una forte riserva monetaria in proprietà, tutto l'incrementò produttivo si potrebbe svolgere tran- .. quillamente ed il risparmio potrebbe svolgere tutta la sua indispensabile funzione di riserva sia per potere d'acquisto sia per disponibilità ai fini degli investimenti produttivi: il che è indispensabile per una razionale vita economica. L'individuo potrebbe contemporaneamente risparmiare e comperare tutto quanto il mercato offre, le aziende potrebbero svilupparsi s~nza dipendere eccessivamente dal credito, ed il ciclo produzione-consumo potrebbe svolgersi nel suo prodigioso incremento progressivo senza strappi e con regolarità. Ecco quindi che occorre che la quantità di moneta in circolazione sia talmente forte da servire non solo per com- ,perare tutto quanto è tecnicamente possi'bile produrre, ma anche per risparmiare una giusta riserva di ,potere di acquisto. Un paese in cui i cittadini · abbiano tutti forti. risparnu monetari, tesauriz·zati o meno, è un paese socialmente ed economicamente sano, senza pericoli di crisi in quanto tutti hanno la riserva per comperare la produzione crescente, il che quindi permette il costante pieno impiego.

(Jontro l'in:flazione l'incre• mento produttivo e mo• netario 3) Ciò premesso, tutto il problema consiste, sempre in relazione allo sviluppo della situazione economica del Paese, nel saper attuare una adeguata politica economico·-finanziaria che aumenti al massimo la circolazione monetaria facendo rimanere stabile il valore unitario della moneta. E questo fatto, ·è bene dirlo con chiarezza, non deve aver nulla a che vedere con le 1nanovre inflazionistiche, che giustamente spaventano gli economisti, ma deve essere unicamente considerato sotto l'aspetto -dell'aumento del potere d'acquisto monetario equivalente nei suoi effetti, sia pure sotto la forma dell'aumento della circol~zione cartacea, all'aumento della circolazione monetaria aurea di cui all'ideale sistema classico. Le manovre inflazionistiche, diminuendo il valore unita1io della moneta, non possono generalmente portare ali'a~n1erito del potere d'acquisto globale perchè l'aumento della quantità della moneta è controbilanciato dalla diminuzione del valore unitario. Qui invece si richiede un aumento del valore comples--• sivo del circolante monetario attraverso un aumento della Bibl~ot ; Gino Bianco quantità a valore unitario stabilizzato. E poichè non è più la produzione dell'oro quella èhe regola la quantità della moneta, ma l'emissione _della moneta cartacea da parte dello Stato, ecco che si deve indirizzare su altre basi tutta la politica economico e finanziaria del Governo, che non deve limitarsi ad impostare il vecchio sistema di bilancio ad entrate ed uscite in ·pareggio, ma deve su questo bilancio necessariamente impostare la sua politica economica di regolazione del circolante monetario. I\Ton più il vecchio schema di un bilancio che doveva essere in pareggio ed era sempre passivo, 1na una visione ben più ampia e consapevole delle esigenze dello Stato moderno, per cui sia gli introiti che le spese non sono più delle semplici cifre da far quadrare ma assumono una loro particolare specifica fisionomia; per cui ci sono ~pese utili e per la collettività e per .la difesa ·della moneta, e delle entrate negative a tutti gli effetti sia sotto l'aspetto puramente economico del Paese che sotto lo stes,s-0aspetto della difesa del valore unitario della moneta, come ad es. per le imposte sui consumi. Farebbe un paradosso ma è una precisa realtà di cui purtroppo ogigi subiamo gli e.ffet463

ti negativi, ma il ,bilancio statale ha entrate che si devono evitare a spese che si devono fare e questo non soltanto ai fini sociali ma anCJhe ai fini specifici del valore unitario monetario. Occorre quindi esaminare attentamente il problema in modo da poter schen1atical,jlneamenti per una nuova politica economica . Per poter esattamente valutare i vari aspetti di una politica finanziaria basata sia sulla difesa del valore unitario della moneta sia sulle necessità della massima produzione e distribuzione, è opportuno precisare alcune norme fondamentali, che del resto si riallacciano in gran parte alla classica teoria della scien - za delle finanze, pur cercando di interpretarla secondo le esigenze della vita modE:rna. Il sistema tributario 1) 1 Esaminiamo anzitutto n sistema tributario. Ogni tassazione sui beni e sui consumi, per il fatto che generalmente provoca un rialzo dei prezzi, .agisce negativamente sul valore unitario delB 464 .,aGino Bianco mente precisare un quadro rii una politica econon1ica · e finanziaria che dia effettivamente ai produttori ed ai consumatori la possibilità di attuare socialmente quello che l'economia moderna richiede: Massinia produzione Completa ed equa distri~-uzione. · Parte terza la moneta, ed è quindi normalmente da scartare. E' o dovrebbe essere evidente l'assurdità di queste tassazioni fatte per quadrare il bilancio credendo così di difendere la moneta e quindi aventi scopi antinflazionistici e che invece fanno aumentare i prezzi operando proprio da sole quella svalutazione che si· voleva evitare. Sganciato il sistema finanziario dalla errata preoccupazione del miraggio del pareggio di bilancio, queste tassazioni sono da eliminare, anche se hanno sempre invogliato i governanti per la facilità di esazione. D'altra parte le tassazioni personali sulle ricchezze individuali hanno invece due in1portanti pregi: a) di non gravare sul valore unitario della moneta ed anzi di diminuire il potere di

acquisto, eliminando eventuali eccessive richieste di pro-. dotti che potrebbero essere dannose nell'equilibrio del mercato. b) di poter riequilibrar-e socialmente le sperequazioni individuali di ricchezze e di reddito esistenti nella collettività. Per il primo punto, mentre ai fini della difesa del valore unitario della moneta è errato prelevare parte dalla circolazione con le imposte sui beni in quanto si ha invece un effetto contrario, la manovra è invece esattissima attraverso le imposte personali che agiscono direttamente diminuendo eventuali esuberanze di potere di acquisto. Per il secondo punto, le imposte dirette appaiono necessarie ed indispensalbili, anche a prescindere dal primo punto, per poter eliminare od attenuare quelle sperequazioni sociali che la vita libera dell'economia inevitabilmente apporta. La funzione sociale delle imposte dirette è importantissima e meglio che con qualunque sistema economico coattivo o dirigista si può riuscire ad ottenerè una equa scala di valori attraverso drastiche imposte sia sui redditi che sui capitali, così come del resto è praticato con ottimi risultati negli Stati Uniti ove per qi più si è riusciti a dif- ' Biblioteca Gino Bianco fondere un giusto senso di orgoglio e di dovere patriottico nel pagare le tassé che fa veramente onore ad un popolo civile. Chi guadagna di più, paga di più allo Stato e cosi facendo acquista una posizione di prestigio morale che lo compensa del suo dare economico. D'altra parte attraverso for- . tissime imposte sulle eredità si è pure riusciti negli Stati Uniti ad eliminare in gran parte la cristallizzazione delle ricchezze e quindi delle classi sociali .per cui si ha la massima fluidità nelle rie- · chezze individuali e tutti possono in concreto aspirare ad una posizione sociale adeguata alla propria capacità. Spese statali produttive 2) Esaminiamo ora le spese statali. Le spese statali che direttamente o indirettamente fanno aumentare la produzione non hanno generalmente influenza negativa sul valore unitario della moneta in quanto al maggior potere d'acquisto immesso in circolazione, corrisponde una maggior offerta di prodotti. In particolare qui è da tener presente il fatto importantissimo che le spese statali non hanno tutte il medesimo effetto sulla moneta, nel sen465

so che l'aumento del circolante provochi una dimin uzione del valore monetario. Infatti sono da distinguersi quelle spese statali che pur essendo utili, aumentano il circolante senza che vi sia una contropartita in beni vendiibili, dalle altre ,che invece si possono chiamare più esattamente investimenti produttivi a più o meno lunga scadenza, o da quelle che in definitiva non sono altro che la trasfor-· mazione del denaro emesso dallo Stato in beni vendibili, il che quindi permette il ritorno allo Stato della moneta emessa. Infatti prendiamo ad esempio -una iniziativa statale per costruire case da mettere successivamente in vendita. Vi potrà essere una pressione tnonetaria all'inizio del pagamento dei salari e dei materiali da costruzione, pressione che potrà però essere successivamente annullata dalla vendita delle case e quindi dal ritorno della moneta emessa. Al massimo, se il ricavato della vendita per motivi sociali od economici non sarà equivalente alla moneta emessa, la differenza passiva potrà gravare sul bilancio, n1a all'attivo dell'iniziativa statale vi sarà sen1pre stato un incremento di ricchezza nazio- ·nale. Vi potrà essere dal punto di vista monetario un problema di congiuntura, ma -non Bit 466 1 Gino Bianco certo un aumento definitivo di circolante pari al valore delle case costruite, qualora questo aumento non fosse opportuno. Debito pubblico 3) Terzo ipunto fondamentale è l'aumento del potere d'acquisto non solo attraverso la moneta, mia anche attraverso il debito pu.bblico. Da un punto di vista della posizione debitoria dello Stato è praticamente identico emettere una certa quantità di carta moneta senza avere la riserva ed emettere dei titoli di debito pubblico a più o meno lunga scadenza, redimibili o meno. Anzi mentre l'emissione di cartamoneta comporta una posizione debitoria statica, la emissione del debito pubblico comporta inoltre il pagamento" degli interessi, per cui al debito principale si aggiunge il pagamento di questi, il che quindi aumenta automaticamente gli impegni passivi dello Stato. Da un altro punto di vista, dal punto di vista cioè del potere d'acquisto, il sistema del debito pubblico raggiunge lo stesso effetto dell'emissione monetaria in quanto anch'es.: so dà alla collettività una certa quantità di capitale convertibile in moneta, con una

prof onda differenza però dalla cartamoneta: che cioè il debito pubblico rappresenta un potere d'acquisto normalmente dedicato al risparmio e quindi non spendibile sul mercato. Mentre •l'emissione di cartamoneta dà alla collettività un :potere d'acquisto che subito si può riversare sul mercato iper l'immediata spen- · dita, l'emissione di debito pubblico rappresenta un potere d'acquisto che la collettività tesaurizza. Ciò è utilissimo ed indispensabile per quella forma di risparmio di cui gli individui e la collettività hanno necessità così come abbiamo già spiegato prima. Bisogna però dare maggiori garanzie al pubblico che è stato gravissimamente danneggiato dalle svalutazioni monetarie, per cui fino a quando tutti non saranno sicuri che con adeguata manovra finanziaria si può mantenere stabile il valore unitario della moneta, occorrerà, se si vuol potenziare il debito pubblico, come è necessario, trovare dei sistemi (ad es. proporzionale rivalutazione degli interessi in caso di aumento del costo vita), per ridare la necessaria fiducia al risparmiatore ed anche per impedire delle vere e proprie truffe legalizzate. Biblioteca Gino Biancc ·-Comunque attraverso· il de- ·bito pubblico, lo Stato può fortemente ampliare senza pericoli di svalutazione monetaria il potere d'acquisto della collettività ed in effetti sia pure empiricamente il sistema del debito pubblico è stato sovente usato per pagare gli inevitabili passivi del bilancio statale senza gravare inflazionisticamente la circolazione monetaria. Però, se la circolazione monetaria è insufficiente, come attualmente in Italia, l'emissione del debito pubblieo può avvenire solo in concomitanza con l'emissione di cartamoneta. In altre parole l'emissione di debito pubblico può. in questo caso avvenire solo come trasformazione della moneta emessa in più di quella esistente e non come diminuzione di questa. · Infatti i privati non possono comperare le nuove emissioni se non hanno moneta sufficiente. Per cui prima occorre emettere moneta e poi ritirarla con l'emissione del debito pubblico. Politica c1•edltlzia· 4) Qullrto ed ultimo ele- ·mento analogo con il precedente, ma sopratutto destinato ad immediate utilizzazioni produtti,ve, è la manovra creditizia. 467

Lo Stato còme può emettere moneta per pagare le spese che esso deve fare, cosi può emettere moneta per darla a credito, sia pure. con le dovute garanzie. Mentre nel primo caso la ~missione è a fondo p~rduto e si ha un aumento definitivo del circolante, nel secondo caso l'aumento è tempora· neo per la durata del credito ed anche se la politica creditoria fosse permanente, comunque l'aumento del circolante è assai facilmente recuperabile. A mio modo di vedere la politica creditizia dello Stato non ha nulla a che vedere, come purtroppo avviene, con il passivo del bilancio statale, non solo ma lo Stato dando denaro a prestito lo può dare . con interessi o senza, e nel primo caso si ha una vera e propria entrata che diminuisce l'ammontare totale del circolante (alla stessa stregua in senso opposto degli interessi passivi del debito pubblico che lo fanno aumentare), .. mentre nel secondo caso, che si dovrebbe poter verificare per crediti a finalità sociali, lo Stato nulla guadagna e nulla perde. .... L'emissione di moneta a credito, anche se non aumenta il circolante definitivamente, _amplia però il volume di moneta in circolazione; tutBib ~6..~- Gino Bianco tavia se la moneta a credito è data a scopi produttivistici e sociali, la sua influenza sul valore unitario della moneta può non solo non essere nega- ~ tiva, ma anzi positiva, aumentando il volume della produzione, senza aumentare il volume definitivo del circolante. Comunque, lo Stato dovrebbe poter emettere direttamente moneta a credito, al di fuori del proprio bilancio delle spese, con forme dirette a costi ridottissimi senza bardature bancarie che gravano inutilmente il costo del denaro. Credito e lnlzlutlYa privata Vi è inoltre un altro aspetto di una sana politica creditizia . Il denaro abbondante ed a buon prezzo non solo facilita le imprese produttive e ne diminuisce il costo, ma fa diminuire il tasso del profitto industriale favorendo il moltiplicarsi delle iniziative e la libera concorrenza . Un forte incremento credi- . tizio sopratutto da parte dello Stato oltre ai vantaggi suesposti, ha il pregio di dare modo al Gpverno di manovrare la circolazione monetaria, avendo la possibilità di diminuirla, restringendo il credito, con estrema facilità. Pe1 combattere eventualmente un

eccessivo potere d'acquisto monetario, la politica di restrizione del credito è certo immediata ed efficacissima. E se ne ebbe la prova sul finire del 1947 con la mano- -vra di Einaudi che salvò la lira dalla completa svalutazione. Allora quando mancava la possibilità materiale d'incrementare la produzione in rapporto alla sempre crescen - te quantità di moneta circolante, nonchè all'automatico aumento dei salari a scala mobile, la manovra fu per·- fetta e veramente salutare; ma avrebbe dovuto essere In definitiva lo Stato deve . controllare se esiste o no uno squilibrio tra produzione e consumo ed adeguare la sua azione finanziaria ed economica alle necessità del Paese attraverso una razionale manovra clhe distribuisca il necessario potere d'acquisto mantenendo immutato il valore unitario della moneta. Quando ad esempio esiste come oggi in Italia un sottoconsumo che provoca un'artificiosa superproduzione è chiaro che gli imprenditori non possono vendere non già perche manchi la volontà di comperare, ma perchè i consumatori non hanno sufficiente poBibJioteca Gino Bianco chi~ro che mutata la situazione economica si sarebbe dovuto anche cambiare la politica finanziaria. Voglio ancora insistere sul fatto, di basilare importanza, sopratutto ai fini sociali, quale può essere l'emissione di moneta a credito a scopi produttivi, per esempio case popolari, senza corresponsione d'interesse, il che potrebbe contribuire a risolvere la grave e inumana situazione di milioni di famiglie che vivono in baracche od ammassate in alloggi insufficienti. Conclusione tere d'aèquisto ed ecco allora la necessità di immettere ·il potere d'acquisto sufficiente iper poter riattivare il ciclo _ consumo-produzione. Alcuni pensano unicamente alla politica dei forti aumenti salariali senza tener presente ... che gli aumenti salariali possono é debbono verificarsi in connessione con la manovra di adeguamento finanziario e con il riattivamento della produzione. Se infatti vi è solo aumento salariale, il datore di lavoro, avendo avuto un aumento di costo non controbilanciato da diminuzioni, aumenterà. i prezzi in misura 469

più o ,meno proporziona.le e quindi in definitiva sarà praticamente immutato il potere d'acquisto e si svaluterà soltanto la moneta. Se invece lo Stato aumenta la circolazione diminuendo ad esempio la pressione fiscale sulle imposte sui consumi e sui salari operai è evidente che vi potrà essere un aumento netto del potere d'acquisto dei lavoratori, che sono per la gran massa dei consumatori, senza aumento dei prezzi, semprechè naturalmente vi sia abbondanza di prodotti sul n1ercato e si riesca ad incre1nentare questa produzione in modo che gli imprenditori, pur avendo immutato il loro costo di produzione, non aumentino artificiosamente i prezzi a causa di una eccessiva richiesta di prodotti in confronto alla disponibilità della produzione. Azione dello Stato nel noo- 'VO sistema ' E' qui il punto critico. La manovra deve essere attenta1nente controllata in modo che l'aumento del circolante venga ad e3sere accompagnato dall'aumento della produzione cosicchè vi sia sempre un equilibrio tra offerta e richiesta di beni, utilizzando al Bib 4 O ,a Gino Bianco massimo tutti i fattori . produttivi. Se lo Stato spende per far lavorare produttivamente i .. disoccupati tenendo presente quello che abbiamo detto nel punto precedente, l'aumento della produzione impedisce ogni manovra al rialzo dei produttori cd anche gli aumenti salariali potranno avvenire senza aumento di prezzo, se proporzionali ed in con - comitanza con la riduzione dei costi di produzione e dei costi di distribuzione. In altre parole la politica finanziaria dello Stato deve avere attraverso le entrate e le spese queste finalità: 1) Attivare al massimo la produzione sia con iniziative dirette, sia favorendo l'iniziativa privata; 2) Indirizzare la produzione a fini sociali ed umanitari sopratutto attraverso le iniziative dirette; 3) Incrementare attraverso il prevalere delle spese sulle entrate il potere d'acquisto della collettività fino al massimo limite compatibile con la stabilità del valore unitario della moneta in modo che vi sia equilibrio tra la massima produzione tecnicamen te possibile e l'offerta di moneta. In sintesi per poter attuare queste finalità nell'attuale si-

tuazione di sottoconsumo e di crisi cronica industriale occorre: 1) Incrementare fino al completo assorbimento della disoccupazione tutte le iniziative atte a produrre beni destinati. ai consumi popolari cd in special modo case, che souo alla base per un civile tenore di vita. 2) Emissione di una forte massa di debito .pubblico in ' concomitanza con l'aumento del circolante per poter aumentare al •massimo le spese a caratte.re sociale e umanitario senza aumentare il circolante oltre i limiti d'equiliibrio tra domanda ed offerta di beni. 3) Incrementare· al 1nas5imo le imposte individuali sul reddito e sul capitale partendo però dalle categorie medie ed esonerando le categorie prive del minimo vitale. 4) Abolizione assoluta di tutte le imposte sui consumi in modo da eliminare ogni inutile costo monetario sul prezzo dei prodotti e permettere così un proporzionale aumento dei salari senza aumento dei prezzi. 5) Massimo sviluppo del crèdito da parte dello Stato sia per diminuire il costo del denaro sia per permettere il Biblioteca Gino Bianco massimo sviluppo all'iniziativa privata. In questo modo si potranno avere i mezzi per risolvere i problemi produttivi e sociali che ci travagliano e l'unico vero limite all'aumento della produzione sarà dato dalle possibilità tecniche ed economiche del Paese in una politica finanziaria che però dovrà sempre mantenere l'equilibrio tra domanda ed offerta. Ma questo equilibrio deve essere sempre dinamico nel senso che si dovrà sempre ricercare la massima produzione di beni e se ciò avverrà è chiaro che all'aumento del circolante dovuto alle spese che si devono fare, corrisponderà un aumento dei beni offerti ln vendita che impedirà sia ogni speculazione all'aumento dei prezzi, sia un prevalere infl~ - zionistico della domanda sul - l'offerta. Attraverso il meccanis1no sopratutto delle imposte individuali e del debito pubblico lo Stato potrà regolare la manovra con sufficiente elasticità per conservare stabile il valore unitario della moneta eliminando ogni eventuale eccesso di potere d'acquisto. E poichè la tecnica mòderna è capace di far aumentare in modo vertiginoso la quantità dei beni prodotti ogni pericolo d'inflazione di potere di acquisto monetario dovrebbe poter essere eliminato. 471 •

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