Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 6-7 - giu.-lug. 1952

Scritti di: CAVALLOTTI ,, CIAN ,, COTELLESSA GIACCHERO ,, GIANNITELLI ,, MALA VASI PIERACCINI,, ROSSI,, RUBINACCI ,, RUMOR SANTERO ,, SAVOINI,, TAVIANI,, VIGORELLI ♦ Politica di riforme ♦ Il controllo sociale ♦ Economia piani6.cata ♦ La Comunità europea ♦ Lo Stato farmacista ♦ Medicina sociale ♦ Malattie professionali ♦ L, assistenza agli orfani ♦ L, apprendistato ♦ Il turismo dei lavoratori • Il problema della montagna ♦ Il diritto di sciopero ♦ Il sa lari o familiare ♦ La cogestione • Lettere dalr Aùstralia, Belgio, Francia, S. U. e Vaticano ♦ Cronache - - -- - -------·. - ------ -- -..- Biblioteca Gino Bianco /

dirette da GIUSEPPE RAPELLI • Usciranno ad ogni fin di mese in fascicoli semplici ed in fa; scicoli doppi nel periodo estivo • Abbonamento annuo L. 1000 - ,, semestr. ,, 500F ascicolo semplice ,, 100 - ,, doppio ,, 200 - Estero il doppio ♦ indirizzo postale : LETTERE Al LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul c/c postale n. 1/2192'1 intestato a '' Lettere ai lavoratori,, nell~ uf; licio dei conti correnti di Roma Re.Jpon.Jahile: PIERO RANZI Autor. Trib. di Romn.a 252~ del 25,,~:: J Stabilimento Tipogralico UESISA ; R ::::-,, Biblioteca Gino Bianco

LettearieLavoratori Anno I - N. 6-7 Giugno-Luglio 1962 MEDITAZIONE Non basta sollevare materialmente il popolo, bisogna anche elevarlo moralmente e intellettualmente, per assicurare il migliore avvenire alla società. Con il numero (: doppio » di giugno-luglio la rivista ha raggiunto e superato le quattrocento pagine. Decine di argomenti, decine di scrittori si sono alternati nei vari fascicoli ed hanno offerto ampia materia di lettura e di meditazione. Vorremmo però un favare dai lettori, specie dai lavoratori: ch'essi approfittino .del periodo estivo, delle ferie, per compiere una ricapitolazione di tutta la vasta materia trattata. Balzerà loro evidente il concatenamento logico degli argomenti svolti: essi riguardano lo sviluppo, l'ascesa del movimento operaio, l'elevazione materiale e morale delle classi popolari. Gran cammino compiuto, gran cammino da compiere. Bisogna vincere l'egoismo, bisogna vincere l'ignoranza. La rivista vi ha offerto materia di meditazione: la meditazione v'in<!,ucaad una maggiore ripresa di attività nell'interesse vo-- stro, nell'interesse del popolo. Istruitevi per istruire, ed istruendo educate, educate vort, stessi e il prossimo a sentirsi tutti fratelli, tutti legati ad un patto: quello dell'umano riscatto. Biblioteca Gino Bianco

éRi{or,nismo sociale Bilancio di un anno PROFITTIAMO, dunque, della sosta estiva per riandare con la men te al cammino percorso, valutare l'entità del lavoro compiuto, cercare di enucleare gli elementi che possono caratte1·izzare questo periodo di attività. La prima cosa che dobbiamo chiarire a noi stessi è: vi è stato un filo conduttore a guidarci durante questo anno di lavoro? Perchè il riformismo sociale - che è il nostro metodo - non sia empirismo, è necessario che abbia una visione finalistica ed una capacità di scaglionare le tappe in modo che tengano conto delle possibilità. Io credo di poter affermare che una mèta ed una idea centrale la abbiamo avuta: la sicurezza sociale. Tendere a far sì che l'uomo, le categorie, tutto il popolo si possano, in un a v.... , . . ' . venire piu o meno prossimo, sentir e sicuri dai bisogni e dai rischi; allargare graduai322 Bibl .,aGino Bianco LEOPOLDO RUBINACCI nato nel 1903, senatore democristiano, Ministro del Lavoro. mente la sfera della sicurezza individuale e collettiva. La sicurezza dalla spaventosa catastrofe di una guerra stiamo cercando di conquistarla contribuendo a costruire un argine solido sul piano della solidarietà europea ed atlantica. Sul piano in terno la sicurezza ha nome: previdenza sociale (liberazione dal bisogno), occupazione, ordinato regolamento dei rapporti di lavoro. Io mi propongo di dire - per tornare al titolo dell' articolo - qualche cosa di concreto a proposito di quello che si è fatto nelle tre grandi direzi9ni sopra indicate. Il periodo che si è chiuso ha visto grandi realizzazioni nel sistema della previdenza sociale. Molto si era parlato

di riforma, attese miracolisti-· che erano state stimolate, molto scetticismo era ormai diffuso. Non abbiamo certo soddisfatto quelle ma abbiamo sicuramente contribuito a dissipare, nella gente di buona fede, lo scetticismo. L'invalidità professionale Nel campo dell'invalidità da causa professionale: radicale riforma dell'assicurazione per gli agricoli, passando dalla liquidazione in capitale alla assegnazione di una rendita temporanea o permanente; rivalutazione delle rendite nel settore dell' industria, perequando la condizione degli infortunati anteriormente al 1950 con quella dei nuovi infortunati, migliorando le provvidenze assistenziali, temperando il rigido sistema della capitalizzazione con una sostanziale se pure parziale ripartizione; ed, infine, l'estensione della tutela assicurativa da 6 a 40 malattie prof essionali. Le pensioni Nel campo delle pensioni per invalidità e vecchiaia, il riordinamento attuato con la legge n. 218: l'assicurazione ha avuto una sua sistemazione definitiva, venendo restituita a serie basi assicµrative Biblioteca Gino Bianco temperate da criteri sociali; i1 periodo di quiescenza ~qnsidera to come la proiezione della attività lavorativa, per cui la pensione è proporzionata alla durata del servizio prestato ed al livello salariale raggiunto; eliminato, in conseguenza, l'assurdo ed antisociale appiattimento delle pensioni; introdotto il minimo garantito a favore di circa un milione di attuali pensionati; facilit.'lto il raggiungimento dei requisiti per la pensionabilità alle categorie più diseredate quali gli agricoli; estese le possibilità assistenziali del1'0.N .P .I. per il ricovero dei vecchi lavoratori privi di assistenza familiare; abolito il massimale contributivo, operando una perequazione negli oneri e rendendo possibile· di seguire e di acquisire le variazioni del complessivo monte salari, creato un meccanismo che consentirà, verificandosi le adatte condizioni, di realizzare facilmente l'adeguamento delle prestazioni. E - primo risultato concreto - l'ammontare complessivo delle pensioni elevato da circa 100 a 170 miliardi. Accennerò appena ad altre misure particolari, come l' estensione dell'assicurazione di malattia ai la-roratori domestici, il miglioramento delle prestazioni nell'assicurazione contro la tubercolosi, per ri323

èord.are che in quest'anno ha avuto larga applicazione la così socialmente importante legge per la tu tela fisica ed economica delle lavoratrici madri. E se guardiamo al bilancio complessivo in cifre del sistema della previdenza sociale basterà dire che da 22 miliardi nel 1945 siamo passati a 500 miliardi nel 1951 e toccheremo la vetta dei 600 miliardi nel 1952. E tutto questo con i conti economici degli Istituti assesta ti. La prevenzione La tendenza a considerare i problemi della sicurezza, oltre che sotto l'aspetto riparatore, anche ,sotto l'aspetto preventivo, si è decisamente accentuata. Sul terreno normativo il nuovo grande regolamento della prevenzione è in cantiere e potrà presto essere varato; la vigilanza si è intensificata; e. attraverso la nuova legge sull'E.N.P.I., potranno essere organicamente e con efficienza impostate la propaganda per la formazione della coscienza preventiva nei datori di lavoro, nei dirigenti, nel lavoratori, l'assistenza tecnica per la sicurezza delle macchine e dell'organizzazione del lavoro, la selezione attitudinale con gli esami psico-fisiologici, nonchè le visite sanitarie preventive e periodiche. Bib524 :;aGino Bianco l ; i occupoz,onè Nel campo dell'occupazione dei progressi notevoli sono stati ottenuti: lo confermano le statistiche degli iscritti al collocamento, stazionarie nonostante il fresco apporto di oltre 200.000 giovani unità all'anno. Lo confermano le statistiche degli assicurati agli istituti previdenziali (I.N.A.I.L. 1946, 2 milioni e 651 mila operai assicurati; 1951, 3 milioni e 233 mila; I.N.A.M. 1946, 6 milioni e 849 mila lavoratori assicurati; 1951, 7 milioni e 444 mila lavoratori assicurati): un aumento, quindi, in questi anni di almeno 600.000 nuovi occupati. Un ritmo destinato a migliorare per effetto della politica degli investimenti che si sta perseguendo, ed alla quale è destinato oltre il 20 °/o del reddito nazionale, e che ha avuto nuovo impulso con la istituzione della Cassa del Mezzogiorno, della Cassa per le aree depresse del Centro-Nord e con la nuova legge sullo sviluppo dell'economia e l'incremento dell'occupazione operaia recentemente approvata dal Parlamento. Ma nell'attesa della risoluzione sul terreno economico del problema del pieno impiego, noi abbiamo quesf anno cercato di trarre tutte le conseguen~e sul pi.ano dell'estensione e dell'organicità dal-

le nuove concezioni che ci guidano nell'assistenza ai disoccupati: noi li consideriamo come un potenziale di lavoro inutilizzato, a cui non -si può a'o.dare incontro soltanto con dei sussidi, ma provvedendo all'impiego delle loro energi4~ lavorative nell'interesse pubblico ed ai fini dell'addestramento professionale. Un piano d'impiego Il piano organico per rimpiegu della mano d'opera disoccupata, che il Ministero del Lavoro ha predisposto, prevede: 1) la istituzione di 5.657 cantieri di lavoro e di rimboschimento nei quali saranno impiegati 375.800 <lisoccu-- pati; 2) l'istituzione di 3. 700 COJ'- si di qualificazione prof essionale, nei quali saranno impiegati 125 mila disoccupati. I corsi sono distinti in corsi di qualificazione, in corsi ad indirizzo produttivo per lavoratori gijt qualificati ed il cui addestramento prof essionale deve essere perfezionato, in gruppi di corsi coordinati per la costruzione, in sede di esercitazione pratica, di casette minime destina te ai lavoratori più bisognosi; in corsi normali per la qualificazione professionale dei giovani, da. inquadrare nella nuova disciplina dell'apprendistato or· Biblioteca Gino Bianco mai 1n fase di matura elaborazione davanti al Parlamento. Attraverso i corsi ed i cantieri il Ministero del Lavoro conta di impiegare oltre 100 mila giovani di età inferi ore ai 21 anni; 3) 80 mi] a operai edili in media per la durata di tutto l'anno e per un insieme di 24 milioni di giornate di lavoro son'O impiegati nelle costruzioni dell'I.N.A.-Casa, il cui ritmo è assicurato anche per il 1953 per effetto del f inanziamen to con obbligazioni, autorizzato recentemente dal Parlamento; 4) da 150 mila a 200 mila lavoratori agricoli sono impie• gati per lavori di migli'Orie con l'imponibile di mano d'opera; 5) 100 mila lavoratori destinati all'emigrazione. La pace sociale L'ultimo aspetto della sicu · rezza è la pace sociale. Pace evidentemente non vuol dire creazione di una idillica ed edulcorata collaborazione delle classi fondata su posizioni statiche e conservatrici. Pace sociale come la intendo io vuol dire una condizione di cose per la quale il progresso si possa realizzare senza scosse violente che minino le fondamenta della convivenza sociale, ma permettendo alle aspirazioni ed alle esigen325

ze delle categorie lavoratrici di esprimersi e di gradual-w men te realizzarsi, con temperandosi, nello stesso interesse dei lavoratori, con le esigenze dell'economia e della produzione; significa eliminazione per tutti i ceti dei ciechi egoismi, capacità di impostare i propri problemi nel quadro degli interessi generali; 6ignifica competizione ed anche lotta per giungere ad eque definizioni contrattuali, ma giammai guerra sociale. Perchè questo tipo di pace possa essere acquisito, di fondamentale importanza è l'azione dei sindacati e dello Stato. Il bilancio sindacale Mi si consenta di uscire dal naturale riserbo, proprio delle mie funzioni, e di dire, come osservatore, che in quest'anno il bilancio sindacale segn~ dei punti attivi anche se gli aspetti negativi non sono del tutto scomparsi. DevCl soprattutto sottolineare lo sforzo delle masse lavoratrici di mantenere i loro obiettivi nel quadro delle possibilità del Paese. Le tesi oltTanziste, che mettev.ano in forse quel bene supremo che è costituito dalla stabilità monrtaria, sono state travolte dal buon senso dei lavoratori, che hanno dato scarso appoggio ai tentativi che imprudentemente erano stati fatti da Bit 3~6 ,a Gino Bianco qualcuna delle organizzazioni per trascinarli a rivendicazioni illuso rie. le trattative interconfederali La conci usione delle trattati ve interconfederali nel settore dell'industria, quelle in corso nel settore del commercio, gli accordi preliminari per il credito, le trattative in procinto di iniziarsi per l'agricoltura, i numerosi contratti collettivi di categoria stipulati o in corso di stipulazione, sono la riprova del prevalere dell'orientamento responsabile. Il che ha permesso di acquisire per i lavoratori miglioramenti concreti. ,Gli aspetti negativi sono costituiti da un certo disinteresse delle masse per la vita sindacale, dovuto in gran parte al non compiuto processo di conversione verso orga- ·nizzazioni sindacali costituite · su basi esclusivamente sindacali e per fini soltanto sindacali. Ancora, in certi ambienti. troppo deliberata confusi one tra azione sindacale ed ispirazioni ed obiettivi di carattere extra sindacale. Questa materia della pace sociale attraverso l'ordinato regolamento dei rapporti di lavoro ha visto quest'anno accentuarsi l'intervento illuminato e moderatore dello Stato, che, superata la posizione meramente conciliativa, ha per-

~eguìto indirizzi che rispondevano a ragionate valutazioni, che implicaYano la scelta delle vie più adatte a realizzare quel tanto di progresso che le condizioni obbiettive consentivano. Il Ministero del Lavoro ha esplicato una prudente ma decisa azione per individuare idonee piattaforme per le intese, esortando sia le organizzazioni dei da tori di lavoro che i sindacati dei lavoratori a far convergere su di esse il proprio consenso. E' stato, soprattutto, nella ricordata vertenza in terconf ederale dell'industria - nella quale ci si trovava di fronte a profonde diversità di impostazione ed a molteplicità di richieste da parte dei sindacati operai (il che implicava · il pericolo di una sterilità realizzatrice), e ad un fin di non ricevere da parte industriale - che questo efficace nuovo procedere è stato evidente. L'azione dello Stato L'azione dello Stato è apparsa anche più tempestiva. Il momento dell'intervento è stato opportunamente studiato, nè troppo presto perchè un minimo <1i chiarificazione fos~e realizzato, nè troppo tardi dop'O.che lo scontro violento tra le parti le avesse irrimediabilmente esasperate. Un fatto positivo è che quasi tutti gli accordi siano staBiblioteca Gino Bianco ti realizzati non dopo gli scioperi ma prinia che questi fossero attuati. Ed in ogni caso il Ministero del Lavoro ha ottenuto che la trattativa si sV'Olgesscin clima di serenità. Certo, deficienze anche in questo settore si sono manifestate per la insufficienza dei poteri di intervento dello Sta-· to, per la mancanza di predisposte procedure, per l'inserirsi di agitazioni con fini non sindacali, per l'uso di forme di azione sindacale non lecite e comunque non producenti, soprattutto per la efficacia obbligatoria soltanto parziale dei contratti collettivi di lavoro. La legge sindacai e L'esperienza recente, aggiunta a quella più remota, sta a conferma re la necessità di giungere ad una disciplina legislativa che crei, le condizioni adatte per il regolamento dei rapporti di lavoro. Il Governo ha fatto il -suo dovere con la presentazione alla Camera dell'apposito disegno di legge. Io spero, nell'interesse della pace sociale, dello sv:iluppo e del rafforzamento dei sindacu ti in un clima di libertà e di democrazia, dell'ordinato progresso sociale dei lavoratori, della salvaguardia delle supreme esigenze della collettività nazionale, che il nuovo anno ci porti alla meditata deliberazione del Parlamento. 32'!

CUno studio di gan{ani ILCONTROLSLOOCIALE produzioene distribuzione Perchè produzione e di s t r i b u zione no n 1ed a.n o ed a. n z i concorrano ad agevola.re il pieno sviluppo di ogni persona. umana è necessario un controllo sociale della vita economica. Questo controllo può essere esercitato in momenti diversi, ora da organismi centrali ed ora da organiiS·mi periferici. I pr1Jn1 p,oss,ono emanare indirettamH~n te dalla volontà popolare attraverso fazione <ti governo integratrice e ooordi 1natrice deUe iniziative private. I second-i dov:rebtero sempre nascere da:11':imcontro d:egll interessa-ti. Cood ad esempio in €eno ad ogni impresa prod,uittiva 11 c,ontroltlo sociale de.Ha produzione e della distribuzione della ricchezza dovrebbe ave·re nei vari collegi mi1Sti d1 capitalisti e di lavoratori ( consig1i di a1mm1nist-razione, consigli d'efficienza) gli organi esecutivi più adatti. Portare il le.- vora,tore d'ogni categoria - ed ove e quando sarà p06sibile anche il consurmatore ( ad es. ·nelle iomprooe prod.ruttrici dd servizi: te11-oefrni, e'letitricità, traspor,ti) - a. con tatto con il finanziato.re e con H vero e proprio imprenditore è un ,mezzo non soltanto per accrescere la effifcienza prod•uttliva dell'dnnipresa, •ma anche per llm328 Bit d Gino Bianco pedi:re che la medesima operi perdendo di vista i fini di uti- 'lità sociale ohe essa. i•n definitiva deve perseguire per meritare cittad'inamza in une. società fwtta iper 1 1 'ruo«no. •Controllo sociale anoor più deciso si osserverà s·ul:le imp:rest, produttrici, che .lo consentono, progressivamente trasformandole in associazioni cooperative d:i prod·uttori. Infine quando nè la cooperati va &ie. possibHe, nè sia suffl.- oien te la. partecipazJ.one de.i Jtt.• voratori ai colJegi d'impresa, può progettarsi di fare ricorso alla socia,lizzazione dell'i-m,presa ~t~ sa in :una de1'le tam.te forme esco- ,girtate dai tecnici. •Lo scopo dli ottenere la subordinazione d'ogni piano e progetto produttivo al bene comune e aHo sviluppo della persona umana consdglierà. agli organi prubblici responsabili l,e iomne più opp-0rtune caso per ca.so ed epoca per epoca. lo scelto delleforme Perchè la scelta. delle f orme risponda allo scopo e perchè il controllo so e i a 1e sia esercitato anche in questi ca.si nel vero interesse della società, tocche:r;à all'opinione pub- ► I

blica esercitare liberamente H suo potere di critica e di vigi.lanza sugili organd. di governo. E per quanto aJ,la distri•buzione raztl.onal,e ,non attendano sufficientemente le Lmp1·ese proùlltt1ve i-n fase di pagBJmento delle re-,. tribuzioini e di ri·partizio,ne deg1i utHi, gli organi pubblici dovranno intervenire, sia per predisporre provvidenze che coprano tutti i rischi della vi-ta con 6istemi di as~1c'Uraz1one ~ di ass.istenza sociale, sia con scuole gratuite per tllltti i capaci, 61ia infine con istituti di assistenza ·medica ·ed ospi~ tali-era a,perti non solo a.i ma:Iatj ·ma anche ai predisposti ailla ma-- Jattia. l•n tal guisa H coin,trollo socia:le -sul'la ddstri buzi-0ne se,rà, completo e riuscirà davvero adi ottenere che nés6una persona per deficienza di 1m·ezziabbia -uno sviluppo rattrappito delle 6Ue !aeo.ltà ,fhsiohe e spi-ritua•a. moneta e credito Un controllo sociale nel momento produttivo ed in quello distributivo sarebbe vano, ove non fosse esteso anche al momento circomtorio. Basta in proposito ricordare che qualsiasi rrlisura in materia di produzi0tr.e, di d:stribuzione, di risparmi-o, di proprietà può risolversi dn nient.e o dare ristù,tati esaittamente contrari 0. que'1li sperati, ove non sia accompagnata de. una adeguata disciplina in ·materia o:noneta,ria e crediitizia. Un intervento :in questa matenia condiziona il succe~ so dell'intervento i,n materia produttiva e distributi·va. Una appro~iata politica aintinrflazionistica deve incoraggiare la formai.ione di ri6parmi o, ed ·\ln accQrto Biblioteca Gino Bianco controllo degli investimenti è.eve favor1Te gli impi·egbi più vantaggiosi per i-1 prcgres50 sociale. Anche in questo cam,po corufidan, nel ,fiuto del banchiere privato e nell'ardi.mento del privato iirnprenditore ,non 6! può. ,&sjgenze di ordline, ma sopratutto difesa di pane e di J.ibertà di tutti 1 ciittadinì e5igono da pa:rte del·le autori.tà pubbliche. de,mocratica ... mente elette e controllate, lllll prudente controllo degli investimenti. La coes1s.tenza di parecchrie economi-e, proprie ad ognuno de1 mercati poli ticament.e ci-rcoscrtttl, fa nascere un'•ultiuna necessità di conitrollo sociale. Le relazlo- ,ni dell'economia interna con le economie estere coesi.sten t1 non poosono -pdù essere albbandona te a,1 caso. Se 1o fo66ero sarebbero inutHi tutti i precedenti sf-0Tzi controllatori e co,munque l'economia na.zionale s·oggiacerebbe al controHo iir.diretto - organizzato o caotico -- delle economie straniere dominBJn ti. I fini del còntrol.lo su q,uesrte relazioni tra .mercati non possono non ,essere ancora qillelli del bene comune e dello sviluppo della persona. collaborazione Ma per eh è a questi fini ci si internazionale mantenga ligi occorre perdere di vista ogni fisime, di potenza ed ognt disegne> aggTe661Vo ,e pertanto -occorre accedere ai sistemi d1 collaborazio,ne. Solo ìnfatt1 intenzioni paci,fiche e metodi di col'laborazione consenitiranno ad uno Sta,to d'i esercitare 11 contro.no su.He propr:ie :relazioni economiche con .l'e-stero incontramdo6i e non sconitTandoo1 con gli 329

Stati che svolgon,o un'analoga tunz1one. In questa sede ed accerta per quanta parte •rorientamento d'una economia maziona;le aJ bene comune d-1:penda dAilla c-0llabO'l'azione internazionale e si in tra vede com,e la perfetta aderenza dell'attività economica al tene com·une nam-0nale non può essere ottènuta prescimdendo dalJ'inser.imento in run piano· in ter- ,nazionale di pacifico sviluppo. • garanz1e . necessane Si vede ormai che la. riuscita di un controllo soci al e sull'economia., per cbè esso sia mezzo al bene comrune ed al -pd.eno sviJ u-ppo della persona, esige due garainzie. La pr1ma g6Tanz.ia, perchè 11 COlntroll o giovi al bene com une e non si rdsolva in vantaggi soltanto dei detentori d:el,l'a:utoci-tà e dei .loTo amici, è che sia e5ercitato i.n un regdime di piena Ubertà politica. Ocoorre i-nS-Omma che gU organi di cont:roHo prendano origine o da determ:,naz:one diretta d·ella volontà degli interessa.ti ,(come avverrebbe qualora il conrtr-0110 f066e esercitato con l'imrrnissd-0ne di rappresentanti d:irettl dei lavoratori di ,una -impr-esa. nel consigli o di amministrazione de11a ,medesLma) o da deteiim,Lnazione delle a utori.tà socialii (come avverrebbe qualora 11 contxoHo f066e esercita,to ad esempio sulla circolazione o sul c:redi to dai dirigenti la Ba,nca di emiss!on-e) democraticamente e- .'lette e democmtiorumente oontrol:late a mezzo di parlamenti, di stampa., di radio, di denuncie àlla magistratura. Solo nei paesi 1m. cu1 1,1 cittadino sarà ·liibero di costituirsi in 8.66ociazioni poBi 330 .a Gino Bianco J1tiche diverse per oontròllare l'opera del governo ed opp-0rsi eventua:Lmente aH'a.zione del parti ti al governo che obl1a66ero 1t tene politico; 5-0lo nei paesi in cui la. staJmpa potrà accogJiere ogni critica fondata ed ogni apprezzwmento suHe decisiioni delle autorirtà socia.ili; solo nei paesi in cui - nell'età della. radio - la radio diverrà strumento - come la sta,m'Pa - a disposizio1r.e d'ogni cittadino per criticare •l'opera di governo o co1'laborare al suo perfeZAionwrnento; in.fine eolo in iun pae&e d,n cui l'opposizione di uno o di ·mo1ti aUe decisioni della maggioranZ6. costituiranno non un delitto politico ma atto di ool,1aborazione meritevole àrl. protezione e di incoraggia:mento, so.lo in •un simile pe.e6e potrà J)l'ete-nders1 ed. organizzarsi il controllo sociale sulla attività economica senza timore ch'esso degeneri in un odi-0so 6trU1mento di oppre661.one. il controllo Non è affatto vero che ogni controllo è democrazia sociale sull 'economia. apra. di per sè la strada alla dittatura. E• vero il contrario e cioè che - come la. storia degll ultimi trent'anni dimostra. - ove l'economia si - sviluppi e.I di fuori di ogni controllo sociale a protezione della personalità e della libertà di tutti 1 cittadini, o per usurpazione del potere politico da parte degli esponenti del potere economico o dei loro rappresentanti &i avrà 'la dittatura di tipo fascista, o per a56'unzione del potere politico da pa,.rte d:ei saicriiflca ti dal'le prepotenze delle o18>5Sd economicamente po-

teniti Bi aVTà la dittatlura dli tipo comunista. Il oomitro'llo socie.le sull'economia organizzata in un paese in cui og,ni cittadino aperta:mente e senza periooli possa, influiré sulla oosa pubblica e concorrere a correggere i pub-- blioi errori e g,li abU6i è l'unico mezzo finora escogitato e provato per tm,pedire che •lo Stato divenga. preda di oligarchie rapaci, dd abHi tiranni, di foiLle dom•inate da srel.tri dominatori. Ia proprietà • privata Naturalmente perchè I'esercizio di tale 11bertà de. parte del cittadino sie. più fe.ctle e non richiede. da lui sacrifici eroici, occorre che al c:ittadi,no stesso venga la,- soia.ta la gara-nzia deHe. propri età privata, cioè di una riserva. dli beni con cui dif ender&i dai tentati vi di e.f!amannento ohe i criticati potrebbero com•piere pev domare gli opposdtord. Perchè 11 controllo raggiunga il suo scopo occorre una. seconda garan7..ia., e questa non è sul piano nazionale, ma. su quello internazionale. Occorre che il regime internazionale sia un regime di colIa.bore.zione pacifica e non di aggress!one intermittente. La Ubertà interna impeclisce che il controllo si volga in strumento di tirannia. La colla.borazione tnternazione.le impedisce che 11 prudente esercizio del controllo non raggi unga benefici risultati per 11 prorompere di una guerra distruggitrice. nellaguerra Proprio le. storia degli ultimi dieci i I nem i eo anni dimostra che un prepotente, un megalomane, o un machiavelUco non infrene.to dai vincoli internazionali può con una aggressione inconsulta mandare e, male gli sforzi decennali di piccole pacifiche popolazioni intente a. darsi gli ordine.menti più confacenti al proprio bene. Non vi è zona di Europa che non abbia visto simili rabbiose esperienze, dimostranti che non giova, confidare nel colore imperante in questo o in quel Paese, quando esso può con tare sulle sue forze o sulla disorgan1zzazione del mondo 1peT compiere 1,mPllnemente l'azione distruggitiva a danno del debole vicino. Perchè il controllo sociale re.ggiunga fecondi risultati e li perpetui occorre che si svolga all'ombra della garanzia. rappresentate. da una franca e pacifica collaborazione internazionale. AMINTORE FANFANI da « Economia orientata » dell'anno 1946. L'uomo di sinistra è colui che vuole venti lire di più al giorno, mentre l'uomo di destra pretende 200 mila lire annue di più. HARLAN MILLER Biblioteca Gin.o Bianco ;31

:Prospeltii,e sociali L'economia pianificata LA RIVENiD'l•OAZIONE fondamentale, che , •sta alla base della . questione sociale, è: 1) H lavoro , per tutti, ,cioè il -dir~tto ~l ~avoro, e le altre r1vend1caz10ni del (popolo sono: 2). la maggiore ,possibile eguaglianza dei punti di ipartenza nella gara fra ~ citta~ini per la -conquista dei gradi gerarchici della società, di qualsiasi natura essi sia~o: ~o.- nemici. politici. sc1ent1p•c1, ecc., ecc.; 3) la fine dell asservo.mento ò i larghe m<:1-~ di cittadini, se non add1r1ttura d'intere classi sociali, a una ristretta cerchia di de-:- tentori dei privilegi connes?1 alla proprietà priya~a <:ap1talistica; 4) la elim1naz1one, quanto più possibile integrale non dell'istituto della prop;ietà privata, ma di quei privilegi inerenti pi~ì , all'estens-ione della propr1eta che .na natura stessa dell'istituto, i quali turbano l'armonia e l'eguaglianza. non solo economica ma anche politica e morale· dei cittadini. Questo premesso, è chi~ro come non risolva la questione sociale un intervento dello Bit J l Gino Bianco P A O L O E. TA V I A N I nato nel 1912, deputato democristiano, Sottosegretario agli Esteri. Stato ,che si limiti a regolare i rapporti fra datori di lavor? e lavoratori, sia mediante 11 riconoscimento giuridico delle rispettive associazioni sinda~a~i ~ dei loro contratti collett1v1, sia mediante la fissazione autoritaria dei salari minimi, sia, infine, con una pur vasta e ~aggia legislazione del lavoro. Tutto ciò è necessario~ ma non è punto sufficiente. Un intervento di tal genere è, infatti, di sua natura. zoppicante, in quanto, dopo aver provocato, nell'equilibrio economico generale, conseguenze di portata incalcolabile, si preclude la possibilità di provvedere nel caso - tutt'altro che improbabile, anzi facilissimo - che tali conseguenze implichino turbamenti, disarmonie, situazioni svantaggiose, se non addirittura in tutta l'economia riel paese, almeno in taluni suoi settori. Indipendentemente da que-

sta obiezione. resta il fatto che un intervento di tal genere non affronta il punto cruciale della questione: il coordinam~nto della produzione e delle sue esigenze con le esigenze della distribuzione e del consumo; in altre parole: 1) l'arlattamento dell'or,ganizzazione produttiva al dato demografico, in modo da evitare la disoccupazione, e da soddisfare il diritto al lavoro di tutti i cittadini; 2) l'orientamento dell'economia produttiva verso il bene comune, cioé nell'interesse della collettività, e non nell'interesse di singoli privilegiati, di cricche o gruppi finanziari, idi determinate classi, o di particolari categorie sociali. Questi risultati non possono conseguirsi senza la direzione, il controllo, l'ordinamento di tutta l'economia da parte della società, senza una regolan1entazione o - con una parola oggi di moda - una pianificazione dell'economia: una pianificazione tempesti va e di volta in volta aderente alle esigenze tecniche, ambientali, politiche, contingenti e di continuo mutevoli. da « Prospettive sociali » dell'anno 1944. Le prospettive di Giuseppe Toniolo nel 1900 I COMITATMI ISTI Il proletario scisso dai ceti dovizioSi e dirigenti è prodotto troppo longevo; - i sospetti e le avversioni contro il capitalismo sono troppo radicati; - gli ordinamenti meccaniCi così dispendiosi e predominanti nella fabbrica moderna distaccano troppo oggidì l'impresario direttore dagli. operai esecutori; - per ripromettersi che la fusione dei penSieri e della volontà di tutti sotto un intelligente e provvido patronato Sia sempre intima ~ sincera. Sembra in tal caso pre~ feribile che l'imprenditore spesso già stretto in società con altri capitalisti, e la massa degli ape• rai rac<'olti essi m.edesimi in asBiblioteca Ginò Bianco soeiazione, compongano ·due enti distinti presso ciascuna /ab• brica; i quali mantenendo eia3cuno la propria autonomia, Bi tengano mercè un Consiglio misto di delegati in costanti relazioni fra loro, per la definiZionc ed osservanza dei patti di lavoro e di quanto tocca gli interessi comuni dell'industria. combinazione, la quale, propugnata e ap_plicata massimamente nel Bel•• gio, trova crescenti simpatie dovunque; appunto perchè non solo imposta da necessità praH~ çhe ma raccomandata da quel senso (se Si voglia morbosamente suscettibile) della propria Ubertà, che è proprio oggidì della classe operaia. 333 •

REALIZZAZIONI LACOMUNITEAU' ROPEA Uno degli elementi che posso• no sembrare, a prima vista, negati vi per la po8iZione italiana nei confronti di una Federazione Europea è indubbiamente quello della superpopolazione e quindi della eccedenza di ma.no d'opera la quale ha, come conseguenza nelle attuali condiziOni di economia a carattere nazionale. la disoccupazione. considerata da un punto di vi• sta puramente nazionale non vi è dubbio che l'Italia si presenta con questo peso e con la necessità di collocare all'estero le braceia dei suOi figli e può sembrare che noi siamo nella poSizione di chichiede aiuto per risolvere questò problema, mentre gli altri sono nella posi;!ione cli chi concede c., non conce.de una grazia. Ma se spostiamo l'angolo visuale, se ci alziamo di un gradino nella evoluzione economica, Cht, già è maturf!,, ed in quella politica che sta maturando, nOi Sic.. mo costretti a riesaminare la ner stra e l'altrui posizione. In un quadro non più naziO-: nale ma europeo e, se posSibilt:., euroafricano (poichè l' AfriCa è la naturale integrazione economica dell'Europa) l'Italia Bi presenta non più nella posizione di Chi chiede di essere sollevato da un peso, ma nella po8izione di c1".,t 334 Bibl."'"'"'"'J Gino Bianco ENZO GIACCHBBO nato nel 1912, deputato democristiano, designato per l'Alta Autorità Europea. porta alla com unità europea uno dei tre elementi fondamentali, u non il più importante, nella creazione della ricchezza: il lavoro. Ciò che nel quadro nazionale può essere un elemento negativo, nel quadro europeo ed euroafrica no diventa. un elementò po8itivo di primissimo ordine: nOi non siamo più fra quelli che chiedono, ma fra quelli che da.nno. Altri darli il capitale, altri darà la terra, noi daremo il lavoro. Ecco perchè la Federazione degli stati democratici europei non è soltanto una creazione resa indispensabile da increrogabili neceBsità di difesa, ma è una creaZione che potenz1ando la democrazia ptj .. litica in quanto integra nella vita civile masse di lavoratori oggt sbandate, potenzia pure l'economia e quindi aumenta il benessere di tutti i lavoratori europei. L'Europa, o almeno quella parte occidentale dell'Europa che gode ancora di istituzioni libere, dove esiste ancora possibilità di cri• tiCa e di organizzazione stndacale, dove vi- è il diritto di oppo8iaon.e

su!!e pìazzè é neì parlamenti, l' Euroipa è oggi economicamente tagliuzzata in piccole fette sovrane che singolarmente prese non hanno dimensioni tali da far fron.._ te alla concorrenza che, sul piano mondiale, bisogna poter sostenere, concorrenza che viene da due enormi complessi organiZzatt su dimenSioni «continentali», due enormi complessi economici organici: gli stati Uniti d'America e l'URSS. Quando su un mercato (in questo caso il mondo intero) si presentano complessi economicamente organizzati e potenti, i piccoli spariscono se non Si uniscono a tempo in cooperative o in consorzi (federazione); se i1tsistono a voler conservare Ciascuno la su.a individualità ( sovranità naZionale) i costi di produzione oltrepasBano i limiti economici voluti dal mercato mondiale e Si va in perdita. Quale la conseguenza? La perdita economica richiede o prestiti (piano Marshall - E.R.P., ecc.) per poter colmare le differenze fra costi di produzione e ricavi, o abbassamento di salari dei dipendenti, il che vuol dire Q.bbassamento del tenore di vita delle masse lavoratrict sempre al fine di colmare le differenze fra costi di produzione e ricavi. Tali differenze sono il frutto della divisione nelle economie nazionali ed andranno sempre più aumentando. Per evitare dunque abbassamenti di tenore di vita che sarebbero -tneVitabili qualora dovessero cessare i prestiti americani, non vi è altro modo che consorziare le economie dei Singoli stati nazionali europei, ossia occorre fare l'unione dell'Europa. I lavoratori sono i più interessati di tutti a - Biblioteca Gino Bianco reaiizzare questa opera che sarà l'o,pera politica fondamentale del secolo xx. E non devono i lavoratori lasciarsi ingannare da coloro i quali parlano di danni che ad es8i deriverebbero da una tale costruzione. In una recente pubblicazione del Movimento Federalista Europeo è detto in modo così chiaro che voglio qui ripetere: « Danneggiati dall'unificazione dei mercati saranno soltanto quel giruppi parassitari, padronali ed operai, cb~ hanno oggi la possibilità d1 ve1idere a pr~zo di monopolio 1 lort# proèotti su mercato nazionale, protetto da dazi doganali, divieti, contingenti, licenze, controlli sui cambi. Per non provocare sconquassi troppo gravi in tali settori, converrà procedere gradualmente alla eliminazione delle barriere che ostacolano gli scambi, e trovare del compensi alle ca,.. tegorie che saranno chiamate a sopportare dei particolari sacrifici. Ma sarebbe assurdo rinunciare , per non èanneggiarli, al progresso nella organizzazione internazionale, come sarebbe stato a.slsurtlo rlnunclaire e.i telai meccanici per non danneggiare chi tesseva a mano, o non costruire le ferrovie per non rovina.re tutti coloro che trasporta vano le merci e le persone con i carri e le diligenze». Questa è la verità che gli am!- Ci lavoratori devono conoscere , perch~ possano portare con serena coscienza e con piena tranquillità il loro formidabile e prezioso contributo alla creazione di una Euro'fXL economicamente e politicamente unita, premessa Sicura e insostituibile del loro benessere e della pace per il mondo. 335

ESPERIENZE L'inflazione tedesca Si racconta che un tedesco, che un amico conduceva in giro per una città americana ripetendogli continuamente: « questo è il più lungo ponte del mondo »; « questo è il più alto grattacielo esistente » e così di seguito, ad un certo momento esc101masse: << e noi in Germania possiamo a nostra volta vantarci di avere avuto la più grande inflazione». Infatti non c'è esempio, nella storia, di una inflazione di così vaste proporzioni come quella tedesca: alla fin~ del novembre 119.23, quando fu iniziata la riforma monetaria, grazie alla quale i cambi esteri furono finalmente stabilizzati, erano in circolazione ben 400 trilioni ( un tTilione == un milione di bilioni; un bilione ::::: mille miliardi) Gli marchi carta. Il valore dj una unità della nuova moneta ( tl Rentenmark ») fu posto eguale 0, mille miliardi degli antichi marchi carta. Si ricorda nei libri di economia a titolo di curiosità, che al tempo dei famosi « assegnati » il prezzo <li una libbra di buno era 600 franchi; orbene, negli ultimi giorni di novembre 1923 un chilogrammo di pane costava a Berlino 428 miliardi di marchi, un chilogrammo di burro 5.600 miliardi, un giornale 200 miliardi, un Bib 3~1\_ 1 Gino 1Bianco biglietto del tTam 150 miliardi e così via. Nella evoluzione dell'inflazione tedesca si possono distinguere, grosso modn, rlne ~tadi. In un primo stadio, che si protrasse fino all'autunno del 1'921, l'inflazione conseguenze, diretta delle spese straordinarie per la guerra e per la ricostruzione economica del dopo-guerra - pu1· restando sempre un fenomeno molto grave, si mantenne entro certi limiti; il deprezzamento del marco fu lento e graduale, e interrotto da periodi di relati va stabilità e perfino di miglioram~n to dei cambi; le. fiducia nel marco non era ancora irrimediabilmente scossa presso }e masse, ma sussisteva la speranza di poter ridare alla moneta nazionale, grazie e.d opportune riforme finanziarie, quella stabilità che in ogni paese è fattore fondamentale dl sicurezza dei rapporti economici. Il secondo stadio (1922-•1923) tu quello dell' « inflazione galoppante», che travolgeva i deboli ostacoli, che di tanto in tanto si tentava opporre; il disordine monetario cresceva. di giorno in giorno, mentre 11 corso delle divise estere saliva per balzi; le influenze disgregatrici dell'inflazione sulle finanze statali, sulla

produzione, tsul commercio, sulla compagine sociale si aggravavar no $empre più. Questo secondo &tadio sboccò alfine nell'annientamento del valore del marco, accompagnato da una crisi economica di vaste proporzioni, di cui la disoccupazione operaia fu ,uno degli aspetti più dolorosi. Quali cause fecero si che la inflazione, che in Italia, Francia., 1Belgio ed in altri paesi si era arrestata al primo stadio, entrasse invece in Germania nel secondo ste.dio, e lo percorresse interamente, tino alla rovina completa della moneta? L'analisi di queste cause si trova nel mio libro citato; qui basti un breve cenno. Man mano che continuava, l'inflazione sconvolgeva le basi del sistema finanziario germanico: sorta in origine da uno squilibrio ·tra le spese e le entrate, essa Teagl poi sulla sua causa, aggravando il disavanzo del bilancio statale. E ciò perchè, mentre numerose spese dello Stato tendevano a crescere a causa dell'aumento dei prezzi e del peggioramento dei cambi 49steri, invece le entrate non segui vano di pari pa6so. Il provento di parecchie imposte principali era poco elastico e non aumentava in proporzione del- \'elevazione dei redditi monetari individuali. La rigidità delle entre,te, che contrastava con la espansione delle spese, fu la ça;usa principale del crollo del sistema finanziario tedesco, avven u to nel 1923. Troppo tardi il Governo tedesco ricorse a dei !rimedi, quali il pagamento anti- ~ipato di certe imposte, 1~ trasformazione delle imposte a contingente fisso in altre propor7.ionate all'importo tassabtle, la applicazione alle imposte e alle "tariffe ferroviarie e postali di un «moltiplicatore», calcolato in base al numero-indice dei prezzi. La rovina del marco tedesco tu dovuta in parte anche a fattori p6icologici. Diffusasi oramai nel pubblico, nel 1923, la convinzione che un ulteriore deprezzamento del marco tosse inevitabile, tutti cercavano di sbarazzarsi della moneta, in una corsa sfrenata verso gli investimenti in « beni reali», cosicchè all'influenza deprimente, che lo aumento delle emissioni esercitava sul valore del marco, si aggiungeva quella, ancora più torte, della accresciuta velocità di circolazione della moneta. Ogni tentativo di porre un rimedio tu vano di fronte alla generale sfiducia del pubblico nella capacità dei dirigenti a risanare la moneta e le finanze statali. da uno scritto di Costantino Bresciani-Turroni. Un re era rnalato di malinconia. Nessun medico riesce a ridonargli la serenità e la calma. un saggio Buggerigce che z•unico rimedio per guarire è fargli indo3sare la camicia di un uomo feliee. Si fanno inCUlgini per trovare un uomo felice, ma inutilmente. Finalmente il figlio del re passando davanti ad una casetta sente esclamare: « Siano rese grazie a Dio. Ho lavorato bene, mangiato meglio, mi sento in piena salute. sono proprio contento ». Il re ord.ina ai suoi soldati di farsi dare la camieia e di dargli in cambio tutto il denaro eh~ avesse preteso. I soldati :però tornarono a mani vuote perchè quell'uomo era tanto povero che non aveva neppure la camieia. 33? 2 :>tecaGino Bianco

Le inchieste parlamentari sulla miseria e la disoccupazione Un giornale cattolico scrive: (i( C'è da rallegrarsi? C'è da dolersi? L'una e l'altra cosa insieme. De. dolersi perchè dispiace che soltanto ora la Camera dei Deputati abbia deciso di approfondire questi capitali problemi nella vita della nostra Italia». Noi vorremmo aggiungere, non è mai tardi, se gli uomini hanno buona volontà ài rimediare. Certo meglio corrisponderebbe, dal punto di vista sociale e cristiano, intitolare le inchieste ai risultati che si ottengono con l'egoismo e l'ignoranza. Però se dalla conoscenza dei fatti e delle ragioni che li determinano, le cause di una mancata solidarietà internazionale e nazionale saranno rimosse, e se con provvedimenti di Governo, e se con una persuasione alla rinuncia e al sacrificio di chi ha verso chi non ha, si otterrà un mutamento nella situazione, le inchieste non saranno state vane e saranno benedette un giorno nella fforia del nostro popolo. * La miseria Caro Ra pelli, è giusto e naturale che tra le « lettere ai lavoratori », da te curate con tanto amore e successo. una ve ne sia intorno all'argomento della « inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatter la ». c·ome ben sai - tu, che fosti in qualche modo il « padre spirituale », nella Conimissione Par lamentare del 338 Biblioteca Gino Biqnco EZIO VIGOBELLI nato nel 1892, deputato socialdemocratieo, avvocato. Lavoro, di questa iniziativa - l'idea di una inchiesta sulla miseria è sorta dalla necessità di ,conoscere, con quella approssimazione che i mezzi tecnici di indagine e di rilevazione consentono, quali e

quanti siano coloro cui deve volgersi l'assistenza sociale a norma della Costituzione; come possa mettersi ordine nell'attuale assurdo e ,caotico sistema legislativo in materia; ,quanti siano esattamente (si parla di 36.000) gli Enti pubblici e privati, le opere, gli organismi che esercitano attività assistenziali; come si spendano e in quanta parte si disperdano, e per quali infiniti rivoli, i 750-800 milioni circa che lo Stato e gli Enti pubblici spendono annualmente in attività assistenzia .. li. Queste ricerehe e questi dati. alla cui raccolta e sistematica esposizione la Com-- missione di Inchiesta attende, non si propongono una finalità astratta, non tendono a costruire un complesso statistico ed economico a vantaggio di puri studiosi, non sono insomma fine a se stessi, ma vogliono invece porre le basi delle conoscenze obiettive 0: giuridiche necessarie per creare un sistema corretto e moderno di sicurezza sociale, chr assicuri a tutti i cittadini, in qualunque occasione. un minimo decente di alimenti Indumenti ed alloggio, d1 c11re sanitarie, di educazione s0-- ciale. Accanto alle ricerche relative alle cause ec~nomiche della disoccupazione --. che ia Commissione di inchiesta sulla disoccupazione. di cui tu pure fai parte, alacremente Biblioteca Gino Bianco conduce - ad integrazione anzi di cotesta indagine, era giusto e necessario scrutare il bisogno e la sofferenza di tutti i cittadini - lavoratori impossibilitati al lavoro o inabili al lavoro - e conoscerne gli aspetti più crudi e cercare il . mezzo di supei:ar li con metodo scientifico, ma con ~pirito di solidarietà umana. sul terreno .concreto, dove ognuno - scienziato, giurista, organizzatore - è soprattutto uomo fra uomini. La Com.missione di inchiesta sulla miseria vuole arrivare insomma a porre le basi di uno dei pilastri su cui deve poggiar~ una Repubblica fondata sul lavoro: e cioé - lasciando ad altri la ricerca dei dati relativi alla possibilità per tutti di lavorare, -che è quanto dire di assicurare alla -collettività i frutti délla capacità ~he ognuno ha di produrre nell'interesse dl tutti - essa deve accertare i dati e i mezzi per attuare la sicurezza sociale, che è quanto dire la serenità della vita da cui è condizionato un minimo di benessere individuale e sociale. La nostra fatica è sorretta dalla certezza che non può essere delusa perché non intessuta di miracolistiche illusioni - che la miseria può e deve essere vinta ed anzl è nelle nostre mani la possibilità di vincerla; e cioé che la collettività può essere sol339

levata da una parte dei suoi mali più gravi (la fame, l'ozio, il sudiciume, il delitto) e, nel tempo stesso, i più poveri possono essere sollevati dall'estenuante spettro del bisogno. Un Paese come l'Italia . - pur nell,a modestia dei beni di cui dispone - deve rivendicare il suo posto in questa battaglia di uomini civili contro i mali generati dalla nostra stessa civiltà. Se riuscissimo u persuadere i legislatori che questa nostra battaglia non parte da il~usioni utopistiche, ma da· una consapevolezza attinta allo studio e alla meditazione, un grande pass10 avanti avremmo compiuto sulla via tlell'umano progresso. A questo fine, quanti malgradc le de:lusion1, le arnarezze, le difficoltà di ogni <sorta - crediamo ancora nel civile progresso degli uom1n1, dobbiamo dare tutto il possf.,;, bile contributo, non di vani discorsi, ma di azioni e di opere. La disoccupazione a Firenze La prima esperienza di indagine diretta per l'Inchiestn Parlamentare sulla disoccupazione è stata per me estrema-- mente interessante. Niente può infatti sostituire il contatto umano: nè la statistica. nè la dottrina nè l'esperienza . ' legislativa. Il problema della disoccupazione è apparso a me con una nuova chiarezza dopo le due lunghe giornate d'interroga.tori ai disoccupati :fiorentini. Tutto si è sistemato in una organica e coerente scala di valori: ogni questione ha preso naturalmente il suo posto nella .graduatoria delle urgenze, i difetti e le deficienze dell'attuale sistema legislativo per la disoccupazione B·1t 340 G' s· a 1no 1anco sono apparsi con una evidenza indiscutibile e con uguale evidenza è apparsa alla mente la necessità di trovare i rimedi. Non è possibile qui trarre del'le •conclusioni e nemmeno fare ,delle considerazioni che impegnino una responsabilità collettiva della Commissione. Anzi direi che non è neppure possibile a me stesso di trarre del.le conclusioni, poiché l'indagine è appena agli inizi. Tuttavia qualcosa è possibile dire dopo gli interrogatori fatti a Firenze insieme ai colleghi Cappugi e Natali oltre che ai disoccupati, ad autorità, sindacalisti. rappresentanti di datori di lavoro, di artigiani, di commercianti.

I disoccupati sono nella provincia di Firenze intoruu a 30.000. Essi cercano disperatamente un lavoro qualsiasl. E' risultata falsa la leggenda che tanti « ben pensanti» fanno insistentemente correre nel paese che i disoccupati in fondo non vogliono lavorar<.! perché per la gente di buona volontà il lavoro si trov~ sem,pre_. Il fenomeno del disoccupato di << professione » dì colui cioé che ama vi vere di espedienti e di sussidi è puramente marginale. La gran mas·sa dei disoccupati vive nella perpetua, esasperante, dolorosa ricerca del lavoro. Ed è pronta ad adattarsi a tutto. La vita di queste 30.000 fàmiglie è assicurata ad un filo: alla valigia che un viaggiatore affiderà al disoccupato che riesce a farsi notare alla uscita della stazione, al car- - retto da trasportare per conto di qualcuno, alla pulizia da fare per le scale di qualche casa, alla commissione affidata da quaJche conoscente, al lavoretto di cucito della moglie o della figlia. Non credo sia neces-sario TORTA. "PA.RA.DISO,, Peter Maurin afferma: « I capitalisti borghesi non vogliono la loro torta · in cielo. La vogliono in questo mondo ». Biblioteo;a Gino Bianco insistere a lungo su ciò per aver dinanzi l'immagine di una vita grama e avvilita di tante e tante famiglie, spesso confinate a vivere in cantine o in un'unica stanza di qualche Centro Sinistrati. Nè credo sia qui il caso di parlare delle cause della disoccupazione. I disoccupati in genere sono lavoratori senza qualificazione - manovalanza - o con qualifica e specializzazione di settori in crisi. La mancanza di qualificazione rende più difficile il loro as·- sorbimento. Ma non è facile dar loro l'istruzione professionale: se la loro vita è legata .il lavoro ,casuale giornaliero essi sono condannati a girare i;>er la città e per la campagna alla ricerca del tozzo di pane quotidiano per sè e per i loro e non possono permettersi· di frequentare corsi di qualificazione che non danno 1111 compenso capace di assicurare neppure un minimo di vita e che - sia detto tra parentesi -- non qualificano quasi un niente. E qui si entra nella considerazione dell'attuale sistema di norme che regolnno la disoccupazione, assolutamente insufficienti non dico a risolvere il problema ( che non st tratta per questo d1 creare un perfezionato sistema di assistenza, sibbene di dar vita ad un'efficiente e moderna politica econonlÌca), ma di limitarne le ,gravi con341

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