giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

Giuseppe Di Nardi maggio-giugno 1948 Osservazioni intorno a una teoria della pianificazione democratica Pubblicato In • Giornale degli economisti • n. 5-6, a. VII, 1948. Ne abbiamo stralciato le pp. 241-245 e 258-261. I sottotitoli sono redazionali. E' possibile eliminare le fluttuazioni cicliche assoggettando lo sviluppo economico di un paese alle direttive di un piano generale? A questo interrogativo rispondono di solito affermativamente i fautori dell'economia collettivistica, osservando che la superiorità del sistema da essi propugnato sta appunto nella soppressione degli squilibri ricorrenti, che costituiscono il costo di funzionamento dell'economia fondata sulle libere scelte individuali. Tesi, in verità, assai opinabile nel caso che il piano comporti la totale abolizione delle scelte dei consumatori e ancor phl nel caso che Il piano mantenga la libertà dei consumi. Nella prima ipotesi, infatti, venendo a mancare qualsiasi • criterio razionale • per la distribuzione del fattori produttivi nei vari usi alternativi, non vi è certezza di conseguire un assetto della produzione Immune da sprechi di risorse scarse, anche quando si voglia accettare l'apodittica affermazione che Il ciclo sarà eliminato. Viene meno però la ragione fondamentale dell'asserita preferibilità del piano, In quanto, alla soppressione del costo sociale dovuto all'alternarsi delle fasi di prosperità e di depressione, fa riscontro Il sorgere di un altro costo, dovuto agli sprechi che comporta il funzionamento di un plano concepito ed attuato senza l'ausilio del meccanismo segnaletico del prezzi. Nessuno può stabilire • priori se l'un costo possa essere maggiore o minore dell'altro e non è la teoria economica che può risolvere l'alternativa, se non togliendo Il velo dell'llluslone sulla economicità del plano collettlvlstlvo generale. Nella seconda Ipotesi - che comporta libere acelte del consumatori orientate dal 95 prezzi di mercato - assai piu difficile appare la dimostrazione della te_si ?h~ i~ piano possa eliminare le fluttuazioni cicliche. Perché finora i pianificatori non ci hanno detto come si possa mantenere nel tempo l'equilibrio fra produzione e consumo. senza il costo che è proprio di questi adattamenti e che appare insopprimibile, perché connesso alla struttura stessa della moderna organizzazione produttiva. Non si vede, cioè, come modificandosi la domanda del consumatori, l'industria possa rapidamente adeguarvisi, senza incorrere nella inutilizzazione di impianti già esistenti, nella formazione di scorte eccedenti, nella disoccupazione di maestranze specializzate per il caso di contrazione della domanda e, reciprocamente, quando la domanda si espande, nel costo sociale che la colletti• vità sopporta pagando quasi-rendite ai produttori dei beni la cui domanda si è elevata, finché l'offerta non cresce e trova un nuovo punto d'incontro con la domanda. Infatti, supponendo che rimangano costanti il flusso e la distribuzione del reddito, l'espansione di certi consumi non potrebbe non awenire a spese di altri, cosa che determinerebbe contemporanei fenomeni di squilibrio, in eccesso per alcuni rami d'industria e in difetto per altri. Il ciclo prenderebbe consistenza qualora, com'è piu aderente alla realtà, non fosse possibile operare una rapidissima riconversione con Immediati trasferimenti di fattori produttivi dalle industrie depresse a quelle in espansione. I pianificatori meno ingenui, che non possono contraddire argomentazioni cosi elementari ed evidenti, insistono, tuttavia, sulla speranza di • attenuare • le fluttuazioni mediante Il piano; di potere, comunque, attraverso la coordinazione delle iniziative regolate dal piano, evitare I processi cumulativi per eccesso o per difetto dovuti al • mimetismo • degli Imprenditori. In astratto, è una concezione suggestiva, che tuttavia perde consistenza quando si consideri che, alla prova dei fatti, può risultare tanto plu debole quanto meno accorta può riconoscersi la burocrazia direttrice del plano a percepire le tendenze espresse dalle scelte dei consumatori, a predisporre In tempo I riadattamenti del sistema produttivo e a superare rapidamente gll attriti che derivano dalla rigidità tecnica del sistema stesso. E' comunque da rilevare che l'accento non è più posto

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