ad esempio nei due Convegni organizzati dalla Confindustria nel 1947 e nel 1948. In entrambi i casi la pianificazione è uno dei temi centrali: nel '47, in rapporto alla Ricostruzione, nel '48 in relazione al Piano Marshall. Le tesi presentate in simili occasioni sono rappresentative o di correnti ideali (come il pensiero sociale cristiano, e certe componenti del movimento operaio), o di teorie economiche. Gli economisti cattolici sono divisi sul problema della pianificazione. Se Dossetti e il gruppo di Cronache Sociali (ad esempio Ghetti, Moro ecc.) vedono nella pianificazione un mezzo per la realizzazione del « bene comune », e Vito vede strettamente legate le riforme sociali e la pianificazione, sul versante opposto gli economisti di Civiltà Cattolica (Brucculeri, De Marco: doc. riprodotto a p. 14) sostengono una pianificazione « moderata, tendente ad investire sempre piu l'iniziativa privata», cioè a scomparire. Fra le due voci si situano posizioni come quella di Serafino Majerotti, che chiedono gradualità e concretezza, dell'ambiguo Fanfani. Saraceno poi è uno dei pochi pianificatori che sia giunto alla stesura di un piano. Anche il Movimento operaio non si presenta con posizioni omogenee al riguardo. Pesenti, come si è visto, nega la possibilità che in un regime capitalista una pianificazione sia auspicabile negli interessi delle classe operaia; e con lui Agostino degli Espinosa, Manzocchi e in genere tutto il corpo redazionale della rivista Politica ed Economia. I socialisti hanno una posizione piu aperta: non fanno della pianificazione un poi, successivo e condizionato dalla realizzazione delle riforme della struttura economico-sociale, ma vedono i due momenti strettamente collegati. Altre voci nella sinistra abbracciano decisamente le tesi programmatorie: vedi ad esempio quanti fanno riferimento alla rivista Il Ponte vedi A. Molinari, ex Direttore generale dell'Istituto Centrale di Statistica; Pietro Battara, Docente di Statistica all'Università di Roma,ecc. Teoricial piu di un piano conoscitivo, 7 della stesura di « libri bianchi », della pianificazione regolata dalla banche sono gli economisti di parte liberista: Gaetano Stammati, Giovanni De Maria (rettore dell'Università Bocconi di Milano), Agostino Lanzillo, Angelo Costa. Altrettanto ostili i keynesiani alla Di Fenizio. In alcune misure di politica economica del Governo sono presenti elementi e intenti programmatori, anche se limitati. Cosf nella stessa costituzione del CIR (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione - 1946) organismo composto da tutti i Ministri dei dicasteri economici: il suo compito istituzionale è di coordinare le iniziative di politica economica, incoraggiando l'iniziativa privata, indirizzando le risorse limitate verso impieghi socialmente utili. Al suo fianco fu costituito in Consiglio Consultivo, costituito dai rappresentanti di tutte le organizzazioni dell'economia e del lavoro: ma l'unico atto ufficiale di questo organismo fu l'adozione, quale base delle discussioni, di un « Piano quadriennale di sviluppo dell'economia italiana» redatto da Saraceno, direttore del centro Studi IRI. Per quanto riguarda le imprese di Stato, l'IRI in primo luogo, gli interventi del Governo sono ridottissimi. Nel 1946-47 uno studio della Commissione economica dell'Assemblea Costituente sulle Nazionalizzazioni e sull'IRI concludeva favorevolmente ad alcune forme di socializzazione, ma incontrò la reazione degli ambienti industriali che quando non fu aperta e violenta assunse i toni ipocriti della Montecatini, pronta ad accettare nazionalizzazioni dovunque fuorché in casa propria. La Commissione respinse comunque le proposte delle Sinistre di usare l'IRI come asse della Ricostruzione. Nel 1947 si ebbe l'istituzione del Ministero del Bilancio, con competenze che avrebbero dovuto abbracciare tutti i problemi di pianificazione economica, ma che si ridusse con Pella ad un'appendice del Ministero del Tesoro. Nel 1951 il Ministro Ugo La Malfa incontrò incredibili difficoltà solo per compilare un elenco delle attività industriali dello Stato.
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