giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

86 nelle condizioni di cui sopra, fosse uguale al costo non può trovare - oggi - indifferente attuazione sia in un sistema liberista sia in un sistema di economia pianificata, bastando nel primo caso le leggi antitrust. Dobbiamo ricordare in proposito che espan• sioni. concentrazioni e collegamenti d'azienda (e quindi anche i trust) possono essere imposti da esigenze economiche (riduzioni di costi. miglioramenti di qualità dei prodotti) per cui in tal caso il problema diventa non già quello di impedire i trust bensi quello di evitare certe loro conseguenze dannose. Indubbiamente la terza condizione che si producesse al minor costo (che significa spingere al massimo l'apporto produttivo individuale, realizzare i migliori metodi produttivi, coordinare le varie imprese fino alla standardizzazione e togliere le inutili soprastrutture), solleva i massimi problemi nel confronto tra i vari sistemi economici. Le osservazioni che in proposito fa il De Maria sulla burocrazia statale e che egli limita alla esperienza del nostro paese hanno - come avremo modo di riconoscere - il loro valore nella risoluzione dei programmi concreti di nazionalizzazione. Esse devono essere valutate tenendo presente le esigenze che giustificano tali programmi, né sembra possano avere il valore di necessità logica come si riterrebbe in altri scritti sull'argomento•. Il tema della socializzazione suscita poderosi problemi politici, giuridici. economici. Nello stato che, pianificando l'economia, non si limita ad assicurare l'ordinato svolgimento delle attività dei singoli, ma le condiziona, si richiedono una maggiore partecipazione e controllo da parte dei cittadini delle attività pubbliche e piu stabili indirizzi di politica interna. Come questi obbiettivi possano essere raggiunti garantendo le condizioni per una sana democrazia non è compito degli economisti indagare. Del le discussioni che sono sorte su questo punto noi quindi non ci occuperemo, pur riconoscendo la fondamentale importanza della questione. Cosf non affronteremo lo spinoso problema dell'indennizzo - generalmente ammesso come necessario corollario del rispetto della proprietà privata e come misura di perequazione - in una economia pianificata - tra I capitalisti espropriati e quelli non espropriati, perché Il problema pur essendo connesso a non poche interessanti questioni economiche, rimane sostanzialmente giu• ridico. Le discussioni economiche sulla socializzazione vertono generalmente sul seguenti punti: a) estensione della socializzazione; b) gestione nelle imprese socializzate; cl incentivi per assicurare la massima efficienza produttiva. Tutti i fautori della socializzazione sembrano concordi nel ritenere che la socializzazione debba essere parziale. Il Battara, esponente del Partito Socialista, afferma in proposito che • i limiti nei quali avrà luogo l'espropriazione dipendono unicamente dalle necessità dell'economia pianificata • 6 • Già in Inghilterra, nelle discussioni sulla socializzazione, si era convenuto che • la pianificazione delle sorgenti dell'energia industriale • considerata la • seconda rivoluzione industriale • e la nazionalizzazione industrie del ferro, dell'acciaio e delle industrie chimiche avrebbe permesso di condizionare e di manovrare tutta la vita economica del paese. In Italia la situazione industriale non è analoga: il problema dei limiti della socializzazione non si pone però in termini molto diversi. In una relazione dell'Istituto di Studi socialisti si legge: • L'attualità di un processo di socializzazione dei mezzi di produzione, si limita oggi in Italia alla eliminazione della proprietà privata dei pochi grandi complessi monopolistici, sedi di potenza politica antidemocratica, e la cui collettivizzazione è tecnicamente e politicamente matura. Ulteriori processi di collettivizzazione debbono oggi considerarsi inattuali • 7 • Negli scritti del partito liberale sull'argomento il problema della socializzazione non è naturalmente posto nel quadro delle esigenze sopra richiamate. In essi 8 pur ammettendo che in alcuni casi la nazionalizzazione sia un male inevitabile, si vorrebbe ripristinare le condizioni per la libera concorrenza tra le imprese, nella persuasione che i monopoli sono nella grande maggioranza dovuti a privilegi, vincoli, protezioni, contingentamenti. Le poche imprese la cui socializzazione sarà inevitabile dovrebbero mantenere la struttura privatistica come è awenuto finora per le imprese del gruppo IRI. Anche lo Zappa In un recente lavoro sulla • Nazionalizzazione delle imprese • sostiene che la quasi totalità del monopoli non sono • la conseguenza naturale di fattori tecnici ed economici, ma

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