crescere della produzione. Ma saran ridotti a dimensioni ben plu modeste. In Italia, forse addirittura trascurabili. Dove vi è monopolio, esclama dalla sua Via alla servitu Hayek, lo Stato controlli; non statizzi. E Réipkenella sua Crisi sociale del nostro tempo si spinge anche più In là. E' favorevole ad Interventi dello Stato per la tutela delle classi economicamente piu deboli. Mira a quella • terza via •, fra Il capitalismo del secolo XIX e il collettivismo del XX secolo, ch'egli ha indicato come meta dell'attuale politica economica. Azione che pone In valore ogni più risposta latebra della personalità umana. Ma, dunque, vorrete, voi liberali, che la politica d'intervento si limiti a perseguire remote modificazioni strutturali nel sistema economico? Quanto al suo funzionamento, libertà piena, arbitrio di Individui, e di gruppi, forse miseria di singoli? Neppur per sogno. Su questo terreno è il capo della London School of Economics che percorre molta strada: • Non vi è alcuna ragione perché una società, che abbia raggiunto un livello di produzione quale la nostra, non possa garantire ai suoi partecipanti condizioni di vita che Il pongano al coperto delle privazioni fisiche elementari [ ...] • (Via alla servitu). Sostiene quindi compatibile, con la tradizione liberale, un completo e generoso sistema di assicurazioni socia li: • che protegga gll individui contro I casi correnti della vita•. Insomma, ciò che Roosevelt promise al mondo, con la sua: • liberazione dal bisogno •. Né si arresta qui. Ma von Hayek, che è studioso profondo ed accorto di problemi congiunturali, dice possibile l'attuare una accorta politica economica, Intesa a moderare le oscillazioni cicliche; ad attenuare, se non ad eliminare, la disoccupazione di massa; a mantenere stabile Il reddito nazionale, senza venir meno alle tradizioni di libertà che ha sempre presente: • Non si tratta d'Intervento o non Intervento contro le crisi •, esclama ad un certo punto, In una conferenza tenuta a Zurigo nell'ottobre '45, • ma d'lnterventl statali, I quali utlllzzlno corrette teoriche sul ciclo economico; o di altrl, che ne seguano di scorrette •. Non si tenda al fini, alla lunga pregiudizievoli, come esemplifica von Hayek, quello recentissimo dell'occupazione totale la quale, se ottenuta attraverso una 83 continua espansione creditizia, è fonte di squilibri marcati, piuttosto che d'elisione per le oscillazioni cicliche. Chi ammette una politica contro le variazioni cicliche è implicito debba cederne altre, contro, ad esempio, le variazioni stagionali o di lungo periodo. E l'elenco continua. Concesso, infatti, il principio di u_napolitica economica attiva, ogni elenca• z,one. come si comprende. esemplifica: non tronca l'argomento. Forse conviene, dunque, distinguere con Il Réipke gli interventi • conformi • alla struttura e al funzioname~to del sl~tema di concorrenza, dagli altri Interventi • non conformi • all'economia di mercato; che la danneggiano cioè, ne pregiudicano il funzionamento, ne neutralizzano i riflessi. Naturalmente l'essere o no • conformi • alla struttura o al funzionamento del sistema economico non è sufficiente. a raccomandare interventi statali, pel liberali. Proprio come Il poter, l'alcole etilico. essere sopportato dal corpo umano. non è ancora un invito ali 'ubriachezza. Ma introdotta questa distinzione negli Interventi statali, un grande passo innanzi è stato fatto per una sana politica economica. Anzi (che dico?) per una politica economica che può essere, e deve essere, necessariamente attiva; non passiva. Per questa comune ammissione, su di una politica statale attiva in dottrina e in prassi, gli economisti liberali han certa loro impazienza, verso alcune argomentazioni awersarie. E fastidlscono nel dover ancora, e forse per molto, argomentare contro l'accusa di patrocinio d'un Impossibile, ormai, • lasciar fare, fasciar passare •. Han torto?
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