giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

buto che ciascuno ·a sua volta dà alla società; ma, come è stato spesso obiettato anche questo principio - che del resto è largamente attuato in una società individualista - è tutt'altro che • giusto • perché il contributo di ciascuno evidentemente dipende oltre che dalla buona volontà, anche da fattori naturali, quali la diversità della forza fisica o delle capacità intellettuali. Perciò un altro grande economista, il Cairnes, ritiene che un concetto indefinibile come quello della • giustizia sociale •, non possa essere il criterio della scelta fra individualismo e socialismo. 11criterio non può essere fornito che da considerazioni di utilità pratica: quale sistema è meglio in grado di assicurare alle masse una somma di benessere materiale e morale e un continuo progresso sulla via della civiltà? Secondo il Cairnes - che scriveva nel 1874 - è indubbia la superiorità, da questo punto di vista, di una struttura sociale fondata sulla proprietà privata e sulla libera iniziativa individuale. La dimostrazione che il citato economista dà della sua tesi è, però, alquanto superficiale e difettosa, poiché egli, in sostanza, si limita ad affermare che in una società collettivistica, dove mancherebbe lo stimolo al risparmio e all'accumulazione, non si formerebbe quella quantità di capitale la cui esistenza è condizione indispensabile del progresso economico. A questo argomento è facile rispondere che, in una società collettivistica, i nuovi capitali - fabbriche, ferrovie, macchine, ecc. - sarebbero creati non più grazie al risparmio privato, ma in seguito agli ordini emanati dall'organo centrale incaricato di preparare e fare eseguire li piano generale della produzione. 3. 11progresso compiuto dalla scienza economica in quest'ultimo cinquantennio ha permesso di approfondire li problema del socialismo e dell'• economia pianificata •. 11presente volume è per l'appunto un'applicazione alle questioni ivi studiate dei metodi moderni di analisi, adottati dall'economista. Ma qui può sorgere un dubbio. Poiché l'economia politica studia le azioni individuali, mostrando come, sotto certe condizioni Ideali, dalla loro combinazione sorga un certo • ordine • e si formi un certo • equilibrio •, possono I metodi e i risultati di questa scienza trovare applicazione allo studio di una società dove l'organizzazione della produzione, le 71 quantità prodotte, i prezzi, gli scambi internazionali, e cosi via, non sono l'effetto di decisioni individuali. ma di un • piano • predisposto da una autorità centrale? 11 dubbio appariva giustificato finché si reputava che l'economia classica fosse soltanto la descrizione scientifica di una particolare struttura economico-sociale: il • capitalismo •. Secondo i socialisti, I'• interesse • del capitale e la • rendita • del proprietario di terreni non sono che • categorie storiche •, create dall'appropriazione privata dei mezzi di produzione, che spariranno in una società socialista. Affermando questo i socialisti non si accorgevano che essi confondevano due problemi diversi, cioè l'interesse e la rendita quall redditi personali di coloro che posseggono i mezzi di produzione, e l'interesse e la rendita quali prezzi per l'uso del fattore di produzione • capitale • e del fattore • terra •. La distinzione sarà chiarita più avanti. La scienza economica moderna ha dimostrato che ci sono, nella produzione dei beni, alcuni fenomeni fondamentali, universali, e alcune • leggi • generali, la cui validità non è subordinata a una determinata struttura economico-sociale. Affinché la produzione raggiunga il massimo possibile (supposto un certo complesso di dati, come le risorse disponibili, lo stato della tecnica, l'abilità degli operai, ecc.) bisogna che siano soddisfatte alcune condizioni fondamentali che sono le stesse in una società • capitalistica • come in una economia socialista. E' merito soprattutto del Pareto di aver dato una dimostrazione rigorosa di questa tesi nel suo celebre Cours (1896). di cui la Casa Editrice Einaudi ha pubblicato una traduzione italiana. Sul carattere • universale • del problema del • valore •, insiste il Pierson nel saggio riprodotto nel presente volume. li Pareto, dopo aver dimostrato nel Cours che in una produzione • pianificata •, se organizzata razionalmente, si ritroverebbe lo stesso sistema di equazioni valido per una produzione diretta da imprenditori privati, non investiga se l'economia pianificata possa praticamente realizzare le condizioni del massimo prodotto. E' questo, invece, li problema studiato dal Mises, il quale - per una awersione, secondo me ingiustificata, contro il metodo matematico di cui si serve il Pareto - non ha voluto trarre dalle indagini dell'economista italiano

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