giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

Costantino Bresciani-Turroni gennaio 1946 Quattro studi sullepossibilità del socialismo Si tratta della • Prelazione • a Pianificazione economica collettivistica, Torino, Einaudi, 1946. 1. Il presente volume contiene alcuni • studi critici sulle possibilità del socialismo•. Gli autori sono: il noto economista olandese Pierson e tre distinti scrittori. Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek e Georg Halm appartenenti a quella ristretta schiera di economisti tedeschi, che continuano le nobili tradizioni della scienza economica, vanamente attaccata in Germania, durante l'infausta era nazista, da critici che il piu delle volte non avevano compreso l'indole e il significato di quella scienza. La pubblicazione del presente volume ha luogo in un periodo di fervide discussioni - suscitate da timori e da speranze - sull'ordinamento sociale ed economico dei popoli dopo l'immane conflitto delle armi. Dopo tutto quello che si è scritto sul socialismo durante piu di un secolo, sembra a prima vista difficile apportare alla discussione qualche idea nuova: eppure sono sicuro che il lettore italiano troverà che nel presente volume il problema è esaminato da un punto di vista inaspettato e oltremodo interessante. Dico subito quale è la tesi fondamentale del libro, l'idea madre attorno alla quale si raccolgono le considerazioni dei quattro autori: in una società, dove i mezzi di produzione (terre e capitali) sono proprietà della collettività un calcolo economico è impossibile; perciò una società siffatta non può organizzare in modo razionale la produzione; cioè, se essa si propone lo scopo di utilizzare nel miglior modo possibile le risorse disponibili, in modo da ottenere il massimo prodotto, questo scopo è irraggiungibile. Per rendere piu facile la lettura del volume a chi non ha familiarità con i sottili ragionamenti dell'economia politica, cercherò di spiegare in modo semplice che cosa la tesi accennata significa e come essa è dimostrata dal Mises, che della tesi fu il principale espositore, nel saggio qui pubblicato per la prima volta in veste italiana. 2. Anche da economisti il socialismo era una volta giudicato sotto l'angolo visuale della • giustizia sociale •. Un esempio è dato dal modo come lo Stuart Mili tratta del problema del socialismo nei suoi celebri Principi di economia politica, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1848. Considerando le ingiustizie della società nella quale viveva, e le sofferenze delle classi lavoratrici - nei decenni successivi la situazione di queste ultime migliorò considerevolmente - il Mili manifestava viva simpatia per un movimento che si proponeva di attuare una piu giusta ripartizione del reddito sociale. Anche le obiezioni, che una volta si muovevano contro il socialismo, erano ispirate soprattutto da considerazioni d'ordine etico o psicologico: potranno gli uomini raggiungere quel grado di elevatezza morale necessarie affinché dei motivi altruistici prendano il posto di quelli egoistici, dominanti in_ una società individualistica? Oppure s1 chiedeva - come faceva il Mili -: è il socialismo compatibile con la libertà, con un multiforme sviluppo della natura umana e con quella diversità di gusti, di attitudini, di forme d'intelligenza, che non solo contribuisce in gran parte a rendere la vita degna d'essere vissuta, ma è anche una delle molle principali del progresso mentale e morale? Obiezione, alla quale il Mili rispondeva che per la maggior parte del genere umano. cioè per le classi operaie, obbligate a un duro lavoro, con scarse possibilità di scelta, la • libertà • non era che apparente. Finché la discussione restava sul terreno della • giustizia sociale • il contrasto delle opinioni non poteva condurre ad alcuna conclusione sicura, né la scienza economica poteva apportare un contributo positivo. Secondo quale principio deve essere attuata una • giusta • distribuzione del reddito sociale? • A ciascuno secondo suoi bisogni? • • A ciascuno secondo le sue prestazioni? • • A ciascuno secondo il suo sacrificio? • Molti socialisti sono in favore del secondo principio, secondo Il quale la misura della remunerazione di ciascuno dovrebbe essere data dal contri-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==