giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

riforme di struttura, ma non le presuppongono (e in questo c'è un grosso elemento di differenza colle posizioni comuniste). I Piani di gestione debbono, per Morandi, « creare nelle imprese strumenti idonei per permettere ad essi di partecipare alla ricostruzione industriale e alla predisposizione delle programmazioni e dei piani di industria che venissero adottati dai competenti organi dello Stato, e per renderne effettuale ed operante l'esecuzione» (E' questo parte del testo dell'articolo I di un progetto di legge mai approvato sui Consigli di Gestione). F. Sullo fa rilevare come fra le posizioni comuniste e quelle socialiste c'è una differenza rilevante: « mentre i comunisti sembrano accentuare l'esigenza se non della proprietà, almeno della gestione tecnica collettiva dei mezzi di produzione, i socialisti sembrano calcare la mano sullo aspetto politico, ancor piu che sulla strumentazione giuridica dei mezzi di produzione». Per esaurire questa panoramica sui Partiti, bisogna fare un cenno alle posizioni liberali, i.e. alle posizioni di Einaudi, che sono lineari ed apparentemente impecabili: lo Stato ha già mezzi sufficienti e mai sufficientemente adoperati per influire sull'economia, attraverso il bilancio: imposizioni fiscali e spesa pubblica. Per il resto vanno bene dei piani o libri bianchi, purché siano soltanto a fini conoscitivi. I lavori dell'Assemblea Costituente All'Assemblea Costituente si realizza un serio dibattito fra partiti a proposito della pianificazione, in diversi tempi e sedi. Eccone i momenti: 1) Discussione nella prima sottocommissione (diritti e doveri dei cittadini, ottobre 1946). Si procede di pieno accordo fra democristiani (rappresentati da Dossetti, Moro e La Pira) e comunisti: fino al punto che Togliatti si astiene su una proposta socialista di contenuto radicale a proposito della tutela statale del diritto di proprietà, limitata al caso in cui la proprietàfosse gestita da conduttori e 5 lavoratori diretti e da cooperative. Si giunge ad accordo sulla pianificazione, e si decide di rimandare la materia alla 3• sottocommissione, che si occupa dei diritti e dei doveri economico-sociali. 2) Discussione nella terza sottocommissione, su relazione di Fanfani. In questa relazione si sostiene la necessità di una pianificazione, che soddisfi alcune condizioni: che cioè si eserciti un controllo competente, interessato, decentrato, democratico e multiforme sull'attività economica. 3) Discussione in assemblea plenaria, 1'8, il 9 e il 13 maggio 1947. La situazione politica è mutata: basti ricordare che il 13 maggio è proprio il giorno in cui De Gasperi mette in crisi il suo terzo gabinetto, lanciando alla nazione un appello per una « nuova Resistenza civile ». E' in esame il testo dell'articolo 31 della costituzione; si procede sulla base di un emendamento proposto dalle sinistre (Montagnana, Foa, Pajetta), che viene respinto; al suo posto viene approvato un testo da cui è scomparso il termine « i piani » e al suo posto sono rimasti « i programmi e i controlli ». Inoltre l'attività non viene « diretta e coordinata a fini di utilità sociale», ma solo « indirizzata e coordinata» (vedi il documento riprodotto a p. 47). I « Piani di primo aiuto » Gli aiuti americani vengono concessi all'Italia fin dallo sbarco alleato in Sicilia. Sul finire del '44 gli alleati chiedono al Governo italiano una serie di dati sulla cui base si sarebbe dovuto procedere al ripristino della capacità produttiva indispensabile alla sopravvivenza e alla ricostruzione; tale richiesta sarà soddisfatta nel '45, dopo la liberazione del Nord. L'apparato amministrativo italiano, a misura che si ricostituisce, partecipa all'amministrazione di tali aiuti, che inizialmente erano regolati esclusivamente dagli americani, quale problema militare. Secondo Saraceno « questa importante attività

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