giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

58 di scena o no, sta di fatto, onorevoli colleghi dell'estrema sinistra, che ~na rivoluzione sociale dell'imponenza d1 quella che non solamente voi volete fare, non si può fare per emendamento. Il vostro . emendamento discende da una concezione dell'economia diametralmente opposta a quella nostra. Non ce ne possiamo . . sbrigare con la disinvoltura c?n ~u1 s1. sbrigano tutti gli emendamenti. E perciò che forse l'onorevole Pajetta ha dato al l'onorevole Corbino un titolo ingiusto quando l'ha chiamato l'ultimo del • moihani • [se mai sarà il penultimo, perché l'ultimo sarò io!). [Commenti). Noi pensiamo che i piani ci sono sempre, come ha detto l'onorevole Einaudi e come ci ha precisato l'onorevole Corbino. Noi non siamo contro i piani; siamo contro lo Stato pianificatore, non abbiamo fiducia nello Stato commerciante, nello Stato industriale, nello Stato direttore. E' una crisi di fiducia, miei cari colleghi! Noi vorremmo che lo Stato non ci vendesse nemmeno le sigarette e il tabacco, perché li troviamo a miglior prezzo e a migliori condizioni nella borsa nera che almeno, per quanto riguarda i tabacchi, è una cosa piu seria del monopolio di Stato. [Commenti). In queste condizioni di sfiducia, come potremmo affidare a questo povero Stato nientemeno che tutta la direzione della vita pubblica italiana? Sarebbe un assurdo. Noi siamo contro lo Stato pianificatore e riconfermiamo ancora una volta il nostro dissenso dottrinale, anche se su un terreno pratico e tecnico, nel! 'interesse dei lavoratori - perché siamo tutti lavoratori, pur negando noi l'esistenza di una classe lavoratrice - qualche volta abbiamo il piacere di trovarci d'accordo coi colleghi del partito comunista [Applausi a destra). D'ARAGONA. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha la facoltà. D'ARAGONA. Ho ascoltato con molta attenzione quanto è stato detto. Tutti hanno affermato l'opportunità, la convenienza dei piani, ma quasi tutti hanno concluso col dichiarare che non voteranno questo emendamento. lo penso che gli oratori che ml hanno preceduto e che si sono dichiarati contrari suppongano che questo emendamento nasconda del le cose molto gravi e pericolose. lo questi pericoli non li vedo affatto. L'onorevole Giannini dice: io non credo alla capacità dello Stato pianificatore. Ma l'onorevole Giannini deve però constatare che l'economia moderna va gradatamente diventando economia statale. E' lo Stato che giorno per giorno acquisisce a sé nuove attribuzioni che sono di carattere economico. Noi in Italia siamo già proprietari, come Stato, di parecchie delle attività economiche del nostro Paese. Non può dunque negarsi che l'economia vada verso lo Stato, e coloro che si vogliono opporre a questa_ nuova f_ormadi economia saranno travolti, perche l'economia si evolve nel senso di andare verso forme collettive e non verso forme individualistiche. Tutta l'economia moderna va verso la pianificazione: tutti i Paesi del mondo sentono il bisogno di una pianificazione. lo ho la convinzione che se il nostro Paese, invece di aver perso due anni, avesse cominciato due anni fa ad avere il suo piano economico, probabilmente non sarebbe oggi nella condizione di dolore in cui si trova. [Applausi). Cosa vuol dire questa pianificazione? Si devono fare delle ferrovie o delle strade? Si deve sviluppare l'industria cinematografica o l'industria turistica? L'industria della siderurgia o della tessitura? Quale di queste industrie, di queste attività economiche deve avere la precedenza? Questa è la pianificazione che deve fare lo Stato: è lo Stato che ha la visione generale del Paese, non la può avere il_ singolo individuo, perché ognuno vede 11 proprio egoismo e non vede l'interesse. della collettività. Se voi domandate agli industriali tessili, essi vi diranno che l'industria piu importante è quella tessile; ma se vi rivolgete ai siderurgici, vi diranno che è la siderurgia. Ma è lo Stato che deve avere la nozione esatta di quello che conviene alla collettività, cioè allo Stato; e deve quindi chiarificare que~la che è la sua attività, Il suo concorso ed 11suo incoraggiamento per sviluppare una industria piuttosto che un'altra. Dovremo sviluppare per esempio le Industrie del beni di produzione o le Industrie del beni di consumo? E' un problema che deve essere esaminato dallo Stato, non dal

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