giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

drammaticità, che ~mbrava dovesse assumere all'Inizio della seduta, a giudicare dai commenti della stampa di stamane, e per avere elevato il dibattito in una sfera serena. Effettivamente non vi è stata, da parte mia, nessuna intenzione di insinuare nella Costituzione un elemento che risolvesse a prò dell'una o dell'altra parte un dibattito ideologico o programmatico essenziale, che pensasse, cioè, di risolvere Il problema fondamentale che angustia molti di noi, quello della libera iniziativa e dell'intervento statale. Mi richiamo a quanto dissi ieri e che suppongo possa avere trovato risonanza nel fondo dell'animo vostro. Vi è oggi un problema centrale: vi sono delle necessità di intervento, che qualunque persona responsabile, a qualunque partito appartenga, non può disconoscere. Ma noi sappiamo quanto questi interventi siano caotici ed empirici ed esposti alla pressione di Interessi particolari ed oligarchici. Noi pensiamo che si debba dare ordine a quel tanto di Intervento pubblico che è necessario nell'economia moderna. Sono grato all'onorevole Einaudi di aver chiarito un punto importante. Egli ha detto: il bilancio è un piano finanziario. Esatto lo ricordo che lo Statuto Albertino ed In genere gli statuti e i patti costituzionali moderni prevedevano l'Impegno statale di fare Il piano finanziarlo, perché la materia dell'intervento statale In campo finanziarlo era talmente delicata, che si richiedeva la sua pianificazione, come una garanzia democratica. Questa è stata una conquista dello Stato democratico moderno: la formazione del bilancio prevista dalla Costituzione. A distanza di cent'anni da allora, le necessità dell'intervento pubblico dello Stato, In materia economica, si sono talmente accresciute - e tutti noi sentiamo l'acuto disagio del disordine, del caos che presiede alla condotta economica degll enti pubbllcl - che l'esigenza di plani In questa materia non è una questione Ideologicama è una esigenza di ordine e, direi anche, di giustizia. Bisogna legare • questo Interventoad una destinazione sociale affinchéesso non sia plu manovrato da lntereasl particolari. 51 Questo è lo scopo principale dell'emendamento presentato e per cui abbiamo, successivamente, aderito all'emendamento del collega Montagnana e degli altri firmatari, connettendo la richiesta di questa pianificazione, cioè di questo ordine nell'intervento, al diritto al lavoro. lo sono anche grato all'onorevole Einaudi per aver ricordato alcuni principi di scienza economica e per avermi dato modo di constatare, in questo caso, che la scienza non è in contrasto con la mia coscienza. Devo dire che quando l'onorevole Einaudi ci ha ricordato la formula del massimo rendimento, i suoi dubbi erano da me condivisi. Ma sul punto della massima utilità sociale, circa la incomparabilità delle sensazioni dei vari soggetti economici, il senatore Einaudi stesso ci ha insegnato che quella formula, che gli economisti inglesi esprimevano sinteticamente colla frase • no bridge •, ha un valore puramente teorico. Queste disquisizioni teoriche, gli stessi economisti che le facevano, ammoni· vano di non farle sul piano pratico, perché qualunque legislatore, qualunque ammini• stratore avesse voluto portare sul terreno pratico la formula del • no bridge • sarebbe rimasto paralizzato nella sua azione economica. E quando vediamo la necessità anche nel campo internazionale di distribuire le scarse risorse che abbiamo secondo una graduatoria, di importanza e di urgenza, che cosa sono queste graduatorie se non graduatorie obiettive di bisogni? E in un paese talmente arretrato in fatto di consumi, come è l'Italia, io mi domando se la coscienza pubblica non riconosce che esistono dei bisogni che si possono valutare obiettivamente e che nessuna scala di valutazioni soggettive sul libero mercato potrebbe esprimere, perché vi sono delle categorie di consumatori che non possono, per mancanza di mezzi e per mancanza di possibilità di consumo, espri• mere I loro bisogni particolari sul mercato. Per cui l'esigenza di questi bisogni non può essere che soggettiva, cioè sottoposta a un piano di graduatoria, sottoposta ad una valutazione sociale. Questa deve essere la coscienza del Paese quando si tratta di sollevare delle zone depresse o delle categorie depresse. In questo caso non c'entra plu Il problema della non comunicabilità fra la psiche di un

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==