giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

se sarà definito, lo sarà dall'arbitrio del legislatore. lo mi chiedo poi se valga la pena di stabili· re un principio di piano • generale • quando il principio dei piani è antico quanto il mondo ed è stato sempre usato: sempre, in tutte le epoche storiche e in tutte le forme di economia, si sono fatti dei piani. Il piano lo fa il padre di famiglia quando deve coordinare l'insieme delle sue entrate e delle sue spese e deve distribuire le sue spese a seconda delle esigenze familiari. Anche questo è un piano. Un piano lo presenteranno da qui a pochi giorni gli uomini del governo col bilancio preventivo per il 1947-48.Anche questo è un piano. Nessuno si è mai meravigliato che lo Stato facesse per le cose sue dei piani. In tutte le forme dell'economia si son fatti dei piani e sempre coloro che li hanno fatti hanno avuto maggiore o minor successo a seconda della abilità con cui essi questi piani avevano congegnato. Sono contrario al principio generale del piani complessivi da formularsi dallo Stato. Non vediamo noi forse, non abbiamo forse sotto i nostri occhi i risultati, tutt'altro che piccoli degli innumerevoli piani I quali sono stati attuati in concorrenza ed In collaborazione da individui privati e dallo Stato attraverso i secoli e anche negli ultimi tempi? lo non so se molti di voi ricordano, come ricordo io, le condizioni agricole in cui si trovava l'Italia nel tratto da Pisa a Roma. Nel 1891 feci Il primo viaggio da Torino a Roma traversando la Maremma e poi la campagna romana. Lo spettacolo che si apriva dinanzi gli occhi era allora dawero desolante. Adesso chi compie Il medesimo viaggio si trova di fronte ad una situazione ben diversa, frutto di Innumerevoli piani di lavoro che sono stati compiuti, da individui, da enti pubblici, dallo Stato, e che hanno trasformato completamente la faccia esteriore di quel territorio. Invece delle lande deserte che si stendevano sino alle porte di Roma noi possiamo oggi contemplare aziende rurali private e pubbliche, che lo credo siano non solo tra le prime, ma le prime del mondo. Non esiste infatti In nessun paese del mondo un complesso di aziende cosi grandemente perfezionato che dia altrettanta produttività economica: In nessuna parte del mondo si ritrova un complesso di aziende che possa sostenere .. 49 il paragone con quello che vediamo alle porte di Roma. Tutta l'Italia, del resto, è cosparsa di aziende rurali che sono il frutto di piani sapienti condotti fin dall'antichità; non piani ordinati dall'alto, ma adattati caso per caso alle esigenze delle località. Esiste in qualche paese del mondo una zona che possa stare al paragone della Lombardia per perfezione di agricoltura, per ricchezza di prodotti, per ricchezza di strumenti tecnici? Esiste al mondo una regione nella quale gli investimenti di capitali siano stati nei secoli cosi intensi e trasformatori da eccedere persino il valore presente della terra? Eppure la Lombardia per ben due volte nella sua storia fu tratta dal nulla economico alla floridezza. La prima volta quando Annibale si affacciò dalla cerchia delle Alpi; e la seconda volta verso il 1000 quando la barbarie medioevale stese il suo velo funereo su tutta l'Europa. La Lombardia era diventata tutta una palude, cosparsa qua e là di foreste. E se una prima e di nuovo una seconda volta la Lombardia è tornata ad essere quella che oggi è, ossia il giardino d'Europa e forse il giardino del mondo, ciò si deve all'iniziativa individuale entro la cornice di una appropriata legislazione. Quale fu la legislazione che consenti agli agricoltori di trasformare la faccia della terra da un complesso di paludi miasmatiche all'intenso rigoglio di terre stupendamente coltivate? Il risultato, per quanto ha tratto all'intervento statale, si deve a due leggi, a due piccole leggi. Una si chiama la legge dell'acquedotto che esisteva già nel diritto romano e fu ripresa negli statuti del liberi comuni lombardi. Per essa il proprietario di una sorgente d'acqua che si trovi lontana dal suol terreni ha il diritto di portare l'acqua passando attraverso il terreno altrui, purché paghi l'indennizzo per Il terreno che occupa per portare l'acqua, e ciò anche senza il consenso dei proprie• tari dei terreni che sono attraversati. In virtù di questa semplice norma legislativa, che costitui la cornice entro la quale si poté sviluppare l'opera del proprietario, la irrigazione in Lombardia ebbe uno stupendo sviluppo; e quei terreni non furono più campi inquinati di acque nelle quali si seminava di quando in quando il riso con scarsissimi prodotti, ma terreni pianeggianti, cosi profondamente diversi da

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