giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

40 Pasquale Saraceno (intervento) Mi sembra che insistere su questa opposizione fra economia di mercato ed economia pianificata. che è stata fatta dal prof. Amoroso e da altri colleghi, ci porti fuori del problema che si è voluto proporre qui e non è neppure giustificato dal carattere che la pianificazione - questo tipico istituto del nostro tempo - ha assunto fin'ora. Vediamo che dagli Stati Uniti e dalla Germania del 1933-1934a una infinità di Paesi in questo dopoguerra, la pianificazione tende a realizzare una certa combinazione fra iniziativa privata ed intervento statale che tuteli la prima e organizzi il secondo e anzi tutela la prima in quanto organizza il secondo. I piani sono dispositivi per quelle congerie di istituti pubblici attraverso cui lo Stato si trova a dover agire nel campo economico e che certe volte si urtano l'uno contro l'altro nella loro particolare azione; i piani sono invece orientativi per l'iniziativa privata che deve muoversi nelle maglie degli interventi pubblici. Va anche tenuto presente che non è del tutto esatta la contrapposizione fra economia di mercato ed economia burocratica, dato che nessuna forse delle economie pianificate che conosciamo è burocratica; in genere, diverse forze economiche si associano nelle combinazioni piu diverse ai fini di quel tipo di pianificazione che è ritenuta conveniente in una certa situazione storica. Anche in Italia quel po' di pianificazione fatta inizialmente nel dopoguerra non fu burocratica; anzi, in un certo senso, fu fatta contro la burocrazia. Voglio alludere all'episodio dei comitati del Nord tanto criticati e cosi poco conosciuti, che non si può certo definire un caso di pianificazione burocratica. Di importanza pregiudiziale per ogni discussione In materia di pianificazione, è comunque stabilire quali sono gli obiettivi che in una data situazione storica si vogliono conseguire con l'attività economica pubblica. Ora per quanto riguarda gll obbiettivi meno consueti che deve porsi oggi In Italia una attività economica pubbllca, pensiamo al problema del ferro In un Paese che nel 1929 ne consumava due mlllonl e mezzo di tonnellate e che oggi, con I compiti immensi della ricostruzione, può disporre solo della metà. Si può immaginare un mercato che consenta la migliore utilizzazione di questa scarsa quantità di ferro, quando sappiamo che gli operatori privati piu efficienti non possono talvolta stare in concorrenza con i produttori di altri paesi perché l'apparato delle ferrovie, dei servizi pubblici, dei porti, delle strade, danneggiato e inefficiente, rende la produzione italiana piu costosa e tale inefficienza può essere eliminata solo disponendo di grande quantità di ferro? Altri obbiettivi sono posti dal grave problema dell'energia, dal problema edilizio ed infine dall'esistenza di due milioni di disoccupati in gran parte permanenti, disoccupazione che pone quell'esigenza d'industrializzazione intorno a cui dovremmo discutere in questo momento. Ora, perché non dovremmo ordinare in un piano, in un programma, questi diversi obbiettivi? Ma si può veramente dire che gli inglesi hanno voltato le spalle alla libertà morale e hanno optato per la dittatura, secondo la contrapposizione di Amoroso, quando si sono messi vigorosamente sulla strada dei grandi piani del dopoguerra; e d'altra parte noi daremmo un presidio a detta libertà lasciando che il mercato provveda alle masse senza risorse delle provincie meridionali non industrializzate? A parte le molte considerazioni teoriche che si potrebbero fare, mi sembra che la pregiudiziale che oppone le due concezioni non trova fondamento nell'esperienza che noi stiamo facendo e in quella che stiamo contemplando in tutte le altre economie del nostro tempo. Angelo Costa (intervento) Desidero parlare un po' da uomo pratico in una discussione che si è svolta sulla questione di libero mercato e di pianificazione. Pongo delle domande plu che esporre dei concetti. Il punto che ml permetto di segnalare al ,professori di materie economiche è questo: quando si parla d'Intervento dello Stato e di economia pianificata ml pare che si dica sempre troppo di quello che si fa e poco di quello che si vuol fare, mentre cl si

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