giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

38 Ed il problema è se ciò si possa raggiungere meglio con o senza pianificazione. Confesso che nel leggere il programma predisposto dal prof. Papi, specie per il modo di impostare le questioni nelle proposizioni introduttive, ho avuta la impressione, vi confesso alquanto penosa, che egli manifesti delle tendenze pianificatrici. Si presenta dunque anche in Italia e anche in un ambiente come questo l'idea che si possano superare le nostre difficoltà di politica industriale col ricorrere a formule di pianificazione? Penso che ci si debba opporre nel modo più netto a questa tendenza. La pianificazione è una deformazione logica che non può essere adottata in nessuna guisa. E' impossibile in tutto Il mondo ed a maggior ragione in Italia. Quando parliamo di dinamismo economico, ognuno lo definisce a modo suo, ma in sostanza si ricorre alla idea di sviluppo di forze future nel tempo. C'è qualche cosa, tuttavia, di misterioso e di indefinibile, di incompiuto e di impreciso. A me pare che la vita economica abbia delle forze proprie, una logica propria di agire, che noi non siamo capaci di comprendere a priori. Nessuno è in grado di prevedere quello che il mercato farà. Nel dinamismo cl sono forze misteriose, vive, come io direi, che si sviluppano In modo imprevedibile, capriccioso, come tutti i fenomeni vitali. Ora quando volete pianificare, che cosa fate? Sostituite a una quantità indefinita di risorse vive la fisima, anche geniale, di un Tizio qualunque, sia pure un grande economista, o un ministro o direttore generale; sostituite al rendimento dell'indefinito qualche cosa di geometrico, di limitato. Ciò è contro natura. Mi pare che questa sia la causa, ridotta all'estrema espressione, della impossibilità di una pianificazione. Il problema italiano è enormemente pili complicato, per la nostra natura. Noi siamo un popolo di Individualisti; ognuno vede le cose a suo modo. Siamo una popolazione esuberante, ciascuno con dei bisogni e delle situazioni particolari: un popolo di miserabili che si arrabatta come può, con infinita fantasia. Ed allora si vive attraverso una serie di accorgimenti, in cui ciascuno si arrampica come può. Non potete sostituire a questa massa di iniziative di ogni genere una uniformità geometrica che avete concepito nel gabinetto di un ministro. Voi uccidete il paese, se applicate una formula pianificatrice. Certo, c'è pianificazione e pianificazione. Alcune esperienze si devono per forza tentare: ci vuole un certo ordine e una certa disciplina. Ma allora bisogna escludere dalla tesi fondamentale qualunque ipotesi pianificatrice, e accettare invece una qualsiasi formula che dia la possibilità al movimento economico delle forze, definite e indefinite, di svolgersi nel modo pili libero ed elastico possibile. Una delle questioni, per esempio, è la legge sui nuovi impianti. Ogni giorno avete episodi che dimostrano come questa legge sia funesta perché sbarra la strada alle novità. Alcuni agricoltori avevano studiato il problema di utilizzare la barbabietola come componente di mangimi per bovini. Il problema economico si spostava, diventava diverso. Hanno presentato domanda al ministero, ma questo l'ha bocciata 1 . A parte l'esempio che può essere mal fondato, ritengo che ogni qualvolta vi è la proposta di una formula nuova, non si deve precludere la strada. Bisognerebbe che il Ministero avesse accanto a sé una commissione di tecnici, di chimici, di economisti, che segnalasse il fatto nuovo da esaminare. Pietro Battara (Intervento) Abbiamo sentito fin'ora in questa tribuna la parola delle massime personalità della scienza economica italiana. Avrei desiderato sentire anche la parola di quella parte notevole del mondo economico costituita dagli industriali, cioè di coloro che dovrebbero sentire I nostri discorsi ed in un certo senso dovrebbero confortarci o dirci che siamo completamente fuori strada. In ogni caso vorrei fare alcune osservazioni di carattere preliminare e precisamente incominciare a parlare di uno dei punti fondamentali della brillante relazione del prof. Papi, cioè quello che riguarda I limiti di economicità della produzione. Quando noi parliamo è evidente che dietro a noi cl segue, come un'ombra, un determinato schema teorico, nel quale slamo portati ad

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