giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

Antonio Pesenti novembre 19_4_6________ _ Politica economica comunista e pro- • gramma economico di governo Pubblicato su • Nord e Sud•, n. 14, 1946. Massima produzione e piena occupazione La politica economica che il Partito Comunista ha suggerito durante due anni e che propone oggi come programma di governo, è, come in tutti gli altri campi, una politica nazionale. Difendere gli interessi delle larghe masse popolari è, anche nel campo economico, difendere gli interessi della produzione e dello sviluppo dell'economia italiana. Il convegno economico tenuto dal Partito, ormai un anno fa, aveva affermato la esigenza di incrementare la produzione, di raggiungere la stabilità di mercato, di difendere il tenore di vita delle masse popolari, obiettivi raggiungibili soltanto mediante un coordinamento della politica economica, una democratizzazione degli organismi di controllo e l'applicazione di una rigida politica fiscale. Anche allora il Partito Comunista affermava un principio che è stato ripetuto nel primo convegno economico nazionale di Bologna e che appunto a quel convegno è stato cosi espresso: • raggiungimento della massima produzione in modo da conseguire al tempo stesso la piu ampia occupazione di lavoratori senza perdere di vista la necessità di contrarre costi attraverso una meno Inefficiente organizzazione produttiva •. Anche oggi questo imperativo si pone davanti a noi e deve essere realizzato nell'azione di governo. Vi è cioè di fronte a questo problema della massima produzione e della massima occupazione operaia, dell'ottimo economico, un criterio aziendale e un criterio nazionale cioè di economia nazionale. Il criterio aziendale ha davanti a sé soltanto il calcolo del costo di produzione e del prezzo di vendita del mercato; se li conto non torna l'azienda si ferma, I capitali non si investono, la produzione si arresta. Ma perché si ferma l'azienda e la produzione si arresta? Perché i costi sono elevati, perché non vi è mercato di sbocco. Ma il giro è vizioso. Non è possibile ridurre i costi di produzione, organizzare meglio la produzione, trovare un mercato di sbocco senza produrre ad una determinata dimensione, senza creare il mercato con la creazione del potere d'acquisto delle masse popolari. La riconversione esige somme ingenti, la ricostruzione di ciò che è stato distrutto richiede miliardi su miliardi; la massa dei reduci, dei disoccupati, dei poveri, premono oggi sul mercato non come consumatori che aiutano la produzione, o come lavoratori che creano una nuova ricchezza. ma come assistiti ad un livello di fame, come forze che impongono il loro diritto alla vita, e rimangono nelle aziende ricevendo un salario qualche volta senza produrre, riducendo cosi la produttività del lavoro anche dei lavoratori effettivi. Bisogna rompere questo giro vizioso, bisogna che lo Stato diventi il propulsore dell'attività economica non ispirandosi a criteri aziendali attuali, ma al piu ampio senso economico della intera economia nazionale. Propulsore, creatore di lavoro di occupazione e di produzione mediante una vasta opera di lavori pubblici, mediante il sostegno dell'attività produttiva con ordinazioni, commesse. finanziamenti diretti per le imprese chiavi già nelle mani dello Stato attraverso l'I.R.I.; mediante il finanziamento, la mobilitazione del capitale privato attraverso una serie di sostegni nelle imprese private, chiedendo però a queste, come è diritto di ogni creditore, garanzie sufficienti e partecipazione nel capitale e nella direzione dell'attività produttiva, in modo che essa sia coordinata verso un fine nazionale. Ecco perché, pur partendo dal punto di vista dell'interesse delle masse operaie e dei disoccupati, l'affermazione del nostro programma immediato di governo espresso con le parole: • impiego totale della mano d'opera nella ricostruzione e nell'attività produttiva •, rappresenta una esigenza non solo di classe, ma una esigenza nazionale non solo dal punto di vista umanitario e sociale, ma dal punto di vista economico, per l'aumento della produttività del lavoro, per l'aumento della ricchezza nazionale. Il problema del costo di produzione non

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