26 In linea di massima, vi è oggi una larga adesione a questa idea. La coscienza mo• derna giudica severamente coloro che . vivono senza lavorare, che posseggono in virtù del lavoro altrui. Noi abbiamo una concezione della dignità umana fondata sulla operosità: tu sei uomo che crei con il lavoro del la tua persona il tuo mondo. E non è soltanto una dottrina, questa; c'è anzitutto un nuovo e diffuso modo di sentire i doveri della vita, di considerare le cose e il loro possesso, una tendenza a riportar tutto al "sudor della fronte". Ma quando se ne vorranno trarre le conse• _guenze pratiche, sorgeranno forse resistenze anche da parte di coloro che nulla o poco posseggono. Si è già insinuata negli uomini una concezione mitica della proprietà. Gli strumenti del possesso, nati nella storia come mezzi per il soddisfacimento di esigenze umane, sono stati deformati in esigenze primarie essi stessi e posti quasi al di sopra della storia. In tal modo essi son diventati sostegno di privilegi e mezzi di parassitismo e di prepotenza. Nondimeno, anche gl'ingenui comprendono che dove ci sono privilegi e prepotenze non c'è giustizia; che chi vive tutto per sé sottrae agli altri quella parte di benefici che potrebbero derivare dalla sua collaborazione: che i torbidi e le miserie e le anomalie sociali provengono da un esasperante individualismo. Il richiamo al vincolo sociale, senza il quale l'individuo non sarebbe né prospererebbe, si va facendo sempre più forte fra gli uomini; e infatti si invocano limitazioni all'azione individualistica, una sempre più marcata subordina• zione dei suoi interessi a quelli della collettività. La dedizione delle energie e di cose dell'individuo alla società è, d'altronde, un contribuire alla esistenza comune e perciò a quella di lui stesso. L'altro principio, dunque, di guida alla fondazione dell'ordine nuovo, deve affermare la prevalenza del vincolo sociale sugli interessi individuali e particolari. Nel progressivo rafforzamento della socialità si realizzano più vaste sfere di giustizia e di libertà: giustizia per i deboli contro i forti; libertà per i molti dai ceppi di avvilimento civile. Coerentemente con questi principii dovrà compiersi la trasformazione di tutti i rapporti che riguardino la produzione e la distribuzione dei mezzi dell'esistenza e del progresso. La Costituente dovrà i~dicare le linee generali della nuova economia, non 'scendere a dettagli di forme e di procedimenti. L'attuazione della riforma economica avverrà dopo, con criteri storicistici, a seconda delle circostanze. Ma senza indulgere a compromessi. L'oggetto centrale dell? rifor_ma non può. essere che l'impresa, I organismo produttivo e distributivo della ricchezza. Le imprese si distinguono in relazione alla destinazione produttiva, alla struttura interna, alle dimensioni. Fino ad ora la determinazione specifica di questi caratteri è dip~~a dall~ . volontà esclusiva di uno o p1u proprietari della impresa, in relazione alle condizioni di disponibilità dei fattori produttivi._ Ci sono state limitazioni a quella volonta, ma JI dominio dell'impresa è rimasto sempre_ nelle mani del capitalista. A causa princ1• palmente del progresso tecnic? tale d_ominio si è sempre più esteso, eserc1!andos1 s_u. considerevoli quantità di mezzi produtt1v1 e su masse crescenti di lavoratori. Svolto a fine di lucro, cioè di incrementazione del profitto, si è opposto a tutte le esigenze sociali, trattando il lavoro come una merce e uno fra i vari strumenti del processo produttivo. Questa posizione deve essere rovesciata. Bisogna combattere il dominio capitalistico come uno dei privilegi più lesivi della dignità umana. È ripug~ante ~he proprio l_à dove si vede nascere 11reddito dalla faticosa applicazione di energie umane nella trasformazione della natura, si ammetta un dominio in virtù del possesso dei mezzi di trasformazione. È inammissibile che la produzione e la distribuzione dei beni, nell'uso dei quali gli uomini esistono e pro• grediscono, un fatto dunque di primario interesse sociale, siano alla mercé d'interessi individuali. Il rapporto interno costitutivo della impresa deve essere cambiato in modo che il lavoro creatore di reddito assuma la responsabilità di essa. Soltanto cosi l'uomo potrà sentirsi libero, quando cioè la sua occupazione non dipenda dalla volontà di chi non lavora; soltanto cosi la società può impegnare tutti gli uomini nel lavoro, soltanto cosi la giustizia e l'eguaglianza - l'una affermando la proporziona• lità delle ricompense al grado di creatività del lavoratore, l'altra l'identità di posizione attiva di tutti gli uomini - diventeranno reali valori sociali.
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