AlbertoBertolino maggio 1946 Costituente e riforma • economica Pubblicato su • Il Ponte • a. Il, n. 5, 1946. Tutti sono persuasi che la Costituente dovrà anche accuparsi di economia; ma molti considerano questo compito come d'ordine secondario rispetto a quel Il Istituzionali e costituzionali. Alcuni pensano che possa esaurirsi in ritocchi strutturali, In limitazioni dimensionai!, in elimlnazlonl di vincoli burocratici all'attività produttiva e mercantile per conformare gli Istituti economici allo spirito di quella democrazia che le due guerre mondiali e I rivolgimenti politici Intermedi hanno deformato. Questa Interpretazione dell'ufficio della Costituente Italiana è, a mio awlso, assai ristretta e antistorica; Il volere ridurre quasi ad una operazione epurativa da scorie e da bardature formatesi in questo ultimo quarto di secolo costituisce un ingenuo modo di considerare le nostre plu recenti vicende ed aspirazioni. Per valutare quell'ufficio bisogna anzitutto Inserire I problemi ltalianl nel plu ampio campo delle esigenze europee e mondiali, considerarli come una manifestazione dello sviluppo storico generale. Allora si vedrà che Il momento richiede qualcosa di plu di correzioni ed Integrazioni degli Istituti esistenti, che l'equllibrlo del sistema sociale non si ristabilisce dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Abbiamo già avuto una larga esperienza di siffatti tentativi; ma le disarmonie economiche e sociali sono rimaste, e anzi si sono acuite. Non sono valsi I perfezionamenti tecnici ed organizzativi degli ambienti produttivi, che pure hanno apportato un notevole Incremento di produzione; non l'aumentata tutela pubblica del lavoratore; non la diffusione o universalizzazione di alctinl servizi; non la riduzione delle ore di lavoro e l'aumento del periodi di riposo 25 - la società non si è acquietata. Essa è sempre malcontenta e agitata cosi come lo era agli Inizi della rivoluzione industriale; ed In verità non è ancora scomparso per crescenti masse di popolo il pericolo di trovarsi senza mezzi per vivere. Che cosa è che non va nel tradizionale regime sociale? Si lamentano ingorghi, ostacoli, attriti nel processo distributivo del reddito, cioè In quel rapporto che stabilisce quanto deve appartenere a me e quanto a te. È dunque il criterio di distribuzione che non va, perché non è secondo giustizia. In fondo alle proteste c'è un'esigenza etica, c'è un"affermazione di dignità, c'è un'istanza di libertà. Di questa natura è il problema che deve risolvere, fra gli altri e con gli altri, la Costituente italiana. Non è un problema tecnico, ma di prlnclpii; non è questione di rabberciamenti, di peso e di misura, ma di costituzione di nuove fondamenta sociali. Ed è il vero problema economico, inteso umanamente e realisticamente, e non nelle astrattezze materialistiche di pervicaci individualisti. La Constituente deve affrontare questo problema decisamente: se non altro che per dare una fondata speranza al non pochi milioni d'itallani che vivono nella miseria e nella tristezza; per dare un awio a quelle riforme strutturai i che debbono equilibrare economicamente e socialmente le varie zone del paese e promuovere dappertutto Il progresso civile; per portare un contributo sempre maggiore nelle relazioni internazionali. Se si guardi a fondo ai motivi di agitazione degli uomini, se si esaminino gl'istituti che presiedono alla ripartizione e al possesso dei beni, se si considerino le promesse di riforma piu volte ripetute da soggetti responsabili dell'odierno regime economico, par di potere Individuare i principi fondamentali che la Costituente dovrebbe fissare a guida del rinnovamento economico e sociale del paese. Al problema ripetutamente posto di dare una giustificazione universale del possesso, pensatori di vario Indirizzo hanno dato la stessa soluzione: Il lavoro. Si riconosce da tutti che l'unica fonte creativa di beni, Il vero titolo al loro possesso, è Il lavoro, questo Impegno della persona a fare utili le cose, a creare I mezzi della vita e gli strumenti della clvlltà, quest'appropriazione creativa della natura.
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