giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

che soprawivono. Certo la planificazlo~e, finché sussiste la pr-0prletà privata degli strumenti della produzione, anziché comporre Il contrasto fra Il carattere soci.aie della produzione, e la forma privata dell appropriazione, non è altro che un effetto d1 tale contrasto e ne denunzia l'aggravamento: è, vale a dire, la conseguenza del fatt_oc'>e la borghesia s'è accorta della neces~1tà_ di seguire una nuova tecnica nella d1rez1one economica proprio per resistere alla spinta sociale dei processi produttivi, quindi nulla ha a che fare con la pianificazione promossa dalle forze sociali progressive: tuttavia è un sintomo di come, da un punto di vista tecnico, la pianificazione divenga sempre plu necessaria. L'ostinata resisten• za padronale alla proposta del lavoratori aggrava, cosi, In Italia, Il ~ontrasto soc(ale del peso di un errore tecnico, I cui dan~• colpiscono in parte la stessa borghesia. Precisamente accade che, mancando un piano generale di produzione ed essendo il sistema produttivo dominato da alcuni grandi complessi, I plani di questi vengono a dominare tutta l'attività produrti• va e, quindi, ad asservirla agli Interessi di una ristretta minoranza. In proposito basta riflettere che da tali plani manca ogni considerazione del potere d'acquisto del consumatori, sicché essi conducono la produzione secondo la politica degli alti prezzi e della restrizione del consumo che, oltre le masse, finisce per danneggiare I piccoli Industriali, I bottegai, I professioni• stl: In una parola Il ceto medio. In conclusione, la borghesia Italiana, per la cieca autorità del grandi complessi produt• tivl, agisce nel senso di tendere sempre plu Il contrasto di classe e spezza persino Il proprio schieramento, mentre la classe lavoratrice, sempre piu s'addestra ai suol nuovi compiti. La rivendicazione del Plano del Lavoro e la resistenza che a essa oppone la borghesia divengono, cosf, momenti decisivi di un processo di rottura. «Mondo economico» ottobre 1949 Il Piano Di Vittorio- Foa . " " ragiona comese Stralciato da/l'editoriale Discorsi • come se •· n. 19. 10 ottobre 1949, p. 410. Nonostante le scissioni, la C.G.I.L. resta il piu grosso organismo sindacale italiano, quello che potrà sempre contare non solo su una massa di attivisti preparati e disposti a tutte le avventure, ma anch~ . sull'appoggio dei lavoratori meno qual1f1cah, e pertanto piu malleabili e pi~ mo~ilitabi!i, tanto a fini politici, quanto a Imi smdacal1. Tra parentesi questo potrebbe essere anche un ammonimento al governo a non fidarsi eccessivamente di una persistenza nella situazione del 18 aprile, consentendo esagerato credito a manifestazioni estranee al settore politico. e quindi alle difficoltà e al problemi concreti In cui si sta dibattendo il paese. A parer nostro i risultati delle elezioni del membri delle Commissioni Interne, che si sono svolte in questi ultimi giorni in taluni importanti centri Industriali, sono quanto mai tali da indurre alla rlflesslone, e a non scambiare per realtà quel li che altro non sono che desideri. Ciò premesso diciamo che il plano Di Vittorio-Foa, sbandierato al Congresso di Genova. è esso pure, al di fuori di ogni discussione di merito, la conseguenza di un ragionamento sul • come se •. Cioè come se la stessa Confederazione del Lavoro si trovasse In una situazione di effettiva collaborazione con le forze produt• tlve del paese, come se essa sapesse imporre un Indirizzo rettlllneo alla politica sindacale e salariale, ossia un Indirizzo coerente con la esigenza di una maggiore occupazione operala, la quale a sua volta postula una maggiore efficienza produttiva, e pertanto una riduzione del costi, cosa possibile da ottenere anche attraverso una modificazione della attuale struttura salariale.

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