giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

ha ridotto il problema finanziario al quesito se Il nostro.sistema produttivo sia In grado o no di accrescere Il volume della produzione in misura sufficiente per soddisfare, In gran parte se non del tutto, la piu ampia domanda di beni, in modo almeno da ridurre al minimo il movimento Inflazionistico che, pari rimanendo Il volume degli scambi, il finanziamento del plano tenderebbe a promuovere. Inoltre, poiché Il nostro sistema produttivo non è lntieramente sfruttato, la conferenza ha dato una risposta affermativa a tale quesito e, circa la potenziale minaccia d'inflazione contenuta dal plano, nei limiti In cui l'ha riconosciuta, l'ha giudicata di durata inversamente proporzionale alla produttività delle opere progettate e, comunque, da un lato ridotta dalla redistribuzione del reddito presupposta dal piano stesso, dall'altro frontegglablle magari con Il razionamento. Certo, questa risoluzione del problema finanziario in un problema produttivo non esclude l'esigenza di un capitale d'awiamento per la esecuzione del piano: non elimina, quindi, la ricerca dei mezzi plu acconci per raccogliere nelle casse dello Stato I mezzi monetari corrispondenti. Difatti varie operazioni venivano suggerite dalla Conferenza sempre nell'ordine di quelle già Indicate dal Congresso di Genova. Tuttavia la nuova rigorosa Impostazione del problema finanziario ha ridotto ogni difficoltà al rango di quelle organizzative. Per convincersene basta dimostrare come, In teoria, è possibile prowedere all'esecuzione del plano mediante Il solo lavoro. Non c,è dubbio che tutti I lavoratori oggi occupati hanno la possibilità fisica e psichica di prolungare il vigente orario di lavoro. Supponiamo allora che In tutte le aziende si effettui un tale prolungamento per una certa misura: a esempio per un'ora. DI conseguenza, In ogni azienda, si formerebbe un eccesso di lavoro disponibile, rispetto alla quantità del prodotto assorblblle dal mercato, pari rimanendo le altre circostanze. Ma, poiché l'attrezzatura meccanica delle nostre Industrie è scarsa per Il numero degli operai occupati, Il prolungamento dell'orario di lavoro, In quanto acconsentirebbe di produrre le atell88 quantità con un minor numero di operai, alzerebbe Il rapporto fra la macchina e l'uomo: quindi, diminuirebbe I costi di 175 produzione, e i prezzi. Di riflesso Il potere d'asssorbimento del mercato crescerebbe e la sovrabbondanza di mano d'opera, prodotta dal prolungamento dell'orario, non sarebbe proporzionale al prolungamento stesso. Se, poi, I lavoratori rimasti occupati riversassero il guadagno relativo a esso nel finanziamento di opere utili alla collettività e a loro medesimi, le nuove Iniziative Immediatamente susciterebbero nuove opportunità d'impiego e svilupperebbero la domanda di certi beni strumentali: secondariamente svilupperebbero an~he la domanda di beni di consumo in ragione dello sviluppo promosso nell'occupazione: e cosi via finché le stesse aziende, che avessero licenziato operai in seguito al prolungamento dell'orario, sarebbero costrette a riassumerli. Se, infine, si provvedesse a privare gli imprenditori almeno dei profitti dovuti all'incremento della produzione, il processo si accelererebbe ancora. In teoria, dunque, per assicurare con il lavoro l'esecuzione del piano della C.G.I.L., non ci sarebbe altro da fare che fissare il prolungamento del lavoro nella misura opportuna. In pratica, al contrario, ci sarebbero da superare tutte le difficoltà inerenti all'organizzazione del processo descritto e della proprietà collettiva delle opere costruite: ma ciò mostra, appunto, che il plano del lavoro pone problemi essenzialmente organizzativi. Come era da prevedersi, nonostante la nitidezza scientifica delle conclusioni a cui era arrivata la Conferenza, l'opposizione borghese all'iniziativa della C.G.I.L. rimaneva inflessibile. Senonché essa nemmeno s'Interessava dei progressi compiuti dalla formulazione del plano, e Insisteva sui vecchi argomenti, tradendo cosi lo stimolo dell'Interesse di classe che la sollecitava, poiché nulla le Impediva di esprimersi almeno in una critica appropriata. In definitiva, cosi, essa manifestava la sua debolezza, ed accresceva l'autorità tecnica delle organizzazioni operaie. La stessa debolezza tradiva l'atteggiamento del Governo che, sebbene condannando a parole quasi con disprezzo il plano della C.G.I.L., non esitava a mettersi In concorrenza con la C.G.I.L. medesima e, proprio nei giorni della Conferenza, s'affannava a rintracciare centinala di miliardi da spendere In Investimenti pubblici, a promettere terzi tempi, a disegnare programmi di lotta contro la disoccupazione.

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