172 Genova implica la persuasione che l'incremento dei consumi vitali, promosso da una maggiore occupazione e da un aumento dei salari, sarebbe piu che compensato dalla riduzione dei consumi superflui conseguente alla redistribuzione dei redditi, tanto da accrescere la capacità di produrre beni strumentali e, quindi, da accelerare lo sviluppo della ricchezza nazionale. Conviene, infine, ricordare che il Congresso proponeva anche che a questa vasta iniziativa dessero un proprio contributo gli stessi lavoratori e che essa venisse attuata in un regime di fiduciosa collaborazione fra lavoro e Stato; mentre lasciava aperti il problema delle dimensioni da dare all'iniziativa medesima, quantunque Di Vittorio avesse accennato a un investimento complessivo di circa 3.000 miliardi in tre anni, e quello della determinazione delle opere effettive da eseguire. In realtà la soluzione di questi due problemi richiedeva un lungo studio e il Congresso non poteva che annunziare il proposito delle organizza. zioni operaie di affrontarlo. A questa proposta, la cui ragionevolezza era palese, si poteva rispondere tentando di contestare i suoi fondamenti tecnici, oppure rifiutando di accogliere i principi sociali a cui s'ispira. I partiti governativi e la stampa borghese, salvo qualche rara eccezione, risposero Invece con il sarcasmo e con l'uso delle piu viete critiche scolastiche. Si senti cosi opporre al piano della C.G.I.L. il pericolo dell'infla. zione, quasi che, anche se il piano stesso dovesse essere finanziato mediante un aumento della circolazione per conto dello Stato, non cl fosse la possibilità di neutralizzare con un aumento della produzione e con procedimenti disciplinari l'influsso sui prezzi della cresciuta quantità di moneta. Qualcuno giunse a dire che il piano, risolvendosi In uno stimolo al consumo, impoverirebbe e non arricchirebbe Il paese, come se I consumi voluttuari delle classi abbienti fossero trascurabili e nullo possa essere Il prodotto del disoccupati che troverebbero lavoro nell'esecuzione del plano. Cl fu persino una rivolta contro le teorie del Keynes e contro Il principio del moltiplicatore, a cui veniva fatto di ricondurre la concezione del piano. Il presidente della Confederazione degli industriali, in una celebre Intervista, affermò poi che i I piano sarebbe stato accettabile, se gli industriali avessero tenuto il proprio denaro nei cassetti della scrivania, anziché investito in macchine e in merci: come se ci fosse differenza, al fine di evitare l'inflazione, fra la stampa di nuovi biglietti e l'immissione nella circolazione di biglietti tesoreggiati. Da ultimo l'on. De Gasperi, con l'aria del furbo campagnolo, conchiuse il dibattito dicendo che non ci sono quattrini, come se lo Stato, per prendere una qualche Iniziativa economica, dovesse avere pronti i biglietti da mille nei cassetti. Tuttavia tanta rozzezza e tanta Ignoranza avevano un loro preciso significato. In realtà le grossolane critiche che venivano mosse al piano celavano il rifiuto dei principi sociali a cui esso si ispira e una fanatica adesione a principi reazionari. Naturalmente, cosi dicendo, non si allude alla resistenza pugnace di fronte a ogni iniziativa di redistribuzione del reddito. Tale resistenza era prevedibile e nell'ordine naturale delle cose. Si vuole, invece, alludere al fatto che, per mezzo di quelle critiche, la definizione sociale del costo di produzione veniva respinta senza nemmeno essere presa in considerazione: vale a dire, che da parte borghese non si ammetteva nemmeno la possibilità di un dibattito sulla definizione del costo. Gli oppositori, insomma, s'appoggiavano alla definizione del costo individuale, che necessariamente parte sempre da zero In quanto il mantenimento del disoccupato non grava sull'impresa, e senza affrontare la discussione circa la legittimità di una simile definizione, su essa costruivano le loro critiche. Cosi si palesavano, da un lato la servitu che gli Interessi della classe dominante esercitano sulla scienza e Il timore che la debolezza effettiva delle posizioni tenute suscita ormai In tale classe; dall'altro la funzione conoscitiva della lotta di classe. Nello schieramento degli oppositori al piano spiccava, In particolare, la posa di alcuni. Vale, ad esempio, ricordare quella assunta dal giornale la Stampa In alcuni articoli e persino In diversi corsivi del suo direttore, Intonati a una simpatia condizionata per l'Iniziativa della C.G.I.L. Forse si trattava di uno di quel gesti con I quali la Flat si finge progressiva, quando i suol interessi non corrono alcun rischio,
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