168 di venderci, e non quello che piu ci piacerebbe di importare: o impiegando in Argentina, in Brasile, in Australia i crediti vantati per costruire a questi paesi le case. le strade, e le industrie di cui Invece manchiamo in Italia. 3) Il significato dell'accumulazione del crediti e delle riserve, ammeno di credere che gli organi responsabili siano stati inesperienti, va cercato, pertanto, in altro posto. Poiché infatti dalla presunta inesperienza dei governanti hanno tratto gran vantaggio i gruppi capitalistici italiani, i quali hanno esportato e si son fatti subito pagare dal Governo. cui hanno lasciato l'eredità dei loro crediti esteri; e che hanno fatto il diavolo a quattro quando si è trattato di importare piu abbondantemente; mi pare che sia lecito cercare la risposta, che si va cercando, nella prevalenza degli interessi particolari su quelli nazionali, che si è verificata in questi anni in Italia. Prevalenza che si accinge ora ad ipotecare - non è un caso, infatti, che per l'utilizzo dei crediti sull'estero si facciano avanti noti gruppi industriali e finanziari - l'uso dei crediti e delle riserve in questi anni accumulati. 4) Mi pare a questo punto della situazione economica italiana che un piano di investimenti massicci come quello proposto dalla C.G.I.L. venga al momento opportuno per cercare di equilibrare le condizioni interne ed estere dell'Italia. I rapporti tra il Piano della C.G.I.L. ed il commercio con l'estero sono infatti quelli che in qualsiasi paese povero che vuole compiere uno sforzo produttivo ali 'interno, suole avere l'esecuzione di un vasto programma d'investi menti. cioè a dire una forte pressione sulla bilancia commerciale per l'importazione di quei beni che gli investimenti richiedono. !: stato calcolato che la pressione sulla bilancia commerciale italiana di un investimento pari a 100 si aggira su 25-30. Orbene, io credo che cominciando ad utilizzare le riserve non sia impossibile trovare su mille miliardi d'investimento interno quei 250-300 miliardi, di cui il deficit commerciale aumenterebbe. E credo che non sia difficile perché come è stato detto prima, espresse in miliardi di lire italiane le riserve ed I crediti vantati dall'Italia sono pari a 575-580 miliardi. Si tratta perciò, a mio modesto avviso, e almeno per quanto riguarda gli aspetti esteri del Piano, di una questione di volontà, perché i mezzi ci sono. 5) E con questo io avrei già finito se non mi preoccupasse il dubbio che qualcheduno abbia a credere che per realizzare un Piano come quello della C.G I.L. si consigli di trascurare le esportazioni per le importazioni. Pensare questo non sarebbe evidentemente serio. Penso infatti che il Piano Confederale sia in sé stesso la premessa di un'espansione produttiva, che tenga in massimo conto i bisogni della esportazione, che avvii alla riduzione dei costi commerciali e principalmente del costo dei finanziamenti che arriva al 13 ed anche al 14%, e che esso debba essere realizzato anche se potrà averne qualche danno l'organizzazione monopolistica del Paese.
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