ufficialmente dallo stesso Ministro Vanoni nel suo discorso sul bilancio e cioè i dati sul basso reddito pro-capite della popolazione italiana, uno dei piu bassi di Europa, anzi direi il piu basso dei paesi industriali, sul bassissimo consumo anche di generi alimentari di carni, di grassi etc. Tutti questi dati indicano la povertà della popolazione italiana, ma essi, per me, peccano di eccesso perché, derivati dal reddito nazionale in generale, non tengono presente appunto che quella parte del reddito nazionale destinata veramente al consumo è piu bassa ancora di tutto il reddito nazionale. I dati piu importanti sono i seguenti: Su 81 miliardi in cui era calcolato il reddito nazionale nel 1936 (e che è stato il redditto piu basso in confronto agli anni precedenti) solo 28 miliardi e mezzo andavano ai lavoratori dell'agricoltura. dell'industria e del commercio e cioè alla grande maggioranza della popolazione consumatrice italiana dato che in questi lavoratori dell'industria e commercio erano compresi anche gli artigiani. Perciò solo un terzo del reddito nazionale era destinato a questi consumatori e il fondo di consumo generale (compresi Impiegati dello Stato, degli Enti pubblici etc.) era considerato come 50% del reddito nazionale. Ripeto, nonostante qualc~e affermazione in contrario che si vede anche da una pubblicazione nell'ultimo numero della Rassegna di Statistiche del Lavoro, che mi pare non sia 3ffatto sostenibile, i dati piu recenti dimostrerebbero che questa massa, questo fondo di consumo non è certamente aumentata, pure essendo aumentata la popolazione. Ma se andiamo alle indagini Doxa no; troviamo altri dati ancora molto piu Interessanti che ci dicono che il 2.4% delle famiglie italiane ha il 17,2% del reddito nazionale nei ceti ricchi e che un terzo del reddito nazionale è assorbito dal 10% delle famiglie nei ceti ricchi, mentre il 41,8% delle famiglie italiane ha solo il 17% del reddito nazionale, e cioè l'enorme maggioranza della popolazione vive con una parte esigua del reddito nazionale; ancora di piu: il 59,6% delle famiglie Italiane vive col terzo del reddito nazionale; vi è cioè una forte disuguaglianza nella dlstrlbuzlor.e della ricchezza quando si 157 pensa che un terzo delle famiglie italiane ha meno di 340 mila lire annue. Questa forte disuguaglianza nella distribuzione del reddito rappresenta una delle tare fondamentali della nostra struttura economica ed anche uno dei motivi della scarsa dinamica nella formazione del nostro reddito nazionale. Tenete poi presente che le stesse cifre Doxa che considerano la distribuzione del reddito per famiglie risultano ancora piu gravi, se si pensa che proprio nei redditi bassi vi è una maggiore composizione del nucleo famigliare. Ed allora cosa significa tutto ciò? Significa che i dati che rivelano la stagnazione del sistema economico italiano e che sono stati piu volte riportati nei nostri discorsi, i dati che denotano la diminuzione non solo nei consumi fondamentali, non solo il peggioranmento del tenore di vita, ma anche la riduzione della quantità di lavoro della popolazione attiva, questi dati, hanno la loro origine sostanziale, trovano la loro spiegazione anche nella distribuzione del reddito nazionale. La scarsa capacità di consumo da una parte, per l'enorme maggioranza della popolazione e la relativamente elevata capacità di consumo di alcuni ristretti settori della popolazione ha determinato, a nostro giudizio, la creazione di due mercati diversi e quasi non comunicanti, con la conseguente deviazione e spreco degli investimenti. La deviazione di investimenti, per esempio nel settore dei consumi di lusso (borsette di coccodrillo e altre cose). Consumi di lusso e sprechi in investimenti, che data specialmente la situazione oggettiva del nostro Paese, venuto ad inserirsi nei sistema capitalistico di produzione troppo tardi e trovatosi quindi sempre in condizioni di inferiorità nella concorrenza internazionale, non dovrebbe awenire. Spreco di investimenti in industrie protette, sorte e sostenute artificialmente per motivi politici. Da ciò trae origine un altro difetto della nostra struttura economica, quello cioè dell'alto costo e degli alti prezzi nella produzione di massa data la ristrettezza del mercato e la scarsezza del consumo; alti costi naturalmente anche per le produzioni di lusso che pur avendo un mercato che bada ai prezzi, è sempre un mercato limitato. Da ciò deriva ancora l'altro fatto negativo nella nostra struttura, la rigidità cioè del prezzi Italiani di cui tante volte ci si accusa.
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