aspetto è, direi, il valore rivoluzionario di queste tesi, nettamente opposto al misto di massimalismo e di riformismo della politica seguita sin qui. La coscienza di tutto questo va affiorando lentamente nel movimento sindacale: e questo è molto importante. E' molto importante anche che i problemi sindacali vengano impostati in connessione al problema economico nei suoi sviluppi piu immediati, e non soltanto in una visione marxisticamente astratta di schematici rapporti di forze: che il movimento sindacale si renda conto del fatto che il problema della disoccupazione è un problema legato alla situazione economica e non un problema unicamente politico: che insomma esso è problema politico in quanto problema economico. E' nuovo nella politica sindacale italiana, legata a schemi ormai in crisi, che a Modena si sia detto • Fin che Pella farà I disoccupati Scelba dovrà ucciderli •. (Cosi sarebbe auspicabile che si radicasse negli uomini di Governo la convinzione analoga della esistenza di un problema economico della disoccupazione, piuttosto che di un problema politico costituito dai disoccupati). Fra la linea Pella e la linea Lombardi v'è anche un altro punto di contrasto: ed occorre passare, per rendersene conto, dal piano della politica economica del movimento sindacale al piano della politica sindacale senz'altri aggettivi. Non è un caso, o è un caso estremamente significativo, che Pesenti nel suo discorso non abbia parlato che in modo occasionale della disoccupazione e degli Investimenti (In quanto questi possano assorbire disoccupati) e si sia preoccupato invece dei consumi e della loro distorsione rispetto ad un optimum sociale. E non è un caso che nella sua azione quotidiana Il movimento sindacale senta maggiormente il problema della disoccupazione quante volte questo si manifesti attraverso una minaccia di licenziamenti: ed Invece di fronte a coloro che son disoccupati sin da Ieri la sua solidarietà (come solidarietà destinata a tradursi In azione) sia meno efficiente. Tutto questo va posto In relazione con la tendenza già manifesta del movimento sindacale, ad appoggiare; per· forza di cose e non per volontà di uomini, azioni di gruppi phl forti e sostanzialmente già prlvlleglatl, ed a trascurarne altrl. E l'aver posto, come ha fatto DI Vittorio, con 153 l'intuito politico che gli avversari dovrebbero riconoscergli, il problema della disoccupazione come problema generale, legato all'altro problema generale della situazione economica, è, in sostanza, aver impostato l'azione sindacale come azione unitaria che non deve sperdere la sua forza nell'appoggiare questa o quella categoria, ma deve porsi su di un piano piu vasto e di piu lungo periodo. Non è facile immaginare quali sviluppi possano avere in un avvenire immediato e piu a lunga scadenza le posizioni contrastanti che si son descritte. Del resto il contrasto non è avvertito con chiarezza neppure da quanti son parte del giuoco politico: in particolare non è avvertito da chi continua a muoversi entro gli schemi di cui da altri si denuncia la crisi. Nello schieramento delle sinistre i piu sensibili a questa crisi son stati i sindacalisti (il sindacato, a continuo contatto con la realtà economica e politica e con le masse tuttora politicamente non qualificate, non vincolato a prassi determinate dalla teoria, si palesa sempre di piu strumento essenziale e sensibile di lotta politica). Va detto infine, per debito di completezza che, piu o meno consciamente, altri. oltre al sindacalisti, avverte in seno al Partito Comunista la necessità di nuove e men sterili posizioni: un discorso tenuto assai di recente al Senato da Scoccimarro e pubblicato dal settimanale della C.G.I.L. offre materia di interesse perché, sia pur marginalmente, vi sono accennati molti spunti nuovi e da persona da cui questo difficilmente si sarebbe atteso. Senza dubbio però la carta piu importante di questo giuoco politico è costituita da DI Vittorio la cui posizione è forse il dato piu importante ed Interessante che la Conferenza e le successive polemiche ci han rivelato. DI Vittorio ha tentato il superamento delle due tendenze che si erano scontrate; superamento che In parte gli è stato facile, in quanto nelle posizioni di Lombardi rientrava benissimo la necessità espressa da Pesenti di una certa austerlty e di un controllo sui consumi e sugli Investimenti (controllo che Pesentl però pensava di raggiungere attraverso una redistribuzione di redditi). In altri momenti DI Vittorio ha preso degli spunti da Pesentl: ad esempio quello di una politica di Imposizioni fiscali fortemente progressive (delle quali, a parte
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