152 è l'ultima roccaforte della rear.ione. Non si è voluto riconoscere. forse per esserne mancato il chiarimento da parte di chi ne difese le posizioni. il valore realmente rivoluzionario che avrebbe in Italia una politica di piena occupazione. ad esempio per la necessità che essa imporrebbe di eliminare, in una fase di espansione produttiva. le strozzature costituite dall'esistenza di gruppi monopolistici. (Non so poi quanto, in certe posizioni comuniste. abbia giuocato un inconscio • complesso • di fronte a certi termini ed a certe situazioni: è indubbio che di inflazione han parlato con molta maggior libertà i non comunisti della Conferenza che i comunisti). Sul terreno di una politica di alleanze la linea Lombardi costituisce un fatto nuovo. Laddove la linea seguita sin qui. nei limiti in cui non si risolve in una massimalistica condanna del sistema. si manifesta impotente a rompere la cristallizzazione dei rapporti di forza. la linea Lombardi rappresenta per il movimento sindacale un tentativo proprio in questa direzione. Non parlo di una politica di alleanze con un settore della vita economica contro un altro: dei tentativi in questo senso son già stati fatti, piu o meno consciamente con la compagna contro i monopoli condotta a fianco della Fiat e di taluni altri gruppi industriali: e ad altri si è accennato a proposito del problema del monopolio dei concimi chimici detenuto dalla Montecatini: ma azioni di questo genere non implicano una revisione della impostazione generale della politica sindacale ed una scelta tra la linea seguita sin qui e quella delineata che si è venuta profilando alla Conferenza. Sorge invece il problema di sapere se. ed entro quali limiti. il difendere la tesi di una politica governativa siano operanti sul piano situazione italiana. trovare consenzienti determinati ceti e determinati settori della vita economica del paese. Ai limiti si è già accennato parlando della forza autonoma di tal~~e- posizioni psicologiche e della imposs,b,hta che consensi alla critica della politica governatica siano operanti sul plano dell'azione politica: una risposta al problema, pur con le riserve enunciate a proposito di questa irreducibilltà di posizioni, implicherebbe una anallsl approf?ndita degli effetti di una politica di espansione creditizia: in altri termini un giudizio sulla situazione economica del Paese. Senza pretendere a tanto si può ritenere che una espansione creditizia possa. attraverso il risveglio generale dell'attività produttiva, allargare il mercato della piccola e della media industria e dare a questa il benessere, piu o meno illusorio, delle fasi di boom: affermazione questa che incontra tuttavia dei limiti per quei settori dell'industria che sono costituiti dai fornitori di piu forti gruppi: per i quali la spinta inflazionistica di una espansione del credito (anche una spinta trattenuta da opportune manovre) rappresenta un aumento di costi, aumento che difficilmente potrà esser sostenuto da imprese che vivono in condizioni di libera concorrenza e spesse volte sono in posizioni di marginalità, ed in ogni modo si trovano di fronte ad un mercato, quale è quello costituito dai grandi gruppi, che è un tipico buyer's market, o mercato in cui il compratore è in condizione di dettar legge. Un caso tipico potrebbe esser costituito dalle Fonderie Orsi di Modena. Non si può escludere d'altro canto, che una politica di espansione possa trovar consenzienti alcuni grandi gruppi: da taluno si è voluto spiegare a questo modo l'atteggiamento liberaleggiante del la Fiat e dellaStampa. Queste riserve sono in fondo di portata assai limitata: in primo luogo perché potrebbero esser sollevate soltanto per taluni settori industriali: in secondo luogo perché, anche sul terreno delle alleanze, la politica Lombardi è se non altro un tentativo, con forti probabilità di riuscita in un senso o nell'altro di uscire da quell'immobilismo della politica sindacale che costituisce un po' il pendant della politica economica del Governo. E ad ogni modo son riserve che investono la politica di alleanze (contro cui potrebbe valere molto di piu l'altra considerazione della lrreducibilità di posizioni psicologiche) e non la validità in sé, nel quadro della politica sindacale, di una politica di piena occupazione. La soluzione di questo secondo problema implica anch'essa, ed In modo assai plu profondo, un giudizio sulla situazione economica del Paese e soprattutto sul fini ultimi dell'azione delle sinistre. Ad ogni modo direi che la risposta debba essere affermativa, nel llmlti In cui una polltica di full employment porti ad un aumento della occupazione e renda Indispensabile delle riforme di struttura. In questo secondo
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