giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

128 occupate dalle 600.000 alle 700.000 persone, e durante i primi 6 mesi del 1947 sulle esportazioni totali, il 45 per cento era di tessili. La continua vitalità dell'industria tessile è essenziale per la ripresa economica dell'Italia anche se è destinata ad occupare un posto relativamente meno importante tra le industrie italiane in conseguenza del piu rapido sviluppo delle industrie meccaniche e chimiche, piu giovani. Gli italiani ritengono di effettuare il seguente sviluppo della produzione tessile alla fine del 1951-52 in relazione al 1938: cotone 51 per cento, lana 41 per cento, fibre artificiali 33 per cento. La percentuale d'aumento del cotone e della lana non è elevata rispetto alla capacità; si spiega con la produzione relativamente bassa di questi beni durante il periodo di autarchia e di produzioni belliche. La produzione di cotone nel 1957 si valuta superiore a quella dell'anteguerra di circa il 10 per cento. La produzione di lana e di fibre artificiali nel 1947 è stimata grosso modo inferiore del 9 e 30 per cento al livello dell'anteguerra. Nel primo anno del programma si prevede che le esportazioni di cotone e di fibre artificiali raggiungano circa il 70 per cento delle esportazioni prebelliche. Le esportazioni di lana lavorata che hanno già raggiunto circa il 70 per cento rispetto al 1938, si aggireranno sui livelli prebellici. Si prevede nelle esportazioni di seta soltanto un piccolo miglioramento sui bassi livelli del 1947. Le importazioni di lana grezza richieste nel programma della CEEC appaiono un po' eccessive se si confrontano con le importazioni di 30 mila tonnellate nel 1938. Il programma della CEEC richiede importazioni di lana grezza per 76 mila tonnellate nel 1948 e circa 86 mila tonnellate In ogni anno successivo. Le importazioni di lana (pari al doppio del volume del 1938) sarebbero sufficienti a raggiungere l'obiettivo di produzione della lana nell'ultimo anno del programma di ripresa. La rapida e facile ripresa della produzione ed esportazione italiana nel 1946 ha dato luogo a qualche ristagno In particolare nel mercato d'esportazione; tale ristagno, dovuto alla aumentata concorrenza estera, ha fatto comprendere ai produttori italiani la necessità di continuare a migliorare I metodi di lavorazione e di non trascurare il mercato interno. 2. Combustibili ed energia. L'Italia possiede importanti fonti di energia idroelettrica, ma la sua produzione di carbone e petrolio è trascurabile. Le richieste italiane di combustibili ed energia, secondo la CEEC. dovrebbero provvedere nel 1951 circa il doppio dell'energia già utilizzata dall'economia Italiana nel 1938. L'attuale consumo di energia, incluse le scorte di carbone e petrolio, si avvicina ai livelli del 1938. Si dubita che la situazione mondiale possa permettere all'Italia di mantenere nel 1951-52 un consumo di energia doppia a quello dell'anteguerra. I quantitativi che si prevede possano essere messi a disposizione, tuttavia, si considerano sufficienti a mantenere il livello di attività industriale Implicito nel programma di ripresa economica dell'Italia. I livelli di produzione Interna attuali equivalgono approssimativamente a quelli del 1938, malgrado la perdita delle miniere dell'Istria, perché si è sviluppata la produzione delle miniere carbonifere della Sadregna. La produzione totale, tuttavia, rapportata al carbone di buona qualità, è assai bassa (meno di 2 milioni di tonn.). Malgrado un ulteriore aumento del 70 per cento, previsto nel 1952, l'Italia rimarrà tributaria dell'estero per la maggior parte dei suoi rifornimenti di carbone. Gli Stati Uniti hanno tenuto conto per I futuri rifornimenti di due contrastanti tendenze. Da una parte, vi è stata una tendenza ad aumentare l'utilizzazione dell'energia elettrica e dei prodotti petroliferi, mentre dall'altra si prevede un notevole sviluppo delle industrie che usano carbone (industrie siderurgiche, meccaniche e chimiche). Gli esperti americani hanno ritenuto giusto sostenere in pieno il programma di Importazioni di 14.4 milioni di tonnellate di carbone nel primo anno; ciò concede anche la costituzione di un minimo di scorte. Un po' inferiori alle richieste saranno le importazioni negli altri tre anni del programma; si ritiene che queste siano piu aderenti alle previsioni di attività economica generale in Italia. Secondo I dati della CEEC. le industrie

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