di maggior commento ha bisogno il settimo punto, il quale, prevedendo che debbano essere date informazioni sull'impiego degli .aiuti, sintomaticamente distingue, oltretutto, fra le informazioni che debbono esser pubblicate all'interno dei paesi partecipanti, e quelle, invece, che vanno direttamente fornite agli U.S.A. Ma i primi quattro punti meritano invece un piu diffuso e approfondito esame. In essi sono contenute le impostazioni generali, i criteri direttivi di base del •piano• stesso. Riportiamoli, quindi, anzitutto, perché il lettore ne sia adeguatamente informato. Essi sono: 1 J • Promuovere un aumento della produzione agricola e industriale, al fine di permettere al paese partecipante di divenire indipendente da ogni normale assistenza economica dall'estero •. 2) • Prendere quei provvedimenti finanziari e monetari, necessari per la stabilizzazione, stabilire e mantenere un adeguato livello dei cambi, e, in generale, restaurare o mantenere la fiducia nel proprio sistema monetario•. 3) • Cooperare con gli altri paesi partecipanti per la revisione delle barriere al commercio estero con essi e con gll altri paesi, e per stlmolalre un crescente Intercambio di beni e servizi •. 4) • Usare il modo pili efficiente, nella cornice di un comune programma di ricostruzione europea, per l'uso delle risorse del paesi partecipanti, e per prendere I provvedimenti necessari per assicurare un Impiego efficiente di tutti beni e servizi, resi disponlblll dall'aiuto americano•. Noi cl troviamo evidentemente di fronte a del criteri generali, che mostrano fra loro delle contraddizioni profonde. Mal Impostazione basilare di plano sorse da contaminazione phl smaccata di principi e concezioni del tutto diversi e antitetici. Al punto 1°, e In modo ancor plu esplicito e Inequivocabile, al punto 4°, si Imposta e si stabilisce Imperativamente una politica economica di Interventi dal centro, e quindi, poiché evidentemente si presuppone l'esistenza di strutture capltallstlche, di puro stampo corporativo. Al punto 3°, Invece, si prevede una politica economica liberlstlca, e altrettanto si può dire In sostanza - anche se la cosa è plu coperta 121 - del punto 2°, poiché il perseguire la stabilizzazione monetaria e dei cambi con mezzi merament.e finanziari è caratteristica delle impostazioni classiche, rappresentate. oggi. dai liberisti. Ma questo groviglio di contraddizioni, dalle pesanti conseguenze. ha la sua logica: quella dei gruppi finanziari americani ed europei, quella appunto del • piano Marshall • che è, ad un tempo. il puntello del crollante capila• lismo dell'occidente d'Europa, e lo strumento per asservire lo sviluppo economico dei paesi partecipanti agli interessi dei gruppi statunitensi. E' nell'interesse preciso e specifico dei gruppi americani che vengono ridotte le tariffe doganali e liquidate le altre barriere protettive dell'economia europea, mentre naturalmente tariffe e protezioni degli U.S.A. rimangono immutate: fa giuoco allora il piu acritico e oltranzistico liberismo. E' nell'interesse preciso e specifico dei gruppi europei - e anche di quelli americani, se non vogliono continuare all'infinito l"emorragia di dollari per gli aiuti - che vi sia una certa ricostituzione e un certo riassestamento del sistema capitalistico dell'Europa occidentale. Bisogna dar mano allora al vecchio, classico programma, già impostato dal fascismo, del capitalismo monopolistico: aumento della concentrazione finanziaria, produttivismo per I grandi complessi, forzamento dell'esportazioni, • proletarizzazione • del medio ceto, compressione massima dei consumi delle masse popolari. Ed ecco l'adozione - chiaramente Indicata ai punti 1• e 4° - di schemi e programmi di tipo corporativo, che, Impedendo Il • disperdersi • degli aiuti americani, ossia Impedendo Il normale loro assorbimento da parte del mercato, ne assicurino la parte del leone al gruppi, già favoriti dalle loro posizioni di monopolio, e attraverso le • priorità •· I • controlli •, e I mille altri vincoli corporativi, lasciano al medio ceto produttivo soltanto gli occhi per piangere. Ecco Infine la • liberistica • volontà stabilizzatrice affermata al punto 20; e su questo ultimo aspetto è Inutile ormai diffondersi in analisi, poiché, almeno In Italia e In Francia, dopo gli esperimenti di Mayer e di Einaudi e Menlchella, non cl possono plu esser dubbi sul significato di una stablllzzazlone perseguita con mezzi meramente finanziari, e rimanendo, oltretutto, nell'ambito delle attuali strutture
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==