giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

120 per il primo anno, mentre gli altri tre anni sono stati lasciati sulle ginocchia di Giove. Se a questo si aggiunge che molte merci non richieste - cotone, tabacco, latte condensato. polvere d'uovo, frutta fresca e secca - seno state invece comprese negli elenchi programmati; che di queste e di altre merci l'Europa non ha bisogno, o ne produce in concorrenza con gli U.S.A., o ha vitale interesse e possibilità, come è il caso del cotone per l'Italia, a procurarseli su altri mercati, e che, infine, un quantitativo notevole, nel complesso delle merci programmate, è rappresentato da prodotti finiti il che non può non provocare forti ripercussioni sulle industrie europee, non si può non concludere, al la fine, che la ripresa dell'economia europea viene ad essere fortemente e brutalmente influenzata dagli interessi corporativi dei più forti gruppi finanziari, industriali e commerciali statunitensi, con gravi conseguenze di distorsione e di crisi e nel mercato interno e nei rapporti internazionali dei paesi partecipanti al • piano Marshal I •. Diamo una semplice occhiata alla seguente tabella, che rappresenta le importazioni per il primo anno previste per l'Italia: mlllonl m!gllola di dollari di tonn. Cereali per paniticaz. 215,1 2.025 Cereali minori 20,9 200 Grassi e oli 24,2 30 Semi oleosi 3,3 Carni 5,6 17 Latte 4,8 14 Caffè 13,7 24 Altri generi alimentari 8,4 35 Tabacco 3,6 4 Cotone 116,5 147 Nitrati 0,8 4 Macchine agricole 5,0 Carbone 67,1 7.459 Petrolio e derivati 49,8 2,408 Legname 11,1 308 Acciaio finito 5,5 50 Acciaio grezzo 6,4 102 Ghisa 0,7 20 Apparrecchiature siderur. 4.5 Apparecchiature elettr. 7,0 Ci si accorge immediatamente che, accanto a importazioni essenziali - ma che ormai è possibile, cosf come è vitale per la nostra economia, procurarsi fuori dell'area del dollaro - esistono merci di quei quattro tipi di cui sopra si è discorso per almeno 160 milioni di dollari. Il primo anno del • piano Marshall • permette dunque ai gruppi americani di rea!izzare sull'Italia un • dumping • a prezzo zero di 160 milioni di dollari di merci, di cui la nostra economia non ha bisogno, e che avranno anzi l'unica conseguenza di porre in crisi e distorcere ulteriormente il nostro mercato e, in particolare, la nostra produzione industriale. E quest'ultimo aspetto appare tanto più grave in quanto, impostato per aumentare le produzioni di base, ossia quelle non caratteristiche dell'apparato industriale italiano, l'European Rccovery Program, pei suoi stessi criteri informatori, costituisce una grave ipoteca sull'awenire della nostra industria, squilibrandola ulteriormente rispetto a quel le delle altre potenze occidentali. Ma il pronunciato asservimento agli interessi dei gruppi statunitensi viene ribadito ed aggravato dalle clausole che accompagnano il piano, e che costituiscono altrettanti impegni capestro. Lo stesso presidente Truman si è incaricato di riassumerli in sette • punti fondamentali • che intaccano gravemente la sovranità dei paesi europei sulla loro industria, sul loro commercio estero, sulle finanze e sui cambi. I sette punti di Truman Non ci vogliamo trattenere qui sulla questione dei • Fondi In moneta locale •, che, sorgendo dal deposito in conti speciali dell'equivalente monetario delle merci fornite dagli U.S.A. secondo I programmi del • piano ., vengono a costituire Importanti masse monetarie di manovra, che possono essere adoperate solo In forme concordate con gli appositi e previsti controllori americani. Questo complesso e gravissimo problema - che costituisce appunto Il sesto dei punti di Truman - è stato Infatti da noi esaminato, in tutti I seri pericoli che esso comporta per l'Italia, In una nota sul numero precedente di questa rivista. Cosi pure, ma per altra ragione, è Inutile trattenersi sul quinto punto. Esso si commenta da sé: prevede, infatti, lo stimolo della produzione di determinate materie prime, che vadano a costituire riserve In favore degli U.S.A., con evidentissimo, scoperto ed esplicito scopo strategico. Né

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