determinato gruppo di partiti o una determinata coscienza o un determinato costume, ma, a volere essere onesti e non ingiusti, bisognerebbe poi arrivare a dire che gli uomini, I partiti o quel determinato costume, non operano perché non si possono adeguare ad una struttura la quale sostanzialmente è vitalmente superata. Non monopolio legislativo delle Assemblee, non bicameralismo integrale. Il bicameralismo integrale, quanto meno il bicameralismo integrale, evidentemente è legato alla previsione, sempre, di una contrapposizione di poteri e di un raro e difficile e infrequente operare dello Stato. E non direi neppure Camera tecnica, perché evidentemente si tratta di stabilire un potere di sintesi politica, il quale espresso nelle Assemblee abbia rare ed infrequenti ma vaste e programmati discussioni su alcune direttive fondamentali, e poi il resto dislochi: dislochi ad un Esecutivo il quale assuma, quindi, una parte notevole dei compiti di scelta normativa che prima spettavano alle Assemblee stesse, e il quale allora non ha bisogno di complicare il congegno con una Camera tecnica, ma trova la sua strada naturale e spontanea nel Consiglio dei tecnici di cui l'Esecutivo, cosi investito, deve naturalmente circondarsi, in conformità volta a volta delle singole concrete esigenze. Ci sarebbe poi da dire altro, se si volesse scendere ai particolari. Per esempio, nell'ambito di quello che è l'organo esecutivo, ci sarebbe da dire qualcosa sulla distinzione fra il Gabinetto, sempre piu evidente in tutti gli Stati sia pure con forme appena incipienti, e il collegio dei capi dell'Amministrazione, cosa assolutamente diversa dalla precedente. E questo punto si collega poi ad un ulteriore discorso, che però non sta a me fare, circa la rigidità del nostro sistema amministrativo, che dovrebbe evidentemente essere abbandonato [ ...]. Nel capo Xli dell'Epistola al romani, negli ultimi versetti, S. Paolo ha alcune parole che tutti abbiamo ben presenti, le quali cl dovrebbero fare meditare sul modo come egli, l'Apostolo, vedeva, apprezzava, rispettava, sottolineava con marcature accentuatissime la funzione e l'autorità dello Stato tuttavia pagani. E una cosa ml ha fatto impressione, In questi ultimi giorni, rileggendo quelle parole. Come tutti sappiamo, egli Indica negli uomini che governano lo 115 Stato, anche se sono romani, anche se sono pagani, anche se si valgono di questa autorità contro Dio, i ministri. E nel testo greco (nel testo latino c'è sempre: ministri), nel testo greco, mentre per parecchi versetti ritorna la parola diacono, S,&xovo,, alla fine, quando si tratta di inculcare ai romani che bisogna pagare il tributo a chi si deve, qualunque tributo, allora si indicano coloro che esigono il tributo non piu come diaconi, come ministri semplicemente, ma con una parola piu forte, piu comprensiva: Àe.Toupyol. Gli • operatori liturgici •, per cosi dire, nel senso evidentemente dei liturgici che apprestavano i servizi pubblici nello Stato greco, gli operatori liturgici di Dio, ).m·oupyol 0,où. A me pare che gli uomini i quali vedano profilarsi uno Stato capace di imporre loro dei gravi sacrifici di ordine materiale allo scopo però di awiare ad una reformatio del corpo sociale e ad una maggiore aequalitas fra gli uomini debbano vedere finalmente profilarsi i • liturgici di Dio •. (Vivissimi prolungati applausi).
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