generale che non riesce ad afferrare quasi nulla della realtà concreta, e un comando cosi particolare che non soddisfa a molti altri casi a cui dovrebbe essere provveduto con un comando di maggiore sinteticità, ma sempre molto meno comprensivo di quello che è la stessa norma generale. lo mi permetterei però di fare alcune osservazioni, e mi riterrei altamente onorato se queste osservazioni venissero riprese, e mi si desse modo di chiarire alcuni dubbi che permangono nel mio spirito dopo avere attentamente meditato non solo le poche pagine scritte dal nostro illustre Presidente, ma anche lo spirito con cui venivano scritte, come io ho cercato di immaginarmelo e di ricostruirmelo, immaginando certamente che dietro a quelle non molte righe ci fosse un complesso ed acuto travaglio personale. Ora, mi pare che cosi si ritorni (ed esattamente è stato detto: il corporativismo è soltanto un metodo - e questo mi pare definitivo), mi pare si ritorni allo Stato soltanto promotore di comandi giuridici: [ ...] il corporativismo, quindi, è semplicemente una tecnica per produrre un certo tipo di comandi giuridici, diversi, intermedi, tra la legge e la sentenza. Indipendentemente dal contenuto, opponendo al contenuto l'ordine esistente, oppure un ordine che debba in qualche modo raggiungere un certo suo equilibrio: in una pace, però, che non può essere altro che una pace formale, per l'assenza di conflitti esterni, laddove continuino ad esservi dei conflitti profondi, oppure nella supposizione che basti lasciare giocare i rappresentanti del gruppi, come prima si lasciavano giocare gli individui nel contratto privato, per avere poi il risultato della sintesi. E qui direi che sorge proprio un problema del prius, del punto di partenza, perché questo dialogo tra I rappresentanti dei settori è un puro dialogo tra forme contrapposte: e allora avremo, si, la produzione di un certo comando, ma questo comando rispecchierà la situazione esistente, e cioè sarà il risultato della sintesi operata attraverso il prevalere della forza oggi piu forte e che indubbiamente è destinata a cercare di conservare la situazione; a meno che non si voglia dire che tuttavia nel dialogo qualche cosa salterà fuori, perché può sempre saltar fuori qualcosa nel dialogo: ma allora è un raccomandarsi alla buona grazia di chi deve essere 8. 113 persuaso dal piu debole. Oppure non si tratterà di un dialogo unicamente riservato ai settori e ai rappresentanti dei settori, come prima si trattava del dialogo tra compratore e venditore nel contratto privato di compravendita, ma di un dialogo meditato dall'autorità politica. In tale ipotesi: o quest'autorità è dittatoriale e totalitaria o quanto meno autoritaria come era quel la che era efficace proprio perché era questo, ed allora il corporativismo sarà efficace perché è dialogo fra i settori meditato ed imposto nel suo risultato da un'autorità autoritaria; oppure non lo è, se sarà cioè un'autorità che, come si dice, come si vuole, deve ricavare dal basso la sua investitura e il criterio della sua azione, ed allora il problema si ripropone di nuovo perché si esce dal dialogo fra i settori e i loro rappresentanti e si torna al punto di partenza che deve essere trattato nel momento in cui si effettua l'investitura di colui che deve mediare il dialogo e il controllo permanente su colui che deve mediarlo e sui criteri In base ai quali l'investito media. Altra soluzione - sulla quale mi soffermerò molto meno perché ha molto minore interesse, direi, dal punto divista tecnicogiuridico, e invece un maggior interessfl da un punto di vista sociologico - è la soluzione cosiddetta interclassista: quella soluzione secondo la quale - per limitarci a un punto - la forza (sociologicamente parlando), il mezzo tecnico (giuridicamente parlando) di controllo e di determinazione del contenuto dell'azione in !sviluppo di quei poteri statali che attraverso ii suffragio universale ricevono una forza di controllo e di riempimento permanente della volontà di questi poteri statali deve essere effettuata attraverso delle formazioni politiche, permanenti, si, organizzate, si, ma comprensive, talmente comprensive da potere unificare non solo settori aventi interessi obiettivamente contrastanti e anzi addirittura contrapposti nella grande alternativa della reformatio dei corpo sociale, ma aventi addirittura, anche al di là degli interessi, visioni programmaticamente elidentisi di fronte ai criteri e al modo fondamentale della ricostruzione, o almeno di fronte alla individuazione del compito storico concreto, di spazio non brevissimo, cioè non mensile od annuale soltanto, che sia concretazione dell'ideale finalistico dello Stato.
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