giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

110 operante e destinato a provocare delle reazioni. deve attenersi al minimo essenziale, deve cioè non riconoscere per essenziale quello che non è e deve essere un riconoscimento di queste realtà essenziali graduato e gerarchico. Deve essere graduato e gerarchico quanto all'individuazione dei soggetti od enti, quanto al contenuto della consistenza da riconoscersi a ciascheduno. quanto infine alla portata e al modo strutturale del riconoscimento. Individuazione ed ordine dei soggetti. Certo, le persone. Alcune formazioni sociali, altrettanto certamente; ma non tutte le spontanee formazioni sociali. Ancora di recente, nelle pagine di un nostro maestro illustre sulla crisi. sull'analisi della catastrofe del diritto si insiste molto su questo concetto, che è l"aliud initium libertatis: la nuova era dovrebbe rinascere essenzialmente da un riconoscimento della persona e delle spontaneità socia Ii. Questo criterio delle spontaneità sociali mi sembra per lo meno meritevole di beneficio d'inventario. Forse da una parte è insufficiente e dall'altra è eccessivo. Non tutte le formazioni sociali, comunque spontaneamente determinate dalla volontà, meritano veramente di essere riconosciute come aventi una propria consistenza, e tali quindi che lo Stato debba rispettare il loro nucleo essenziale ed un loro spazio vitale incomprimibile. Il riconoscimento, dicevo, oltre che definito e limitato all'essenziale quanto ai soggetti, deve essere limitato all'essenziale quanto al contenuto della consistenza da attribuirsi ai singoli soggetti, persone e formazioni intermedie: e ciò, anche qui, per non riconoscere come radicale ciò che veramente non è, col rischio di garantire, quindi, di piu per alcuni e inevitabilmente meno per altri. Vorrei ritornare alle righe del maestro pure amato e a tutti molto caro che citavo pochi momenti fa. C'è una frase che mi ha impressionato in quelle pagine: • Non c'è altro che da reintegrare nell'ordine giuridico la vita umana in tutto il suo effettivo contenuto, nel pieno sistema dei suoi fini e interessi vitali, in tutta la ricchezza della sua libertà, dalla vita economica alla suprema vita di Dio •. lo sono certo che chi scrive queste parole è ben consapevole della diversità di questi interessi vitali dalla vita economica alla suprema vita di Dio. Tuttavia l'accostamento, certo non nel suo spirito acuto e riflessivo, ma per chi legge, è un accostamento insidioso. Può dare l'impressione che si tratti di una verticale omogenea nei suoi tratti dalla vita economica a Dio, alla suprema vita in Dio, in modo che tutti i tratti di questa verticale omogenea siano egualmente meritevoli di un pari grado di intangibilità e quindi di un pari grado di garanzia. Invece bisogna fare una distinzione di questi tratti della verticale, e capire che può essere forse necessario per garantire veramente gli ultimi tratti, quelli che ci danno l'accesso alla suprema vita in Dio, porre delle limitazioni e forse delle compressioni radicali ai primi tratti. quelli che sono ancora legati prevalentemente al corpo, alla materia, all'animalità. Dicevo, infine, che questa determinazione, questo riconoscimento deve essere un riconoscimento che si riduca all'essenziale anche nel definire la portata, la struttura del riconoscimento, perché altrimenti incorriamo, se si tratta di una semplice registrazione, di un'accettazione da parte dello Stato di ciò che è spontaneità sociale, incorriamo appunto nel pericolo di un puro rappresentativismo sezionalistico che disinteressi i cittadini dal pensare per lo meno il medesimo rappresentativismo in termini politici, facendo valutar loro termini dipendenti e conseguenziali come termini invece indipendenti e primari. Un esempio caratteristico di questo potrebbe aversi nell'applicazione che noi abbiamo fatto del concetto del decentramento regionale. Qui il modo, la portata e la struttura del riconoscimento di una realtà concreta, indiscutibile, che ha indubbiamente una certa sua consistenza, è stato però un modo e una portata che nei termini formali e sempre piu nel concreto della prassi si riducono ad una chiara manifestazione di sezlonalismo territoriale che attenta veramente, non all'unità organica della nazione nelle concezioni tradizionali, ma alla funzione essenziale dello Stato. Basta pensare che se è vero che lo Stato deve rivendicare il suo finalismo e deve imporre, là soprattutto dove ve ne è piu bisogno, la necessità della mediazione e della sintesi politica, noi possiamo trovare facilmente in alcuni dei piu clamorosi esempi di applicazione del nostro regionalismo una

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