giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

rilevare che mentre le forze propulsive, o almeno quelle sanamente propulsive (per prescindere dalle altre, invece, eversive). del rinnovamento statale hanno già subito un forte logorio In pochissimi anni, o, se si vuole, hanno già mostrato la loro insufficienza di contenuto spirituale e di peso materiale. per contro i gruppi e le forze sociali piu Interessate alla conservazione ed alla struttura del regime del vecchio Stato hanno ormai saputo adattarsi alla nuova situazione e reinserirsi in essa. Già a un anno di distanza dalla fine della guerra - ma ancora di piu negli ultimi tre anni - esse hanno potuto neutralizzare prima e poi addirittura sfruttare tutti gli elementi nuovi per quanto In apparenza loro awersi: dallo spostamento della scala delle dimensioni statali, che rende sempre piu necessari integrazioni o blocchi internazionali, allo stesso interventismo statale in materia economica, del quale profittano ormai quasi esclusivamente queste forze, alle modificazioni dei vecchi schemi ed istituti giuridici, le quali modificazioni servono anch'esse, ormai, anziché a finalità pubbliche, a finalità di gruppi particolari. Ma soprattutto è interessante constatare, dal punto di vista sociologico (parametro a cui bisogna sempre aver riguardo per poter giudicare quello che avviene nello schema e nella forma giuridica). come sostanzialmente si ha quasi ovunque, e ormai in maniera quasi totale, Il ritorno alla ribalta di tutte le vecchie forze, di tutti i vecchi uomini di prima della guerra si che si può dire che la prassi politica è ancora quella del 1940. A questo punto avrei quasi finito, in quanto è evidente che non posso io azzardarmi ad indicare i rimedi, o a definire i criteri di una ricostruzione statale. Evidentemente, anche se presumessi di dire qualche parola in proposito, non sarebbe questa la sede per la enunciazione di tesi troppo personali, in un convegno come il nostro che riunisce non dei politici, ma dei giuristi, non in base ad una differenziazione programmatica, ma nel nome dell'unità cattolica. Perciò, per non eludere completamente il mio compito, almeno nella parte che mi spetta, mi limiterò soltanto ad alcune Indicazioni negative genericamente - Immediatamente, vorrei quasi dire - ricavabili dall'esperienza [ ...] Ml pare che le indicazioni negative che 109 si possono ricavare siano cosi precisabili: occorre contrapporre agli enunciati cinque caratteri dello Stato moderno, cinque direttive pressoché antitetiche a quei caratteri. Primo. Anzitutto una esatta, energica e costante professione di un necessario e definito finalismo dello Stato e del suo ordinamento giuridico. Lo Stato ha uno scopo, che non si esaurisce in esso Stato: I'ordìnamento giuridico ha uno scopo, che non si esaurisce in esso ordinamento; questo fine non è un fine che esso Stato o che esso ordinamento giuridico possa determinare nella sua sostanza. E' già definito dall'essenza dell'uomo e dello Stato e consiste necessariamente nel promovimento di tutte le condizioni necessarie e favorevoli al bonum humanum simpliciter. Certo, contro l'esperienza totalitaria che ha proclamato un fine dello Stato, ma che ha rimesso allo Stato stesso l'arbitraria determinazione di tale fine, occorre richiamare che non è in potere dello Stato determinare il fine, perché quel fine è la vera ragion d'essere dello Stato, è già definito dalle cose, e lo Stato può fare tutto meno che rinnegarlo: non può escluderlo o mutarlo senza autodistruggersi. Ma fatto questo, per pagare il debito alla nostra giusta reazione di fronte allo Stato totalitario di ieri ed a quello di oggi, affermato quindi che il fine dello Stato non può essere determinato dallo Stato stesso. bisogna però anche riaffermare che lo Stato non può essere agnostico e limitarsi a garantire il meccanismo delle libertà individuali e assumere gli infiniti fini individuali come proprio fine [ ...] Secondo. Affermato un finalismo dello Stato, affermare la necessità che lo Stato riconosca la realtà e la consistenza delle persone e di alcune formazioni sociali intermedie specificatamente individuate: famiglia: categoria professionale; comunità territoriali di diverso grado, fino a quella comunità che sia diventando intermedia: la nazione; comunità religiose. Ma rispetto alle une, cioè alle persone, e alle altre, cioè alle comunità, occorre subito aggiungere - perché questo riconoscimento sia esatto e non coincida, per una curiosa eterogenesi del fine, con il non riconoscimento liberale - occorre affermare che il riconoscimento per essere autentico, legittimo ed operante nel guidare la ricostruzione statale e non contro-

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