giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

Da questo primo carattere dello Stato moderno ancora legato, come si vede, alle sue basi filosofiche e dottrinali, si ricava un secondo carattere, implicito nel primo, e che già ha una ·maggiore attinenza con la strutturazione giuridica dello Stato moderno. Lo Stato moderno, per quanto nascente - anzi, vorremmo dire, proprio perché nascente - da un proposito di pura e piena garanzia della libertà spontanea dell'individuo (cioè della pura autodeterminazione e non della esplicazione della sua persona e della sua essenza), lo Stato moderno, nell'atto e nella ragione stessa della sua nascita, ha pervertito Il suo proposito ed è portato a disconoscere ogni consistenza alle altre società; meglio: alle altre realtà sociali prima, e poi alle stesse realtà individuali in nome e in difesa delle quali esso è assurto. Cioè la volontà generale, ossia la funzione della pura produzione giuridica come pura garanzia esterna e puro apparato coattivo, in quanto si pone come risultato di un'alienazione totale di tutti i singoli individui alla volontà generale può presumere: prima. di negare ogni riserva o residuo dell'individuo a favore di altre società intermedie, e poi di negare ogni riserva dell'individuo a se stesso. Cosi lo Stato moderno, cioè lo Stato nato dalla rivoluzione francese, dapprima distrugge quel dato ordine sociale esistente davanti ad esso, ossia la nazione organizzata territorialmente e socialmente, esiste_nte non solo in Francia, ma, sia pure con differenze importanti, in tutta Europa, con una comunità di istituzioni che erano una nota quasi della cristianità tutta, e organizzato, si osservi, in corpi, ordini e Stati separati, ciascuno democraticamente conformato e tutti prodotti dal costume coesivo e non dalla volontà del sovrano, tanto che Guizot poteva dire che un re che avesse fatto sparire gli Stati Intermedi sarebbe stato un re tiranno. E Invece questo tiranno che è il moderno Stato cosidetto di diritto rlsconosce non soltanto l'ordine storico esistente, ma ogni ordine possibile In cui fra lo Stato e l'Individuo si voglia dare una certa consistenza a società Intermedie. Lo disconosce oppure presume di disconoscerlo, almeno In linea di principio; se non anche, come spesso accade di fatto, almeno potenzialmente e per parti se non In atto e radicalmente. La volontà 105 generale che, sorta formalmente per garantire la libertà nativa e l'autodeterminazione degli Interessi di ognuno, dovrebbe essere pura forma, e quindi pura forma senza contenuto. In effetto diventa arena in cui gli interessi, non normalizzati da un principio formale che li leghi alla essenza umana, si scontrano e a volta a volta si sopraffanno. Esse assumono spesso a contenuto non l'interesse più giusto, ma l'interesse più forte che viene ad annullare o vulnerare certi diritti incomprimibili di corpi o di individui. Di corpi: la famiglia (qui non è il caso di ricordare come la famiglia è sottoposta alla cosidetta coscienza etica dello Stato). la categoria professionale, la comunità religiosa. Tutte queste, come noi sappiamo, vengono dallo Stato moderno sopraffatte, schiacciate, compresse, limitate, nelle loro ragioni essenziali di vita, in nome della libertà radicale dell'individuo. La proprietà, unico diritto salvaguardato Ma non basta ancora. La volontà generale dello Stato moderno. dopo avere eliminato ogni realtà intermedia, attenta ai diritti incomprimibili della persona nella sua pura individualità: non soltanto nei momenti in cui dello Stato si è impadronito un mostro, ma anche nei periodi di relativa tranquillità e di apparente legalità. Anche in questo campo, ora qua. ora là. Ora è la libertà personale, ora è la libertà di associazione, ora è la libertà di opinione, ora è la libertà di stampa che viene conculcata e fortemente limitata. Sicché si può affermare che lo Stato moderno - e cioè: lo Stato liberale, almeno incohative; lo stato totalitario, spesso exhaustive - per quanto nato dalla premessa libertaria di una garanzia dei diritti fondamentali, di fatto ha compresso tutti i fondamentali diritti di libertà. Tutti, meno uno. Tutti meno uno che lo Stato liberale ha sempre rispettato, e che nella sostanza, se non In particolari modalità accidentali, gli Stati totalitari, almeno gli Stati totalitari non comunisti, hanno sempre rispettato: il diritto della proprietà privata degli strumenti di produzione e della libera Iniziativa economica. Questo, del diritti fondamentali della persona è stato il solo veramente rispettato

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