giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

102 di depressione, nei momenti della crisi, nel fondo del sistema economico si preparano i germogli della inevitabile ripresa. Queste energie vitali però si svolgono e proiettano solo se sono libere di estrinsecarsi. Vi è quindi una condizione assoluta ché questo movimento di ripresa, questo processo di creazione si abbia e dia i suoi frutti, è la libertà degli operatori in un ambiente di ordine giuridico e di sicurezza sociale, che permetta alle operazioni produttive di scambio di compiersi con sufficiente tranquillità. Se delle correnti razionalistiche ed ideologiche, si oppongono con la forza fisica e con l'autorità delle leggi, alle tendenze spontanee del mercato e del la produttività, avremo, a seconda della potenza dello ostacolo, o l'arresto o il ritardo o la deformazione e lo sviamento del moto economico. Qui si manifesta tutta la perniciosa efficacia delle correnti coattive statali, politiche ed economiche, che con vari nomi ed etichette [interventismo statale, leggi restrittive, piani, disciplina dei prezzi, blocchi, clearings, divieti del commercio all'interno e con l'estero, nazionalizzazioni e simili) agiscono sulla vita economica. E' imprevedibile e resterà per sempre ignoto, il danno che da simili coazioni deriva, perché non si può sapere quali forme nuove o quali correnti creatrici siano strozzate sul nascere o deviate dal loro naturale sviluppo. Può darsi che in qualche misura le forze spontanee debbano essere moderate o modificate. E' anzi inevitabile. Ma occorre partire dal principio che le forze spontanee sono le sole fonti rinnovatrici della vita, che è in esse la sola capacità creativa di cui la società dispone, e che quindi bisogna ricorrere a provvedimenti restrittivi, solo in casi di necessità ed usarli con la massima cautela e prudenza e nelle minime proporzioni possibili, e per tempi limitati. Oggi invece domina in molti paesi, e anche in Italia, la convinzione che per fare andare bene le cose, esse debbano essere regolate minuziosamente dalla volontà dei Governi. Questa tendenza è antivitale ed in essa ha origine tutto il disagio e lo squilibrio della società moderna. A. BrucculeriS. I. agosto 1950 L'esempiodella TenesseValley Authority Stralciato da • Civiltà Cattolica• a. 101, voi. lii, quad. 2408, 1950, pp. 602-603. ------ Ammettiamo anche noi che il sistema dei piani si diffonde dappertutto e per varie ragioni: per riparare le distruzioni della guerra, come avviene con i piani edilizi del Fanfani e del lupini, per collegare ed armonizzare le economie occidentali in conformità ai soccorsi americani e al piano Marshall; per ammodernare e razionalizzare l'attrezzatura delle industrie, come si vuole in Francia col piano Monnet; per attuare il pieno impiego delle energie produttive, come avviene in Inghilterra col piano Beveridge; per ottenere una migliore coordinazione fra varie aziende o industrie, come si avvera nella stessa Inghilterra con l'attività automobilistica, in cui le varie imprese sono collegate per compiere studi ed esperimenti per la razionalizzazione, la standardizzazione, e in genere, pel progresso tecnico. Ma questi e simili piani non hanno nulla a che fare con la pianificazione sovietica; sono generalmente programmi, sotto un nome di moda, giacché, come abbiamo detto innanzi, si limitano ad Indicazioni generiche, per es. sulla politica finanziaria, o si restringono ad obiettivi ben circoscritti di comune interesse, e non postulano frattanto l'ecatombe della proprietà privata, mentre si conciliano con le libertà individuali. Il loro vero significato non è l'avviamento dei popoli alla pianificazione generale col mostro dello Stato totalitario, ma si risolve semplicemente nell'interventismo statale; interventismo per nulla nuovo, ma alquanto piu esteso e ben organizzato, che serve di correttivo necessario al regime economico, purtroppo Imperfetto, del liberismo. Tutto fa credere che non la integrale

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