giovane critica - n. 34/35/36 - primavera 1973

numerico non sembra possibile, in quanto, allo stato attuale della conoscenza, nessuno è in grado di tradurre in precise espressioni analitiche, vallde senza limiti di tempo come le equazioni dell'equilibrio meccanico, le funzioni della domanda dei beni e quelle dei coeffìcenti di fabbricazione. Finché resteranno ignote le costanti fondamentali fra le grandezze economiche dalle quali scaturiscono i fenomeni di valore, non sarà possibile applicare il calcolo alla determi• nazione di posizioni virtuali di equilibrio per mercati concreti. A questa conclusione non si può opporre che quel che appare impossibile oggi potrà non esserlo in avvenire, perché non è da ritenere fondata la speranza che attraverso osservazioni assidue e molteplici si possa pervenire per via statistica alla determinazione empirica di quelle costanti. Se ciò è stato possibile nel campo della meccanica razionale è per l'immobilità della struttura macroscopica del mondo fisico: ma cosi non è del mondo economico, che è animato da forze vitali e da impulsi entelechiani, che ne rendono indeterminabile a priori il divenire. Quand'anche disponessimo di costanti empiriche, ricavate per via statistica, esse non sareb• bero che una descrizione sintetica del passato e nessuna certezza potrebbero darci della loro permanenza in avvenire senza un margine di errore, sulla cui grandezza probabile non abbiamo neppure il conforto di sufficienti esperienze. Ammettere il margine di errore, comunque, significa, sul terreno della logica, non poter rinnegare la incertezza della realizzabilità delle posizioni di equilibrio eventualmente calcolabili a tavolino e questo, indipendentemente dalle innumerevoli difficoltà pratiche di creare incentivi che spingeranno gli operatori su quelle posizioni, significa ammettere di necessità la Immanenza del ciclo. Già altra volta cl fu dato di osservare che le flut• tuazioni cicliche sono intimamente connes• se alla • Indeterminazione dinamica ., che nel sistema economico è moltiplicata dalle relazioni di interdipendenza •, per cui cl parve legittima la conclusione a cui perven• ne il Demarla circa tre lustri orsono che • qualunque sforzo venga tentato per determinare li livello e li grado o le quantità di equilibrio è votato ad un insuccesso pili o meno completo • •. La pianificazione impostata sulla determinazione quantitativa ■ priori delle posizioni di equlllbrlo eonomlco risulta pertanto 99 legata ad ipotesi non verificabili. E' razionalmente fondata perciò la presunzione che qualunque tentativo volesse farsi per renderla operante in concreto sarebbe votato all'insuccesso, cioè a non conseguire i fini da cui muove. La stabilità economica è fuori della storia. Di ciò probabilmente si avrebbe una inoppugnabile dimostrazione anche se, ragionando per assurdo, si conoscessero le costanti fondamentali neces• sarie per tradurre In algoritmo le equazioni formali dell'equilibrio, perché potrebbero non trovarsi verificate le condizioni di stabilità e di integrabilità che sono necessarie alla determinazione di un equilibrio perfettamente stabile 7 ed avremmo cosi la prova definitiva di una intuizione che ora trova conforto sopratutto in una concezione metafisica del mondo. ' Cfr. C. Bresclani-Turroni, Alcune lezioni sulla teoria della produttività marginale, in • Acta Seminarli •, Univ. Bocconi. Voi. I, 1942, p. 29. ' Non sarà superfluo richiamare qui le categoriche affermazioni del Barone, a conclusione del suo saggio cit. su Il ministro della produzione nello Stato collettivista. Al paragr. 57 (p. 292 dell'ediz. cit.) si legge: • ciò che è inconcepibile addirittura si possa fare a priori è la determinazione economica dei coefficienti di fabbricazione. in guisa da soddisfare la condizione del minimo costo di produzione[ ...] La determinazione dei coefficienti economicamente più vantaggiosi non si può fare che in via sperimenta/e: e non in piccola scala, come si farebbe in un laboratorio: ma con esperimenti su vastissima scala. perché spesso il vantaggio della variazione ha la sua origine appunto in una nuova, più grande dimensione dell'impresa, etc. •. ' Cfr. anche su questo punto le osservazioni del Bresciani alla determinazione statistica della funzione della produzione ad opera del Douglas e gli altri, al paragr. 9 delle citate Lezioni, pp. 20-32. • Per l'analisi di tali difficoltà, che ricorrono in tutti I sistemi di pianificazione sinora concepiti, rimandiamo alle pagine dell'Hayek, In Pianificazione economica collettivistica. ed. Einaudi, 1946, cap. V, pp. 196-203 e al saggio dello stesso A. Soclalist calculation, in • Economica • 1940 già citato. ' Cfr. G. Di Nardi. Interdipendenza e Indeterminazione dinamica nella teoria economica, In • Giornale degli Economisti • gennaio-febbraio 1942, p. 29 dell'estratto. ' G. Demarla. Osservazioni sulla teoria statistica delle serie dinamiche, In • Giornali degli Economisti •. 1935, p. 1046. ' Per una precisa analisi di tali condizioni si veda G. Demarla, Principi di logica economica, op. clt., parte terza. cap. 111,pp. 390-404.

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