4 R. Credo che Sylos labini abbia fondamentalmente ragione. Naturalmente il punto di viste di un socia Iista non può che essere quello che si riferisce al desiderio e all'auspicio che si verifichi la prima soluzione. Una soluzione, diciamo, di tipo oligarchico può nascere dall'incontro di due forze eterogenee; da una parte le tecnostrutture del capitalismo avanzato. E dall'altra quella grande forza. costantemente sottovalutata dai socialisti (che hanno sempre applicato all'Italia il modello dell'Inghilterra dei tempi di Marx) che è la burocrazia. Il vero blocco storico che si può creare in Italia non è tanto oggi quello tra gli industriali del nord e gli agrari del sud. ma quello tra certe strutture manageriali e la burocrazia. Questo potrebbe essere il blocco storico conservatore. E di questo blocco non si diminuisce la potenza con la semplice espansione del settore pubblico. D. Mi pare si possano travarne esempi molto seri nella vicenda Montedison; non tanto nella scalata dell'Enl quanto nella successiva vicenda che ha Cefis come protagonista. Cefis ha preso una serie di iniziative, che dal punto di vista del processo di sviluppo, hanno razionalizzato alcuni settori ma lo ha fatto non servendosi pili come tradizionalmente si faceva, di mediazioni politiche, ma direttamente di alcuni strumenti che, almeno concettualmente, dovrebbero essere gli strumenti propri della programmazione. R. Su questo punto naturalmente non posso rispondere. Si tratta di una vicenda complessa. Vorrei invece ritornare sul cosiddetto rischio tecnocratico. Il rischio di un incontro ad un livello politicamente arretrato tra forze manageriali obiettivamente avanzate e forze che traggono il loro potere dall'arretratezza. Tra Stati Uniti e Grecia si trova un punto d'incontro che può essere un crocevia obbligato per una soluzione autoritaria del problema italiano. Quali probabilità abbia nel futuro una soluzione del genere è difficile dirlo. Il rischio di questa soluzione, però, esiste. A me pare che l'unica strategia seria proposta, come alternativa, dalla sinistra, sia quella della programmazione, la strategia delle riforme: un piano d'insieme di mutamenti collegati con i grandi bisogni sociali del paese, un programma di socializzazione che passi attraverso la momobilitazione popolare e Il decentramento dello Stato. Una strategia che impedisca la saldatura arbitraria tra tecnostrutture manageriali e burocrazia; e inserisca le stesse forze manageriali in un generale progrnmma di lotta contro l'arretratezza. Questa è la sola alternativa possibile. Di altro non c'è che l'attesa della catarsi rivoluzionaria. Che non è una strategia. D. La strategia delle riforme cosi come è scaturita dalle lotte del '69, cosi come è stata gestita dalle forze di sinistra, ha trascurato, ovviamente direi, alcuni fattori molto importanti. li pili grosso ml sembra il condizionamento del mercato finanziario, li ruolo del sistema bancario, la sua capacità di modificare le decisioni politiche attraverso una serie di decisioni intermedie. La Inviterei a fare delle considerazioni sull'intervento dello Stato nel settore delle banche. Nel '46 fu creata la Medlobanca che doveva avere un ruolo di collegamento con la situazione politica, svolgere una certa funzione ... R. Indipendentemente dall'episodio cui lei si riferisce. e da altri, una delle colpe della sinistra in Italia è l'aver considerato i problemi finanziari come diavolerie di cui è bene non occuparsi perché in fin dei conti scompariranno tutte nella società futura. Se una maggiore attenzione fosse dedicata a questi problemi, si vedrebbe che in Italia c'è una situazione per molti versi atipica, per il fatto che certe tendenze presenti anche in altre economie capitalistiche assumono da noi dimensioni esasperate. La tendenza fondamentale è quella dell'aumento dell'intermediazione bancaria tra risparmio e investimenti. E' una constatazione banale, ormai, che il risparmio in Italia non affuisce verso il capitale di rischio bensi nei depositi delle banche e prima di essere trasferito agli investimenti viene filtrato attraverso una complessa intermediazione bancaria. Le banche, dal punto di vista giuridico, rientrano quasi tutte nel settore pubblico: quindi da questo punto di vista vi può essere una certa soddisfazione nel constatare che la maggior parte dei capitali che affluiscono alle imprese Industriali italiane sono capitali che potremmo dire se non giuridicamente pubblici, almeno pubblicamente controllati
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