giovane critica - n. 33 - inverno 1973

limiti e pone dei problemi simili a quelli che lei evocava? Li incontra in due direzioni: da una parte essa accumula un notevole potenziale di potere politico e ciò può costituire una minaccia per qualsiasi tentativo di programmazione democratica, ponendo difficili problemi di rapporti tra i rappresentanti di questo potere di tipo nuovo e lo Stato; perché i rappresentanti di questo nuovo potere sono si formalmente controllati dalla struttura statale, ma i modi attraverso I quali essi operano sul mercato, la libertà d'azione e le grandi risorse di cui vengono a disporre Il pongono in grado di esercitare una pressione non indiretta sulle strutture politiche. Secondo limite è il rischio che attraverso una espansione non programmata delle loro attività le imprese pubbliche Incontrino delle forti diseconomie di scala. Al di là di una certa espansione si corre il rischio, sempre plu grave, dell'inefficienza e della perdita di controllo. E le Imprese pubbliche non hanno dei limiti molto marcati all'espansione, soprattutto perché la struttura del capitalismo nella quale esse operano è debole, fragile. Vede cosa sta succedendo nell'attuale crisi del capitalismo Italiano. Le grandi Imprese hanno resistito bene a questa crisi perché si sono date delle strutture razionali e la supereranno senza altro, come hanno superato quella del '63· '64: tra di esse figurano le imprese pubbliche. Le medie e piccole imprese sono state Intaccate gravemente dalla crisi. alcune sono state travolte. Ebbene, a poco a poco, quasi come in un dolce pendio,_ molte medie e piccole imprese cadono m una specie di eutanasia e si ritrovano nell'ambito del settore pubblico. Questo fatto espande notevolmente il settore pubblico e dovrebbe accontentare i sostenitori delle soluzioni statalistiche e nazionallzzatricl, ma non c'è dubbio che questo è un modo per entrare nel socialismo alla rovescia. D. Bisognerebbeprima o poi fare un discorso approfondito sulle nazionalizzazioni... R. E" proprio quel che stavo per dire. L'ampliamento non programmatico del settore pubblico rischia di creare organismi nello stesso tempo troppo 3 politicizzati o troppo burocratizzati, tecnostrutture rigide. Ecco quali sono i suoi limiti. Proprio in ragione del loro successo le Imprese pubbliche rischiano di diventare troppo grandi, troppo potenti e meno efficienti, sul piano economico. D. Le cito una frase di Labrlola sull'« Avanti! » del febbraio scorso: « obiettivo essenziale della nostra azione politica è l'estensione della dimensione e delle funzioni dell'impresa pubblica ». E' l'unica recente posizione, diciamo cosi, firmata dai socialisti sul loro organo di stampa... R. Non so se Labriola abbia voluto esprimere un giudizio generale o semplicemente un giudizio di circostanza. Credo che la maggior parte del socialisti sia convinta che il socialismo non progredisce soltanto - come diceva un grande riformista, Turati - mettendo come emblema delle imprese produttive lo stemma del sale e tabacchi. Non basta definire pubblica qualche struttura per illudersi di averla socializzata. C'è però una tendenza nell'ambito di certo socialismo ancora abbastanza arretrato a confondere il socialismo con la statalizzazione o, peggio, con la burocrazia. Qualche volta si confonde Il socialismo con l'espansione delle strutture amministrative e burocratiche dello Stato senza rendersi conto che la burocrazia è un fattore di alienazione almeno altrettanto importante del capitalismo, In un secolo in cui si comincia a dubitare se per caso capitalismo e burocrazia non siano un unico fenomeno del meccanismo di potere. I socialisti rischiano di cadere In questa trappola; e rischiano di non essere che i corifei di un nuovo potere che si crea con il loro contributo, devo dire, subalterno. D. In linea con questo discorso volevo porle un quesito relativo ad un rapido schema proposto da Sylos Labini nel suo ultimo libro. Egli dice che esistono elementi potenziali per due sbocchi all'attuale crisi: uno di tipo « socialistico », e lo metto tra virgolette, con una crescente pubblicizzazione dei mezzi di produzione - e dice che questo è un tipo di sviluppo fisiologico; l'altro, che definisce patologico, porterebbe alla costituzione di un'oligarchia con una forte compenetrazione pubblico-privata.

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