giovane critica - n. 33 - inverno 1973

Il coinvolgimento nell'esperienza di governo di Carlo Donat Cattin aveva fatto il resto: il ministro del Lavoro era infatti l'unico leader di Forze nuove che avesse lucidità intellettuale e coraggio politico sufficienti per gestire un'operazione politica di grande respiro, e negli anni passati aveva garantito quasi esclusivamente con la sua posizione personale l'autonomia del gruppo di Forze nuove all'interno della DC. La portata di questo rifiuto, tuttavia, non andava sottovalutata come allora si fece. Il gruppo di Forze nuove, bene o male (e piu male che bene) era il frutto di vent'anni di storia del movimento operaio cristiano. Era una burocrazia politica, ma una burocrazia politica riconosciuta e accettata. Il nuovo movimento, invece, doveva formare quasi ex novo la sua classe dirigente e doveva, soprattutto, far si che essa conquistasse una legittimazione presso le forze sociali e sindacali del proprio retroterra. Sta di fatto che si sviluppa un processo di disarticolazione delle diverse forze, nessuna delle quali sembra voler fare la sua parte in una strategia coordinata. Le ACLI, col convegno di Vallombrosa del 1970 (quello famoso della • scelta socialilista •l danno l'impressione di voler scavalcare a sinistra il nuovo movimento. Labor - che aveva lasciato la presidenza delle ACLI un anno e mezzo prima proprio perché convinto della impossibilità di gestire dall'interno di una organizzazione piena zeppa di assistenti ecclesiastici la scelta socialista - richiama i suoi successori al dovere della prudenza, e si dimette dal Consiglio nazionale aclista per riaffermare che la scelta socialista può e deve essere una scelta personale, ma non deve coinvolgere un'organizzazione cattolica in quanto tale. All'interno del sindacato, le ragioni di strategia politica complessiva che avevano tenuto insieme la sinistra al congresso confederale vengono messe fra parentesi, e prevalgono le ragioni individuali delle singole federazioni o, talvolta, dei singoli gruppi di potere. Nei confronti del nuovo movimento la parola d'ordine sembra essere quella di non sabotare e non aderire. Non è soltanto questo atteggiamento, a rendere difficili i primi mesi di vita del MPL: assai phl pericoloso è Il modo in cui si esprime questo atteggiamento. Sostanzialmente, si mistifica come critica da 31 sinistra quella che, nei fatti, è una resistenza di destra. Il merito di questa operazione va tutto ai giovani aparatniki delle ACLI e del sindacato. Formatisi con la generazione dello spontaneismo, alle prese con una base non abituata, per tradizione, alla circolazione di cultura politica, questi aparatniki si impancarono a portavoce delle istanze • genuine • del • movimento •, senza preoccuparsi piu che tanto di verificare l'attendibilità politica delle loro posizioni. Rivoluzione verrà Il massimo credo sia stato raggiunta a un convegno degli amministratori locali delle ACLI, che si tenne a Viareggio nella primavera del 1970. Gli amministratori locali, ovviamente, erano i piu preoccupati della • libertà di voto • sancita per gli adisti dal Congresso del 1969: eletti nelle liste democristiane grazie ai voti prefenziali assicurati loro dalle ACLI, temevano ora di veder disperdere questo loro piccolo patrimonio. Ma si tranquillizzarono subito: gli aparatniki gli spiegarono, infatti, che non c'era sostanziale differenza fra la tradizione del • malgoverno • propria della DC e quella del •buongoverno• dei comuni rossi; in entrambi i casi, infatti, si trattava di amministrare lo stato borghese e le sue mistificatorie istituzioni locali. Tanto valeva. allora, aspettare la rivoluzione e continuare a farsi eleggere nelle liste democristiane: anzi, si evitava di mistificare rispetto alla • rigorosa • logica classista nel giudizio sulle istituzioni. Grazie a queste mistificazioni, per oltre un anno i I gruppo dirigente del MPL non ebbe il bene di poter confrontare le proprie impostazioni politiche con le tendenze effettive delle organizzazioni del proprio retroterra. Se ne poté ricominciare a parlare solo dopo la doccia scozzese della sconfessione delle ACLI da parte del Papa, a metà 1971: e ormai era troppo tardi per impostare una linea di resistenza. Nonostante queste difficoltà, un rapporto reale con le organizzazioni del retroterra si incomincia a stabilire. I primi di dicembre del 1971, alla vigilia dell'elezione del presidente della Repubblica, si svolge un convegno nazionale sull'occupazione al quale partecipano centinaia di quadri sindacali, provenienti da tutta Italia. Interviene anche Carni ti. Gabaglio manda una delegazione ufficiale, si ha l'impressione di

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==