giovane critica - n. 33 - inverno 1973

24 non per la chiarezza delle prospettive politiche. Il contributo che la rivista veneziana fornisce al rinnovamento cattolico è quello di una lucida critica, portata avanti soprattutto attraverso il confronto fra la cosiddetta ideologia cattolica e quella che genericamente possiamo definire la cultura moderna (cioè, per i cattolici, tutta la cultura post-hegeliana): ma non è contributo costruttivo. Il risultato, spesso, era quello di épater les catholiques: voluto o no che fosse, questo limitava enormemente il ruolo di guida che Dorigo avrebbe potuto svolgere rispetto a tutta una generazione di dirigenti del movimento cattolico. A livello culturale, insomma, la presa della sinistra cattolica comincia a subire smagliature, ma non vede sorgere alternative. A livello di presenza sociale, invece, la sinistra cattolica ha in questa fase un ruolo di punta, soprattutto grazie alla battaglia per l'unità sindacale. A livello politico, resiste al ricatto implicito nel quadro generale, e reso esplicito dalla maggioranza dorotea, puntando tutte le sue carte sul ruolo sociale che svolge (e tenendo in ombra le contraddizioni culturali) e minacciando di usare di questa presenza sociale fuori dal partito. Alla fine del '67 in una Milano che vive la prima esperienza di contestazione studentesca con l'occupazione dell'Università cattolica, Donai Cattin ricorda alla platea imbufalita del Congresso nazionale democristiano che Dossetti non usci dal partito per una improwisa vocazione religiosa, ma perché previde le difficoltà insormontabili che la sinistra sociale si sarebbe trovata di fronte all'interno della DC. Gli rispose Flaminio Piccoli, riconsacrando l'aula con una delle piu vecchie gags del repertorio della guitteria clericale I• rivolgiamo un pensiero reverente e commosso a monsignor Giuseppe Dossetti, che ci ha lasciato perché chiamato a piu alta missione e prega per tutti noi •, disse piu o meno) all'inizio di un intervento in cui parlò anche del rapporto fra distensione internazionale e antica tradizione religiosa della santa Russia cristiana. Il punto di maggior resistenza, dunque, era sul piano sociale, ed era quindi rappresentato dalle ACU: le quali cominciarono a farsi punto di riferimento anche di quelle forze culturali che rifiutavano Il profetismo di alcuni gruppi spontanei (posizione di Gozzini a Lucca). awertendo piuttosto la responsabilità di partecipare organicamente al lento, ma irreversibile, processo di emancipazione delle masse popolari cattoliche. E' in questo quadro che le AGLI approfondiscono il tema del comunismo e del marxismo (già affrontato al Convegno di Vallombrosa del 1965, sulla scorta di una relazione di Giorgio Galli). impegnando gli esponenti piu aperti della cultura cattolica ufficiale (soprattutto i gesuiti: Wetter, Giuseppe De Rosa, Castelli, Reina) e quanti dei nuovi gruppi non si collocavano in posizione • profetica • (soprattutto il gruppo milanese di Relazioni sociali, definito sprezzatamente anni prima, da Dorigo. • la sinistra del cardinale •, perché era sorto nel quadro della cauta sperimentazione montiniana del centro-sinistra a Milano). Sempre in questo quadro, e fondandosi essenzialmente sul contributo di Relazioni sociali (Orfei, Ranci Ortigosa, Bassanini, Frey, Rocchi e, in posizione piu modesta, chi scrive) nasce, a metà del '67, il settimanale Settegiorni, il cui scopo iniziale era quello di preparare un'opinione per l'eventuale uscita della sinistra sociale dalla DC. E' il primo esempio - questo della fine degli anni '60 - di un rapporto organico fra intellettuali e masse in seno al movimento cattolico organizzato, dopo il riassorbimento da parte dell'establishment degasperiano, dell'esperienza dossettiana. Non solo quello che abbiamo definito l'apartheid classista aveva contribuito a tenere lontani gli intellettuali cattolici dalle masse. La cultura monistica. fondata sul dogma e sull'unità medievale del sapere (non si dimentichi che il manifesto dell'Università cattolica fu il • Medievalismo • di Gemelli ed Olgiati) riduceva naturalmente gli intellettuali a tecnici, politicamente insignificanti: non a caso l'Università cattolica aveva sfornato grandi filologi, grandi psicologi, ottimi esperti di economia aziendale, qualche buon proceduralista, ma non aveva prodotto né storici, né filosofi, né giuristi. L'interesse per le scienze sociali si era sviluppato grazie alla mediazione della sociologia americana, e la sociologia infatti rimase In Italia riserva di caccia cattolica fino alla • scoperta • della sociologia tedesca; quanto all'economia, il tentativo di Lombardini e Andreatta di svecchiare il corporativismo del Fanfani, dei Vito e del Romani si concluse con Il loro ritiro dalla Cattolica. La CISL e le ACLI vissero, negli anni ·so, il

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